L'albergo diurno Venezia. Un gioiello liberty dimenticato
A Milano in pochi sanno che sotto piazza Oberdan si trova un gioiello storico e artistico, che ci riporta magicamente nella Belle Epoque: l'Albergo Diurno Venezia, del 1925. Difficile accorgersi di questo luogo perché l'ingresso è sprangato.
Noi lo abbiamo scoperto in occasione delle Giornate FAI di Primavera il 22 e 23 marzo.
Questa sorprendente struttura sotterranea si trova sotto il lato nord-ovest della piazza, e aveva lo scopo di fornire vari servizi a cittadini e viaggiatori: soprattutto bagni pubblici e altri servizi per la cura del corpo (barbiere, parrucchiere, manicure, pedicure), ma anche casellario postale, telefono, deposito bagagli, agenzia di viaggio, sportello bancario, servizio di dattilografia, vendita di abbigliamento e noleggio di oggetti per uso personale. I bagni pubblici erano molto importanti perchè le persone meno abbienti non avevano i servizi igienici in casa.
Dalla piazza solo le due colonne e una pensilina liberty in ferro battuto sono rimaste a testimonianza dell'Albergo; una delle colonne contiene la canna fumaria dei bagni, che erano una vera e propria spa per il tempo. La pensilina oggi in stato di abbandono era uno dei due ingressi, l'altro era in corrispondenza della discesa alla metropolitana odierna, ed è ora l'unico accesso, attraverso una porticina a metà delle scale.
I volontari del FAI si sono impegnati a ripulire i locali, rimasti abbandonati per oltre vent'anni, vittime delle infiltrazioni d'acqua. Un fatto gravissimo considerata la rarità della struttura, unico esempio di albergo diurno rimasto quasi intatto in Italia.
L'amministrazione Comunale però, come scrive sul sito dedicato, intende entro il 2016 restituire ai milanesi il gioiello architettonico liberty, parte integrante della storia di Milano.
Ci pare quindi fondamentale seguire brevemente le sue vicende dalle origini a oggi. Il suo nome ufficiale era Albergo Diurno Metropolitano ed era aperto tutti i giorni dalle ore 7 alle 23. Venne progettato e realizzato tra 1923 e il 1925 e inaugurato il 18 gennaio 1925.
Parte della concezione generale, l'aspetto delle decorazioni e degli arredi sono attribuibili all'architetto Piero Portaluppi.
I bagni, di proprietà del Comune di Milano fin dalla nascita, sono stati sempre affidati in concessione a consorzi privati, in particolare fu creata la Società Anonima Imprese Metropolitane per la gestione dell'albergo diurno, con concessione trentennale. Dal dopoguerra il servizio dei bagni pubblici ha iniziato il suo declino, fino a chiudere nel 1985. Nel 1990 la struttura fu data in concessione al Consorzio Oberdan Servizi, costituito dagli artigiani che vi lavoravano. Quasi tutti lasciarono l'attività a metà degli anni novanta. L'ultimo fu il barbiere Ajello, che chiuse nel 1996. Successivamente un lucernario di vetrocemento si ruppe a causa del passaggio di un mezzo della spazzatura AMSA: ne conseguì l'asfaltatura esterna di tutti i lucernari.
A partire dal 2000, la provincia richiese al Comune i locali per collegarli alla Spazio Oberdan e ospitarvi gli uffici della Cineteca Italiana, ma i fondi per il progetto furono utilizzati per il restauro delle guglie del Duomo. Unico successo: il Diurno fu sottoposto a vincolo monumentale il 25 ottobre 2005 grazie alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia. Magra consolazione perché nel 2010 la Provincia tentò un Programma Integrato di Intervento con la Regione, le Ferrovie dello Stato e l'Atm, che fu abbandonato dalle istituzioni coinvolte.
Il FAI ha iniziato ad interessarsi al bene partendo da un convegno sull'attribuzione a Portaluppi, tenutosi il 4 febbraio 2013 presso la Villa Necchi Campiglio, e noi ci auguriamo vivamente che l'Abergo possa essere adottato dal FAI.
Dall'ingresso principale verso Corso Buenos Aires si accedeva all'atrio, occupato negli ultimi anni da un'agenzia viaggi e da un fotografo e allo splendido salone centrale. Oggi ci troviamo subito in questo locale con due navate laterali che ospitavano i vari negozietti: barbieri per uomo e donna, manicure e pedicure con ancora presenta l'insegna del servizio. In fondo al salone una porta immette al reparto terme, nel cui corridoio centrale notiamo come fondale una fontana con statua in bronzo di Igea, dea della salute. La scultura è di Luigi Fabris come documentato dalla firma. Il tutto è squisitamente in stile liberty, dalla decorazione di porte e portasciugamani alla pavimentazione a mosaico, conservata fino ad oggi.
Michela Ongaretti
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