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ANSIA DA PRESTAZIONE: da cosa arriva e come si risolve?

"Buongiorno Carmen, posso chiederle se potrebbe essere un blocco emozionale o qualcosa legato a una non comprensione delle proprie emozioni, il fatto che da tempo mi capita di avere malori durante una gara e quindi di dovermi fermare autoeliminandomi?” ansia da prestazione pexels pixabay 247870

Svolgo attività da emotional coach e tengo vari seminari nei quali parlo del metodo che ho ideato, "il fattore emozionale - per lo sviluppo della prestazione”, che può essere Atletica, Artistica o Aziendale, a seconda dei destinatari. È interessante la varietà di allievi, tecnici e leader con cui interagisco.

Quando parlo di varietà, mi riferisco a sfaccettature caratteriali, a varie tipologie di persone e quindi a diversi approcci a un imprevisto, al nuovo, alle sfide, all’amore… alla vita.

In uno dei recenti seminari, mi è stata posta la domanda con la quale ho iniziato questa condivisione, una problematica che in alcuni casi ha determinato il mancato conseguimento di un esame o di un'esibizione.

Ma prima di entrare nei dettagli emozionali che potrebbero essere la causa di queste “problematiche”, vi dico subito di cosa si è trattato nel caso della persona che mi ha posto la domanda: ansia da prestazione!

Oggi vorrei condividere alcuni atteggiamenti tipici di Atleti o Artisti o di chi in generale deve sostenere un esame, una gara o un discorso in pubblico a cui tiene tantissimo e che tante volte sono la causa di un'ansia che assale, prevalendo sulla gioia che invece un'esibizione dovrebbe innescare.

AMI REALMENTE QUELLO CHE FAI?

Accade molto spesso di fare quello che facciamo o che stiamo per fare non perché lo desideriamo dal profondo di noi stessi e basta, ma anche (e in alcuni casi soprattutto) per un bisogno di rivalsa, per sfatare un giudizio o, addirittura, a volte perché ci hanno sempre costretti a farlo. Quindi, inesorabilmente, sentiamo addosso più un dovere che un piacere in quello che facciamo e che forse, se avessimo seguito più il nostro vero io, non avremmo scelto.

Il tutto ha un significato davvero importante e rilevante nell’essere davvero se stessi e quindi liberi da pregiudizi o giudizi e da quella sensazione di dover “per forza” dare il massimo. Questo non solo è motivazione dell’ansia che assale, ma, ancor peggio, non rende liberi di vivere quelle emozioni che, in un esame, una competizione o una performance, diventano i nostri alleati per raggiungere la meta che ci siamo prefissati.carmen

LE EMOZIONI SONO STRUMENTI, MA SIAMO NOI A SCEGLIERE SE SCEGLIERLE

Io parlo di emozioni, lo sapete, ma sono un emotional coach e quindi queste emozioni diventano, in ogni mio workshop o articolo o progetto editoriale che sia, argomentazione di quanto, in realtà, se utilizzate nel modo giusto, sono strumenti per portare le nostre performance al massimo e, soprattutto, per farci vivere in armonia e in sintonia col nostro cuore.

Ma adesso vi invito a venire con me dentro questa parola che a volte così tanto spaventa e da cui ci si defila per non soffrire, o per non rimpiangere, o per non avere reazioni indesiderate, per non illuderci o chissà, magari per non scoprirci davvero.

Sì, ogni qualvolta che non ci si sofferma a vivere l’emozione che ci sta attraversando, lasciamo in superficie e a contatto solo con l’involucro non solo quell’emozione stessa, ma soprattutto la parte più vera e profonda di noi. E sebbene sembri a volte la via più semplice, cioè quella che non ci farà stare male, in realtà questo scatena una serie di conseguenze che rende il nostro percorso più complicato e pieno di ostacoli che non avevamo preventivato. Perché sì, siamo stati noi con le nostre scelte lontane dalla nostra vera volontà a creare spazio per quegli ostacoli.

Scegliere ciò che ci fa sentire meno in colpa, scegliere per gratificare qualcun altro o peggio ancora lasciar scegliere ad altri per noi significa aprire le porte della nostra vita a ostacoli che, per un effetto “semina-raccolta”, giungeranno prima o poi e troveranno un posto in casa nostra, rendendoli i coinquilini indesiderati ma da cui ci sembrerà giorno dopo giorno sempre più difficile staccarsi.

CHE COSA SIGNIFICA STACCARSI DAGLI OSTACOLI E COME CI SI STACCA?

Chiaro che non si può generalizzare, perché ogni percorso è unico e distinguibile da un altro e ogni vita è un’anima a sé, ma ecco il punto: se solo ascoltassimo di più la nostra anima, vi posso assicurare che questo favoloso processo del distacco prenderebbe il via senza molti sforzi, ma anzi quasi come una strada in discesa.

Ansia da prestazione, cosa c’entra con questo?

Pensateci bene: perché dovrei avere sensazioni come ansia, paura, tremori, forte disagio o cedimenti fisici se sto facendo qualcosa che amo e che sento dentro nell’anima e da cui non vorrei mai staccarmi?

QUANTO È IL MIO CUORE A ESSERE COINVOLTO E QUANTO LA RAGIONE?

A prescindere dal risultato, se canto a squarciagola con le mani verso il cielo in quel momento non mi importa se qualcuno mi sta guardando, se sto danzando col cuore in mano sulle note di quella canzone che rappresenta la mia vita o se sto dribblando un avversario su un campo di calcio e sono quasi in porta con tutta l’adrenalina addosso. No, non mi interessa minimamente di chi guarda o di chi giudica e soprattutto in ognuno di questi casi, non c’è spazio nemmeno per un frammento di secondo a tutto ciò che è proiezione del fuori, e di quel che sarà o del voto di eventuali spettatori.

Quando amiamo ciò che facciamo, noi siamo lì, all’interno di noi, all’interno della nostra anima, delle nostre vere emozioni, di quelle emozioni che ci mettono in contatto con la nostra vera essenza.

Ecco, quando questo non accade, quando qualcosa in maniera recidiva si presenta a crearci un disagio o uno stato d'animo di malessere, allora dovremmo forse fermarci e metterci in discussione e quindi, staccarci da tutto e tutti per ricominciare da noi.

L'ANSIA DA PRESTAZIONE È UNO STATO DI MALESSERE CHE ARRIVA PER DIRCI CHE C'È QUALCOSA DA CAMBIARE

Mettersi in discussione è un primo passo verso la serenità, verso uno stato di benessere anche quando abbiamo da affrontare una sfida o un evento a cui la vita ci sottopone.

In un momento buio sembra non realistico, lo so, ma vi assicuro che sorridere prima di una gara e farlo anche quando si ha paura è possibile e anzi, è indispensabile per affrontare la circostanza al meglio, per non avere improvvisi malori prima o durante la gara o l'esame che sia.

Malori mascherati, in quanto apparentemente non relativi a una motivazione di disagio o scelta forzata o perlomeno non sentita nel profondo.

Qualche tempo fa ho scritto un pensiero a riguardo, e vorrei condividerlo: “E ogni volta che dichiaravo una meta poi mi chiamavano incoerente perché puntualmente durante il percorso qualcosa mutava, differiva o smetteva di esistere per far spazio ad altro. Oggi non ho mete ma solo percorsi che mi emozionino, che mi tocchino l'anima e che mi rendano una persona migliore. Solo così posso sorridere e far sorridere... perché se io non sorrido allora comprendo che ho bisogno di cambiare qualcosa, e dico bisogno sì, perché niente abbraccia di più che il sorriso dell'anima. E io amo abbracciare. Ecco questo è il mio percorso. 

E il vostro? Che cosa la vostra anima cambierebbe davvero, ve lo siete mai chiesti? In che percorso siete voi?

Hai una domanda per la nostra Emotional coach? Scrivi a Carmen che ti risponderà nella sua rubrica emozionale.

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