La polenta: dalla cucina all'arte
La polenta, un cibo molto conosciuto, soprattutto nell'Italia settentrionale, e antichissimo, che ha rappresentato per intere generazioni la possibilità di cibarsi in tempi difficili e dove, principalmente per le popolazioni rurali e di montagna rappresentava l'alimento base della cucina povera. Ma non è della sua storia che voglio parlarvi, ma della polenta raffigurata o citata nell'arte.
Il primo dipinto che vi presento titola: "La Polenta" di Pietro Longhi, pittore attivo a Venezia e acuto osservatore della vita popolare del suo tempo. In questo dipinto si notano due uomini seduti nei pressi di un tavolo e due donne, una che tiene nella mano sinistra il mestolo con cui si è mescolata la polenta, e l'altra che sta versando, dal paiolo di rame, la polenta. La luce è quasi tutta centrata su questa scena che mette ben in evidenza la polenta sulla tovaglia bianca.
Il secondo dipinto è dovuto all'artista Geremia Adobati e s'intitola "Aspettando la polenta". Il quadro rappresenta un anziano seduto accanto ad una stufa su cui sta cuocendo una polenta. Si noti il bel colore della polenta, quasi d'oro, che emerge dal grigiore della stufa e degli oggetti che gli stanno intorno. La figura dell'uomo da un senso di tranquillità, di serena attesa che avvenga la cottura, che deve avvenire senza fretta poiché, diciamolo pure, fare una buona polenta è un'arte che non tutti sanno fare.
Un altro dipinto interessante è "La Polenta: l'oro dei poveri" dove si vedono tre uomini attorno a un piccolo tavolo di legno che si stanno gustando della polenta e dove, anche in questo caso, la luce colpisce soprattutto il cibo.
"Polenta alla spianatoia" è un dipinto che rappresenta cinque personaggi attorno a un modesto tavolo, così come è molto umile la stanza, che stanno gustando una polenta spianata sul desco, mentre una delle donne sta versando, da una brocca, forse del caffè in alcune tazze. Colpisce l'oscurità e il grigiore che probabilmente vuole sottolineare la povertà.
Il pittore fiammingo Bruegel ha raffigurato questo piatto nel dipinto del pranzo di matrimonio, dove si vedono due inservienti portare su una tavola alcuni piatti contenenti della polenta.
Lasciamo la pittura per inoltrarci nella poesia e precisamente in un sonetto del poeta milanese Carlo Porta il quale, avendo invitato alcuni amici a cena per gustare tordi, regalatigli da un prete, e polenta, così declama:
"Grazie, grazie, o Reverendo,
de' tuoi merli, de' tuoi tordi,
ma più ancor perchè comprendo
ch'io non sfuggo a' tuoi ricordi.
Quanto ai tordi, quanto ai merli
eran pingui, freschi e sani
che una gioia era vederli,
il palparli con le mani.
Ma la gioia la più intensa
quella che fu dei convitati,
allorquando sulla mensa
caldi caldi fur portati,
volti in candide indumenta,
con lardosa maestà,
sedean sopra una polenta
come turchi sul sofà".
Altra poesia è quella della poetessa Ada Negri che così scriveva:
"Ed ai fanciulli parlano
della polenta che la madre al fuoco
nel paiolo rimesta, e d'un sol colpo
sul tagliere arrovescia, e, nel buon fumo
ravvolta, suddivide in tante fette
quante bocche".
Ecco adesso uno stornello del poeta Giacomo Leopardi:
" La messa, la pulenta e li tagliulì, so tre cose fatte pè li cuntadì".
Proverbi sulla Polenta
Termino con qualche proverbio.
Trenta dì, sessanta polente. Per dire che si mangiava polenta a pranzo e cena.
Farina grossa polenta fine.
Ecco la polenta, cibo raffinato che soddisfa ogni palato.
Lasciar gli ossi della polenta. Per significare mangiare tutto senza avanzare più nulla.
Qui termino, e non vi nascondo che mi è venuta voglia di una bella fetta di dorata polenta.
Potrebbe interessarti leggere anche: