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Ti.tocca: un progetto di sei studentesse ACME contro la violenza di genere

ti tocca

"Ogni sguardo negato, ogni parola non detta, ogni mano non tesa, alimenta il ciclo della violenza. Rompi il silenzio, alza la voce e unisciti alla lotta."

Le protagoniste di questa iniziativa sono Chiara Armiraglio, Alice Damian, Gaia De Rosa, Giorgia Robecchi, Letizia Salvadego e Sara Stucchi, sei studentesse universitarie del 2003. Guidate dal loro insegnante Sandro Iovine, docente del corso di Metodologia progettuale della comunicazione visiva del secondo anno dell'Accademia di Belle Arti ACME di Milano, indirizzi Graphic Design e Comunicazione d'impresa, hanno dato vita a "ti.tocca".

Che cos’è ti.tocca?

È un progetto nato all'Accademia di Belle Arti che, grazie alla sua presenza su Instagram, sta diventando virale. Giorgia e Sara si occupano prevalentemente delle animazioni, Alice e Chiara della parte grafica, mentre Letizia e Gaia curano i testi.

Abbiamo intervistato le studentesse per scoprire e divulgare il loro lavoro, di grande rilevanza sociale.

Come nasce questo progetto, com'è nato e chi l'ha ideato?

"Abbiamo ideato 'ti.tocca' un po' tutte insieme, pensandolo inizialmente con i professori perché desideravamo realizzare qualcosa di diverso dal solito progetto accademico, qualcosa che potesse raggiungere le persone su diverse piattaforme," spiegano le ragazze. Questa iniziativa parte dall'analisi della rappresentazione femminile negli spot pubblicitari, spesso legata a stereotipi, per focalizzarsi poi sulla violenza di genere.

Come avete ideato il nome del progetto?

Il nome del progetto, "ti.tocca", è stato scelto attraverso una riflessione sul concetto di "toccare", non solo fisicamente ma anche mentalmente. "Volevamo che il nostro nickname, 'ti puntotocca', fosse percepito in modo distanziato e non come un unico termine."

Come mai avete scelto di condividere questo vostro progetto su un canale social?

"Abbiamo studiato a fondo la nostra campagna per rappresentare al meglio il nostro obiettivo," continuano le studentesse. Instagram è stato scelto per la sua vasta portata e perché permette di raggiungere efficacemente il pubblico, soprattutto quelle persone che possono subire gesti violenti senza rendersene conto o pensando che siano normali in una relazione.

Qual è il vostro scopo principale?

La nostra idea principale è sensibilizzare le persone che non sono ancora sensibilizzate su questo argomento, soprattutto la parte maschile ma anche le donne, non farle sentire sole se stanno attraversando un brutto momento. La violenza contro le donne si genera attraverso quella che è una forza che può essere sia fisica che psicologica e noi vogliamo, tramite questa campagna, dire no a tutto ciò che è violenza.

Come avete organizzato di rappresentare i vostri post?

Abbiamo scelto inizialmente di basarci su delle illustrazioni, delle frasi e poi appunto abbiamo generato anche delle animazioni che vanno a interessare ancora di più quello che è proprio il campo della violenza e a fermarla. Infatti, nella prima animazione, come si può vedere, (vedi pagina Instagram ti.tocca) c'è un inizio di violenza nel quale l'uomo raffigurato sembra scegliere cosa debba fare la sua donna e da lì in poi si narrerà una storia che parla di violenza vera e propria.

 Abbiamo scelto questo argomento, perché essendo tutte donne, è qualcosa che ci tocca da vicino e poi anche perché ultimamente, al telegiornale, sentiamo parlare molto di violenze, di donne uccise, Sappiamo benissimo che non è possibile fermare tutto questo, però vogliamo provare anche noi a dare un senso al nostro progetto di studio.

Entriamo nei dettagli: la grafica

Abbiamo scelto appunto una grafica che potesse rappresentare al meglio quello che è il nostro progetto, quindi è stata fatta una palette mirata, con colori molto forti, come per esempio il rosso scuro o il blu, che stanno ad indicare appunto la violenza, legandoli a colori più cupi, come un giallino o un verdino.

Come mai avete scelto questi colori?

Il rosso è un colore molto forte che riprende il sangue, il verde riprende la speranza che ormai non c'è più, cioè una speranza che è stata tolta, come anche il giallo non è un vero e proprio giallo puro ma è un giallo che va a spegnersi, perché appunto è una felicità che ormai è stata tolta, una felicità persa.

Invece le illustrazioni?

Per quanto riguarda le illustrazioni, abbiamo cercato di crearle  partendo dal tema della violenza.

Ad esempio, come si può vedere nella prima illustrazione che abbiamo pubblicato in Instagram, c’è una donna che tende a nascondersi da tutte queste mani che la vogliono prendere, quindi le mani parlano proprio di quello che sarà poi la violenza in sé.

Quanto queste immagini e animazioni possono influire nel cambiamento?  Quanto potere hanno di lasciare a chi le guarda un impatto emotivo capace di influenzare il suo punto di vista e spingerlo a migliorarlo?

 Si parte da disegni  per trasformarli in oggetti animati, le persone riescono ad immedesimarsi con le storie animate, poiché magari ci vedono una situazione che stanno vivendo e finalmente ciò può far loro aprire gli occhi e capire che quello che vivono non è vero amore ma qualcosa di diverso.

Ovviamente noi, con questo progetto, vogliamo essere vicine a queste persone che stanno subendo una violenza, infatti anche alla fine delle nostre animazioni mettiamo una parte scritta, dove inviamo un messaggio che riesce a descrivere l'azione che stanno vedendo, perché alcune volte a primo impatto si potrebbe anche non capire, però aggiungendo una parola chiave al di sotto del post, possiamo farci comprendere in maniera più attiva.

I nostri post seguono un filo logico, come un percorso di vita, di una donna che potrebbe essere chiunque.

La particolarità nei nostri soggetti è che la donna ha sempre un volto, però le altre persone che stanno al suo fianco non ce l'hanno, proprio per far sì che ogni persona possa immedesimarsi, non vogliamo dare un volto a chi fa la violenza.

Sa quante persone  fanno finta di niente o non vogliono agire per appunto limitare, per diminuire, per eliminare proprio queste violenze?

Noi, sei ragazze universitarie,  vogliamo rendere coscienti le persone di come le donne siano costrette a vivere spesso, come vittime di violenza in ogni suo aspetto, fisico o psicologico.

Per questo abbiamo voluto adottare un un tono un po' provocatorio, non accusatorio, perché spesso le persone che subiscono violenza ne sono consapevoli, ma a loro non importa.

Il nostro fine è provocare per cercare di smuovere in loro un qualcosa e spingerle ad agire.

Qualche esempio?

Abbiamo preparato un'animazione riguardante una ragazza che si trova da sola in mezzo alla strada che sta piangendo e le persone davanti a lei passano senza darle un aiuto o una mano.

Il messaggio finale è - ignorami e sei complice-

Riprendendo questo post, secondo voi come una donna può uscire da questo circolo di violenza dove si sente disorientata?

Ovviamente se una persona è vittima di, noi vogliamo far sì che chieda aiuto, è questo il nostro messaggio principale, chiedere aiuto ed essere, in questo caso, salvata.

Questi post quindi sono anche interattivi? Cioè vogliono dare un messaggio alla vittima di violenza, del tipo: Non sei sola, noi siamo con te?

 Sì, sì, un'interazione con la vittima, sì, in questo caso, se possiamo anche intenderla così, perché appunto  grazie alle storie che sono in evidenza, nelle quali noi abbiamo associato la parola al colore, la persona può fare riferimento al colore per poi andare a vedere tutti i post e dire- ok, generano queste sensazioni-

Noi vogliamo far ritrovare alla persona abusata una speranza e dire: - se tu sei vittima di un comportamento del genere vai a chiedere aiuto, cioè non essere oppressa da questo ma vai oltre…-

Bisogna rendersi conto che comportamenti che all'apparenza sembrano normali, come permettere al proprio uomo di decidere l’ abbigliamento consono per un’uscita, in realtà possono col passare del tempo, diventare tossici. 

Volevo sapere se a voi è capitato un episodio di violenza

A noi no, per fortuna, però un'amica ha attraversato questo periodo di violenza.

Non riusciva a chiedere aiuto, non ha mai parlato con noi, non ha i chiesto aiuto ai genitori o ad altri amici, si è sempre tenuta tutto dentro.

Questa campagna credo che possa proprio spronare, chi come lei, a trovare il coraggio di parlarne.

Molto spesso purtroppo le donne, camminando per strada, subiscono occhiate o commenti vari che comunque non sono piacevoli, una brutta sensazione che ti fa sentire piccola contro qualcuno che sembra più forte di te, di cui in realtà non si dovrebbe avere paura.

La violenza non è solo quella fisica può essere verbale e molte volte la vittima viene proprio colpevolizzata, perché era vestita in un certo modo quindi se l'è andata a cercare.

Abbiamo cercato di inserire in un contesto tutte queste frasi per rendere proprio l'idea di come la violenza sia qualcosa di reale che accade tutti i giorni anche in ambienti dove non ci dovrebbe essere, come ad esempio i tribunali.  

 Voi utilizzate i social per fare questo progetto, ma vorreste far girare questa campagna anche su altri canali?

Siamo partiti da Instagram, ma teniamo anche in considerazione l'opzione di sbarcare anche su altri social, come ad esempio TikTok. e essendo lo scopo del progetto quello di sensibilizzare, quindi di raggiungere il maggior numero di persone possibili, ogni occasione, ogni modalità di mostrare le nostre illustrazioni, le nostre frasi, le nostre animazioni a più persone è sicuramente ben accetta. Ogni canale ha un pubblico differente e quindi in questo modo si possono raggiungere sempre più persone.

Come allieve di Sandro Iovine consigliereste questo corso? E perché?

Assolutamente. Ti sprona nel lavoro, nella creatività.

 Ti mette in gioco con la tua fantasia e il tuo tempo, richiede soprattutto organizzazione.

Abbiamo creato un calendario chiamato “Piano editoriale” nel quale ognuna di noi fa qualcosa in un determinato giorno.

Abbiamo scelto anche di capire quale fosse, semplicemente sui social, l'ora migliore per pubblicare e tutte e sei ci stiamo mettendo molto impegno per fare questo.

Noi stiamo offrendo molto a questo progetto e rispetto alle prime cose che sono state fatte, sia a livello di animazione sia a livello di grafica sia a livello anche di scelta dei testi, c'è stata un'evoluzione notevolissima.  Adesso abbiamo preso uno stile. Speriamo di fare la differenza.

In fondo tocca ad ognuno di noi provare a migliorare la società.

Per info: pagina Instagram: ti.tocca

accademia progetto violenza

CHI SONO:

Giorgia Robecchi:

Frequenta l'Accademia delle Belle Arti a Milano e come corso di studio ha scelto immagine d'impresa e teoria della comunicazione. I suoi interessi sono però più quelli grafici.

Letizia Salvadego

Abita in Brianza e ha fatto il Liceo linguistico. Ascoltando  il suo  lato creativo si è iscritta all’ACME,dove insieme a Gaia fa la copywriter all'interno del progetto.

Alice Damian

Ha frequentato l’istituto tecnico Falcone di Gallarate facendo grafica e comunicazione. Ha proseguito all'ACME in graphic desing arrivando a questo progetto e a questo corso per via appunto dell'università che lo richiedeva.

Chiara Armiraglio

Ha frequentato, insieme ad Alice, l’istituto tecnico Falcone di Gallarate e ora il corso di graphic design, si occupa principalmente della parte grafica all'interno delle illustrazioni.

Gaia de Rosa 

Abita a Meda, in provincia di Monza e Brianza. A seguito di un viaggio all’estero, ha frequentato il Liceo Linguistico.

Dopo diverse ricerche è, si imbattuta nell’offerta formativa dell’indirizzo di Graphic Design & Art Director dell’Accademia di Belle Arti Europea dei Media ACME. Ha deciso di iscriversi all’Accademia e di sfidare se stessa iniziando un percorso completamente nuovo.

All’interno del progetto ti. tocca ha il ruolo di copywriter insieme alla compagna Letizia.

Sara Stucchi

Viene da Agrate Brianza, in provincia di Monza e Brianza. Fin dalla prima infanzia ha sempre mostrato interesse nei confronti dell’arte e del disegno. Crescendo si è avvicinata al mondo della grafica osservando il lavoro di suo padre, grafico pubblicitario. Ha frequentato il Liceo Artistico statale a Bergamo, dove al terzo anno ha intrapreso l’indirizzo di grafica. Successivamente ha scelto di proseguire il suo percorso di studi in Accademia.

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