La costruzione del Duomo di Milano nei secoli
Il Duomo di Milano fu costruito e completato nel corso di vari secoli.
Il Quattrocento
Già attorno al 1395, sotto la direzione di Filippino degli Organi e su un progetto iniziale di Nicola de' Bonaventis, si era conclusa l'abside con i suoi tre finestroni e nel 1404 venne ultimata la prima guglia, detta "Carelli" dal nome del generoso benefattore, con la posa della statua raffigurante il duca Gian Galeazzo Visconti.
Nel 1407 si affidarono le prime vetrate-campione a Michelino Molinari da Besozzo, Paolino da Montorfano, Antonio da Cortona. Stefano da Pandino e Franceschino Zavattari e altri. Attorno al 1415 erano ultimati e completati delle volte a crociera l'abside, il presbiterio e il coro, i due bracci del transetto, con esclusione delle absidiole terminali. e impostate le prime campate delle navate verso la facciata. Una copertura provvisoria si ergeva, però, al di sopra dei quattro piloni centrali. in attesa della cupola; tanto che il 16 ottobre 1418, quando papa Martino V riconsacrò l'altare - era lo stesso di Santa Maria Maggiore -, questo dovette essere ricomposto nella parte ultimata, al centro del coro.
Dopo il rallentamento dei lavori dovuto alle lotte intestine tra i Visconti e all'avvento della Repubblica Ambrosiana, con la conquista del ducato da parte di Francesco Sforza (1450), e poi con l'avvicendarsi di Galeazzo Maria Sforza e di Ludovico il Moro, ripresero con lena le attività del cantiere. Vennero assunti gli architetti Filarete, Giovanni e Guiniforte Solari, gli scultori Giovanni Antonio Amadeo, Gian Giacomo Dolcebuono, i Mantegazza, Benedetto da Briosco e molti altri. Le navate proseguirono alacremente verso la facciata, si posero le premesse statiche della cupola, mentre all'esterno e sui piloni si collocarono centinaia di statue e di ornati scultorei di raffinata modellazione. Anche l'arte vetraria segnò una ripresa vigorosa, impegnando i maestri lombardi Cristoforo de' Mottis, Niccolò da Varallo, Antonio da Pandino e i frati Gesuati .
Dopo che a Leonardo da Vinci, Francesco di Giorgio Martini , Luca Fancelli, Donato Bramante e altri furono richiesti progetti e modelli per la cupola, questa venne affidata nel 1490 all'Amadeo e al Dolcebuono, che la portarono a termine il 24 settembre 1500.
Il Cinquecento
Sospesa la costruzione della grande guglia, l'Amadeo innalzò il primo dei quattro gugliotti, quello che prese il suo nome. Grande impulso ricevettero la statuaria - eccelsero scultori come il Fusina, Cristoforo Solari il Gobbo, il Bambaja, Cristoforo Lombardo, Marco d'Agrate - e l'arte vetraria, a opera di maestri transalpini come Dirck Crabeth, Giorgio d'Anversa e Corrado Mochis da Colonia, quasi sempre operanti su cartoni dei lombardi Pellegrino Pellegrini, Biagio e Giuseppe Arcimboldi, Carlo Urbini e Giovanni da Monte.
Con l'arrivo a Milano (1565) dell'arcivescovo card. Carlo Borromeo. il Duomo entrò nella fase di revisione liturgico-pastorale richiesta dalle norme del concilio di Trento. A Pellegrino Pellegrini. nominato architetto della Fabbrica (luglio 1567), furono affidate la progettazione e l'esecuzione del nuovo presbiterio. degli altari laterali e della cripta voluti e ispirati dal Borromeo.
Il Seicento
L'azione di riforma iniziata dall'arcivescovo Carlo fu portata a termine dal cugino Card. Federico Borromeo; la facciata "alla romana" disegnata dal Pellegrini e ripresa a fine Cinquecento da Francesco M. Ricchini, venne avviata agli inizi del secolo ma sospesa quando erano stati quasi del tutto ultimati i cinque portali e le quattro finestre laterali. Carlo Buzzi (1650) riportò il Gotico in facciata, conservando il già realizzato; ma i lavori vennero ancora sospesi dopo aver completato la zoccolatura con i due ordini di altorilievi e i primi telamoni. Continuò invece la produzione scultorea con accenti sempre più barocchi, per decorare l'esterno. gli altari interni e la cinta dei tornacoro; si distinsero soprattutto Marc'Antonio Prestinari, il Lasagna, Giuseppe e Gaspare Vismara, Giovanni Andrea Biffi e Dionigi Bussola.
Il Settecento
Oltre alla ricca produzione di statuaria del tipico Barocchetto milanese (eccelsero, tra gli altri, Giuseppe Perego, il Mellone, il Giudici, il Beretta e Elia Vincenzo Buzzi), il secolo fu dominato da due problemi: la facciata e la guglia maggiore. Quest'ultima ebbe maggior fortuna: dopo gli studi di Antonio Quadrio e di Giuseppe Merlo, tra il 1765 e il 1769 Francesco Croce eresse la guglia maggiore; l'aurea Madonnina venne innalzata allo scadere del 1774.
L'Ottocento
Incoronato in Duomo re d'Italia (26 maggio 1805), Napoleone I ordinò il compimento della facciata; essa venne ultimata, a opera di Carlo Amati e Giuseppe Zanoja, nel 1814. Venne ultimato il "coperto" della cattedrale con le sue terrazze e circa 1800 statue di Santi furono innalzate sulle nuove guglie e sui fianchi. A metà del secolo, Ambrogio Nava salvò la guglia maggiore con un intelligente restauro; riprese l'arte della vetrata ma ridotta a pittura su vetro, a opera di Giovanni Battista Bertini e dei figli Giuseppe e Pompeo.
Maturava nel frattempo nell'opinione pubblica, come nella Fabbrica, il proposito di dare al Duomo una facciata coerente con il Gotico dell'edificio. Grazie al lascito di Aristide De Togni, fu bandito un concorso internazionale per una nuova facciata che, in secondo grado (1888) premiò il progetto del giovane milanese Giuseppe Brentano; l'immatura morte di quest'ultimo e l'ormai superato sentimento della cultura romantica, indusse la Fabbrica ad abbandonare l'iniziativa (1904). con l'unità d'Italia cambiò il contesto ambientale della cattedrale: negli anni 1865-1874 venne aperta la grande piazza.
Il Novecento
Il contributo specifico del XX sec. è consistito nelle cinque porte di bronzo, messe in opera tra il 1906 e il 1965.Dal 1946 si operò per riparare i danni di guerra, soprattutto quelli subiti nelle tragiche incursioni aeree dell'agosto 1943 (facciata, abside, guglie e archi rampanti).
Dall'inizio degli anni Sessanta, la Veneranda Fabbrica ha intrapreso il metodico restauro statico e conservativo dell'intero Duomo: guglia maggiore, gugliotti, volte, facciata 1 vetrate e dipinti, e poi guglie, archi rampanti, falconature, strutture verticali dei fianchi e dell'abside con il loro corredo di migliaia di statue, di ornati, di altorilievi. Un'opera, questa della conservazione, che non vedrà mai la fine, destinata a continuare nel tempo con grande impegno di uomini, di professionalità, di tecniche sempre più aggiornate, di mezzi finanziari. Tra gli interventi di particolare rilievo, perché inediti. il restauro statico dei piloni del tiburio e delle altre strutture più importanti (1984) e l'adeguamento liturgico del presbiterio (1986).
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