Anfiteatro romano di Mediolanum
Come tutte la grandi città romane anche Milano ebbe il suo edificio per gli spettacoli cruenti.
La folla andava in visibilio per le lotte tra gladiatori o tra uomini e fiere come simulazioni di caccia, le venationes. Talvolta questi scontri erano talmente impari che divennero vere e proprie esecuzioni, damnationes ad bestias, come nel caso dei cristiani o di altri individui perseguitati.
Non mancavano di certo spettacoli fastosi in vista di eventi particolarmente eccentrici tanto che probabilmente nell’anfiteatro di Milano si realizzarono anche naumachie cioè scontri fra due squadre di navi militari: in tali occasioni l’arena veniva allagata per permettere questi eccezionali spettacoli.
Appena assunto il rango di città di media grandezza, Mediolanum fu dotata dell’anfiteatro agli inizi del I secolo d.C.: questi monumenti così imponenti implicavano disagi non indifferenti alla cittadinanza, in termini di traffico veicolare, pedonale e di disturbi acustici e perciò fu posto al di fuori delle mura, a poche centinaia di metri da Porta Ticinesis.
La mole di questo “colosso” lo rendeva uno dei più grandi in Italia e per questo anche più capienti: 20.000 spettatori trovavano posto a sedere ed in piedi. Questa gigantesca arena doveva somigliare molto a quelle oggi conservate di Verona e Roma, con ambienti sotterranei per ospitare uomini e bestie prima degli incontri.
Gli assi misuravano 155 x 125 metri per un’altezza di quasi 40 metri, distribuita su tre ordini (dorico, ionico e corinzio) e un attico.
Oggi, in via Arena, come ricorda l'odonomastica, sopravvivono pochi resti delle costruzioni radiali dell'anfiteatro, inglobate nel "Parco dell'Anfiteatro" presso l'antiquarium "Alda Levi".
Bisogna ricordare che i duelli tra gladiatori non erano sempre destinati a terminare con la morte di un contendente; i gladiatori infatti erano schiavi o uomini liberi in cerca di facili guadagni che venivano mantenuti per molti anni a spese di un imprenditore, il lanista, ed addestrati da un maestro d’armi per specializzarsi nell'uso di determinati armamentari (si veda l’articolo su Urbicus).
Presso gli anfiteatri sorgevano caserme (ludi) per l’allenamento prima dei combattimenti.
Talvolta però lo spargimento di sangue arrivava agli estremi, per volere della folla o dell’allestitore dei giochi, l’editor: i cadaveri dei vinti venivano trascinati da addetti mascherati da Caronte, il demone che accompagnava le anime dell’Aldilà, fino alla porta Libitinaria, l’uscita infausta che prende il nome di una dea italica della morte.
I vincitori invece diventavano vere e proprie celebrità, ricoperti di gloria e di ricchezze o premiati con la libertà simboleggiata dalla verga a forma di gladio detta rudis.
Bibliografia:
AA.VV. Immagini di Mediolanum. Archeologia e storia di Milano dal V secolo a.C. al V secolo d.C., pp. 93-100.
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