Il Lazzaretto di Milano
“S’immagini il lettore il recinto del lazzaretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tutt’ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; e su tutto quel quasi immenso covile, un brulichìo, come un ondeggiamento; e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi”.
(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi)
La storia del Lazzaretto di Milano, che tutti ricordano grazie alle immortali pagine di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, inizia verso la metà del Quattrocento, quando due banchieri milanesi, Cairati e Palazzi, decisero di finanziare la costruzione di un edificio che fosse adatto a ospitare i malati più gravi, come i lebbrosi o quelli che si ammalavano di peste.
Come sede per il nuovo edificio venne scelta un’area che si trovava presso la Porta Orientale, oggi Porta Venezia, mentre il progetto fu declinato seguendo le idee dell’architetto Filarete, che aveva lavorato a quello di Venezia pochi anni prima.
Dopo la sua inaugurazione nel 1509, in poco tempo l’edificio divenne il centro di una parte della Milano di allora, che spesso trovava la sua ultima speranza proprio nel Lazzaretto, allora gestito da un piccolo gruppo di monaci e suore con il consenso del Cardinale di Milano.
Il complesso si stendeva attorno ad un vasto recinto quadrato, con un solo ingresso e un fossato pieno d’acqua per evitare intrusi.
Le 288 celle erano distribuite su di un portico di 504 arcate, mentre al centro del cortile si trovava una cappella allo scopo di permettere agli ammalati di vederla anche restando chiusi nelle loro celle, poi sostituita nel 1585 da una chiesa consacrata a San Carlo.
Ma il grande complesso non riuscì a far fronte alle grandi epidemie del Cinquecento e del Seicento, tanto che dopo l’ultima il Lazzaretto fu adibito a scopi militari, mentre il prato venne trasformato in un pascolo per le pecore.
Nel 1797 il complesso divenne l’alloggio per la Cavalleria di Napoleone e sotto la Restaurazione ospitò una fabbrica di cannoni.
Dopo essere diventato un condominio per le famiglie più povere, nel 1881 il Lazzaretto venne comprato dalla Banca di Credito Italiano, che in pochissimi anni ne rase al suolo la maggior parte, anche se il Comune di Milano si era opposto con tutte le sue forze.
Oggi del Lazzaretto rimane solo la chiesetta di San Nicola, che è frequente meta di pellegrinaggi grazie alla devozione per un’icona russa che vi venne portata verso la fine dell’Ottocento.
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