Skip to main content

Riflessioni sulla Vecchiaia: Il cantico di un anziano e le nostre risposte

Nel sistemare un cassetto della sacrestia mi sono imbattuto in una immaginetta con, sul retro, questo “cantico” dettato da una persona anziana, uomo o donna non è dato sapere. Lo voglio riportare poiché lo ritengo sensato, inoltre mi permetto di aggiungere alcune riflessioni personali. Sono dodici punti che ora vi presento.anziani pix

  1. Benedetti quelli che mi guardano con simpatia. Per la verità non tutti si presentano simpatici, per cui preferisco usare il termine “comprensione” perché meglio evidenzia la difficoltà di un anziano nella comunicazione. Quindi: “Benedetti quelli che mi guardano con comprensione” anche se la mia battuta che vuol essere simpatica non raggiunge l’ottimale.
  2. Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco. E, aggiungo, adottino un poco di pazienza. Non c’è il detto che dice: “chi va piano va sano e va lontano?” L’importante è però arrivare.
  3. Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità. È pur vero che oggi esistono apparecchi acustici per sovvenire a questi problemi, ma è altrettanto vero che non tutti possono permetterseli, e quindi ben venga chi dimostra accortezza e sensibilità.
  4. Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti. È questo un atto caritatevole che dimostra affetto e vicinanza.
  5. Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza. Gli anziani, si sa, rappresentano la memoria storica, ed è bello e utile che le nuove generazioni apprendano sulla vita quotidiana del passato perché, se valutate con intelligenza e saggezza, possono aiutare per l’avvenire.
  6. Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti. Ascoltare come se fosse la prima volta è un atto di amore e carità. Ricordo quando lo facevo con mia mamma, non gli facevo assolutamente pesare il fatto che quel che stava dicendo era, magari, già la terza volta che lo diceva.
  7. Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto. Benedetti davvero. Ho visto, e vedo ancora, in una casa di riposo, anziani/e abbandonati e soli, e avvicinarsi a loro e stare un attimo con loro ti accorgi della “fame di affetto” che hanno.
  8. Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo. Ricalca il punto precedente. Persone che non sanno come trascorrere il tempo potrebbero fare visita a questi anziani soli e dimenticati.
  9. Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine. La solitudine, sicuramente uno dei peggiori accidenti che attanaglia una persona.
  10. Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza. Chi soffre ha bisogno di sentirsi qualcuno vicino, qualcuno che lo comprende, lo incoraggia, lo faccia sentire amato e non abbandonato a se stesso.
  11. Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita. È sicuramente attendere l’arrivo di quella “cartolina” con meno angoscia e più serenità.
  12. Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio. È questo un atto di massima carità. Una volta vi era l’accompagnamento verso il “treno per l’Aldilà”, oggi troppo spesso si muore nella solitudine. Che tristezza!

Questi sono le dodici affermazioni che ho trovato e che ho voluto qui riportare per un momento di riflessione; anche perché, parliamoci chiaro, un domani potrebbe toccare anche a noi, e allora quelle richieste ci risulterebbero care.

Pin It