Le immagini allegoriche: come decifrarle
Visitando un museo, pinacoteca, di opere scultoree o altro genere d'arte, ci si imbatte, quasi inevitabilmente, in immagini allegoriche, che è buona cosa saper decifrare per capire meglio il come e il perché.
Il termine allegoria è composto da àllos e agoréuein col significato di "parlare diverso", ossia rappresentare un concetto, un credo, in maniera nascosta affinché si possa esprimere tramite immagine un pensiero complesso. L'origine iconografica si basa sulla tradizione classica per poi attingere anche dai testi delle Sacre Scritture. Presenti fin dall'arte paleocristiana, si diffondo poi a più riprese nei diversi periodi della storia dell'arte. All'inizio del cristianesimo si adottarono rappresentazioni della tradizione pagana adattandole in una lettura allegorica in senso cristiano, pensiamo ad esempio ad alcune raffigurazioni delle fatiche di Ercole o del mito di Orfeo che furono traslate nella figura del Cristo. Nel Medioevo si diffusero, in una rappresentazione allegorica, le virtù cardinali e quelle teologali, mentre il Seicento trovò nell'iconografia cristiana ampio sviluppo.
Le immagini allegoriche nell'arte
Poiché ho titolato il termine immagini, vediamo adesso di esaminarne alcune per meglio comprendere qual è l'allegoria nascosta.
Nel Museo Nazionale del Bargello a Firenze, troviamo un dittico in avorio del IV secolo dal titolo "Orfeo tra le belve". Ricordo che un dittico è formato da due tavolette d'avorio o di legno scolpite o dipinte, unite da cerniera. La scena che vediamo è quella di Orfeo, primo cantore con la cetra, che sapeva attirare e ammansire con la sua musica le belve feroci, infatti Orfeo è circondato da molti animali feroci e non. Per gli artisti cristiani in questa immagine, allegoricamente, in Orfeo videro Cristo che con la sua buona parola portava amore all'umanità.
Un altro dipinto interessante è quello del pittore Hans Holbein il Giovane, del 1530 circa e che trovasi alla National Gallery of Scotlans dal titolo "Allegoria del Vecchio e del Nuovo Testamento". Il dipinto è ricco di immagini e molto interessante, vediamolo da vicino. Sulla sinistra abbiamo le figure di Adamo ed Eva che stanno sotto una roccia e vicino ad un albero fruttato – il frutto è rappresentato probabilmente da una mela, con il suo simbolismo, anche se nelle Sacre Scritture non si parla di mele – e sopra vi è la scritta "peccatum".
Notare anche che Eva tiene le gambe incrociate. L'artista rappresenta il diavolo come un serpente con la testa di una donna, probabilmente affascinato dalla teoria di Beauvais il quale sosteneva che il serpente doveva avere la testa femminile poiché nella lingua siriaca serpente si dice heva. In cima alla roccia vediamo una figura inginocchiata, probabilmente quella di Mosè, che riceve le Tavole della Legge contenenti i dieci Comandamenti. La scritta Lex lo evidenzia. A lato della roccia vi è una croce su cui si attorciglia un serpente, e ai piedi di questa, figure umane in vari atteggiamenti. Sopra la croce è posta la scritta "Mysterium Iustificationis". Il serpente attorcigliato alla croce, oltre a ricordare Mosè che innalzò un serpente di rame, vedi Numeri 21:5-9, e le parole di Gesù in merito, vedi Giovanni 3:13-15, testimonia la morte di Gesù in croce così da apparire a molti un malfattore e un peccatore, un essere maledetto simile a un serpente. Insomma, è Cristo che si fa peccato, pur senza nessun peccato, per noi e la nostra salvezza. In basso, ai piedi di Adamo ed Eva si vede uno scheletro posto in una cassa semi distrutta su cui vi è la scritta "Mors", allegoria della morte che è originata dal peccato.
Al centro della scena vi è un albero, metà secco e metà fiorito, è chiaro il riferimento allegorico della metà secca che è prima della venuta di Cristo, e la parte fiorita che è la venuta di Cristo e la sua salvezza. Ai piedi dell'albero vi è una figura nuda seduta su un sasso con la scritta "Homo" sopra il capo e sulla pietra vi è la scritta "Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?" che sono le parole di San Paolo nella lettera ai Romani, vedi 7,24. Alla sinistra della figura, per chi osserva la tela, vi è la figura del Profeta Isaia che indica l'attesa di colui che porta la salvezza, sulla destra la figura di Giovanni Battista che indica la figura di Gesù, su cui vi è la scritta "Agnus Dei" e che identifica come l'Agnello che toglie il peccato dal mondo. Di fronte alla croce col serpente è posta la figura di Gesù crocifisso, su cui campeggia la scritta "Iustificatio Nostra". Sulla roccia posta sopra la croce e di fronte alla precedente, il pittore raffigura il momento dell'Annunciazione, dove si vede la Madonna inginocchiata e Gesù Bambino che porta la croce e pronto ad incarnarsi. Sulla destra del dipinto si vede la Figura di Gesù che risorge e la scritta "Victoria Nostra", mentre con un piede il Cristo schiaccia uno scheletro, simbolo appunto della morte che però è vinta, e vicino a questo vi è un mostriciattolo, allegoria del maligno – male sconfitto.
Ancora ci sarebbe da dire, ma già mi sono dilungato lasciandomi trascinare dal fascino allegorico e simbolico.
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