Addio a Nonno Remo, il pacifista di Vigevano
È scomparso ieri, lunedì 26 gennaio 2015, all’età di novantatre anni, “Nonno” Remo Bertolli, uno dei maggiori pacifisti italiani degli ultimi decenni. Il funerale si terrà mercoledì 28 gennaio 2015 alle ore 12 presso la chiesa dell’Immacolata di Vigevano.
A molti milanesi sarà capitato, nel corso degli anni, camminando per le vie del centro o davanti alle sedi delle Università, di sentire il richiamo di una voce potente che cercava di sviare la loro attenzione dallo shopping, dal lavoro e dagli esami, dalle preoccupazioni quotidiane. Era impossibile non rimanere a bocca aperta davanti a una vecchia Simca bianca con un’enorme colomba in polistirolo sul tettuccio, interamente ricoperta di scritte inneggianti alla pace, come la tunica bianco-azzurra del suo proprietario, un uomo con capelli lunghi, barba fluente e un’incredibile energia nei gesti e nello sguardo. Remo Bertolli aveva una lunga storia da raccontare e molti soprannomi a testimoniarlo.
Nato a Olevano di Lomellina il 23 gennaio del 1922, Bertolli è stato un pacifista e scultore vigevanese che per oltre quarant’anni ha affrontato quotidianamente, con la sua energia e la sua arte, i temi più delicati della nostra attualità: la fame nel mondo, le guerre, la corruzione, il consumismo smodato e il rapporto con la natura, con particolare attenzione per i poveri e i bambini. A partire dal 1973 ha portato il suo messaggio di pace in giro per l’Italia, facendo la spola fra Vigevano e Milano ma giungendo fino a Torino, Genova, Roma e Venezia con la sua automobile addobbata di manifesti e cartelloni, cinta da spighe di grano e dalla leggendaria colomba della pace. Vari articoli, su diversi quotidiani e riviste, ne hanno sottolineato il metodo originale di trasmettere il suo messaggio e ne hanno celebrato il compimento prima degli ottanta poi dei novant’anni. A chi gli consigliava di fermarsi, considerata l’età e gli acciacchi, rispondeva: “invece di finire la mia vita seduto su una panchina nel parco, preferisco portare in giro questo mio povero messaggio nella speranza che qualcuno lo ascolti”. I suoi soprannomi preferiti erano Nonno Remo e “Cincinnus”, per richiamare da una parte il suo amore verso i bambini, dall’altra i ricci biondi dei suoi capelli e le spighe di grano che accompagnavano simbolicamente le sue gesta. “Meglio morire con questi soprannomi che con l’anima vuota come una zucca”.
Fra le sculture amava ricordare l’Anfora della Pace – un “vaso di Pandora all’incontrario” scolpito nella speranza che il male del mondo venga imprigionato al suo interno – e la Città Felice, enorme plastico di una comunità residenziale ideale, a misura d’uomo e in conciliazione con la natura, che ricorda i temi dell’Expo 2015. Il suo messaggio di pace, semplice e diretto, conferisce una perfetta unità poetica alla sua opera e alle sue iniziative pacifiste, che hanno il sapore di autentiche performance artistiche. I suoi “tuffi a volo d’angelo”, dedicati ai bambini che muoiono di fame, erano compiuti gettandosi da tre metri nelle acque gelide di un fiume invernale, per provocare un brividi negli occhi degli spettatori – quello stesso brivido che l’intera umanità dovrebbe provare di fronte alla sofferenza dei più poveri.
Ma la sua impresa più leggendaria, che negli anni Ottanta gli ha fatto guadagnare il nome di “Cristo del Ticino”, è stata la “zattera della pace”, un’imbarcazione a forma di colomba, da lui più volte ricostruita con materiali diversi (dal polistirolo alle tremila canne palustri), con cui ha solcato più volte il Ticino e il Po, partendo da Fusina e approdando a Venezia. “La mia apparizione dei fiumi è come un gabbiano che vola” – diceva Remo. Al suo passaggio “la gente sorride e mi saluta, i bambini vanno a chiamare la mamma, i cani abbaiano, le auto rallentano, e io sono felice perché il mio viaggio non è stato inutile”. Oggi, dopo la sua scomparsa, il suo messaggio utopico continua a rompere i confini del tempo e dello spazio. Il suo ultimo desiderio sarebbe stato quello di “arrivare con la mia zattera in tutti i Paesi ed essere ricevuto da tutti i governanti della Terra, poi abbandonarmi alle correnti del mare e arrivare al di là del mondo”.