Bontà, buonismo e ismi vari
Sentendo leggere la Parabola del Buon Samaritano, non ho potuto fare a meno di soffermarmi sull’aggettivo buono, e chiedermi: che cosa è la bontà?
Che cosa vuol dire essere buoni? Ritengo che la bontà sia un atto disinteressato compiuto per Amore, e che essere buoni significhi mettere in atto quell’atto.
Il Samaritano che, pur non conoscendo il malcapitato, si presta a portargli soccorso e a prendersene cura senza averne alcun tornaconto, ha messo in pratica un atto di sana bontà. Mi rendo conto che essere davvero Buoni, bi maiuscola, non è cosa semplice ma possibile. Due righe sopra ho usato il termine “sana bontà” perché alla mente si è affacciata quella parola che spesso, soprattutto in questo periodo, si sente nominare, e cioè “buonismo”. Questo suffisso “ismo”, che rappresenta spesso un concetto di eccesso, lo ritengo “non sano”,
poiché altera, esasperandola e deformandola, l’essenza genuina ed essenziale del termine originale. Per questo il buonismo è un’alterazione in negativo della bontà, perché esaspera l’azione, si mette in atto a prescindere che il risultato sia efficace, si sottovalutano le azioni finendo per ignorare il senso di giustizia, di vera carità, di vero bene per chi riceve l’azione; tra l’altro, a mio avviso, dannosa anche per chi la compie. Il buonismo porta all’annacquamento dei valori, che può avere conseguenze molto negative per la società.
Mi permetto un’escursione alfabetica degli “ismi” negativi che hanno condizionato, in peggio, la società. Tralascio termini come fascismo, nazismo, comunismo, perché tutti ne conosciamo i tristi effetti.
- ALLARMISMO – tutti siamo consapevoli di come un allarme esasperato porti a comportamenti irragionevoli.
- BULLISMO – il danno di un comportamento simile penso sia sotto gli occhi di tutti, sia per chi lo subisce sia per chi lo esercita.
- CAPITALISMO – ne siamo condizionati ogni giorno, l’eccessiva bramosia di possedere esaspera e tiranneggia.
- DISFATTISMO - operare per ostacolare, o distruggere, la riuscita di un’impresa diffondendo sfiducia e allarmismo.
- EDONISMO – è una concezione morale che identifica il bene col piacere sensibile, immediato. Concezione tuttavia discutibile.
- FETICISMO – adorazione esagerata per oggetti o persone che può portare a squilibri mentali.
- GARANTISMO – una garanzia esasperata ed eccessivamente pignola che, a volte, non è garanzia di vera giustizia.
- IMPERIALISMO – tendenza nefasta che ha prodotto sofferenze e danni a intere popolazioni.
- LIBERTARISMO – chi pretende di esercitare una libertà senza limiti, ignorando i diritti altrui.
- MAMMISMO – esagerata ricerca, anche in età adulta, del bisogno di protezione materna. (povere mogli con un marito così).
- NEPOTISMO – la mai persa abitudine di favorire parenti e amici in incarichi, posizioni di lavoro eccetera. Inevitabili atti ingiusti.
- OSTRUZIONISMO – volontà di intralciare un’attività singola o collettiva, sfruttando tutte quelle risorse che lo permettono.
- PATERNALISMO – atteggiamento che porta a concedere qualcosa limitando però le libertà. Parente del buonismo.
- QUALUNQUISMO – è il qualunquista, cui tutto va bene basta non prendere posizione – che poi si prende ugualmente nel non assumerla – Atteggiamento negativo che non produce frutti sani.
- RADICALISMO – chi vuol riformare alla radice, a volte senza tener conto di ciò che di buono già c’è.
- STATALISMO - tutto è dello Stato e accentrato a esso. Toglie la possibilità di esercitare le proprie capacità imprenditoriali, nel campo del lavoro, della famiglia, dei genitori, eccetera.
- TANGENTISMO – il nostro bel paese ne sa qualcosa; le tangenti sono ormai prassi consolidata. Tuttavia è una piaga da estirpare a fondo.
- UNILATERALISMO – la questione considerata solo da una parte, l’altra deve rassegnarsi. Una pecca che causa notevoli disagi.
- VOLGARISMO – è la volgarità inutile e sterile, che non serve neppure come letame. Purtroppo oggi è sempre più di “moda”, si sente ovunque. Ma….. è proprio necessaria?
Ho terminato questo brevissimo elenco, per chi volesse ricercare altri vocaboli, il dizionario offre la possibilità. Poiché però ho iniziato l’articolo parlando della Bontà, voglio chiuderlo ritornando al termine.
Ricordo molto bene quello che mi raccomandava colui che per me è stato il mio maestro morale e spirituale, quando mi diceva: ricorda di dire ai bambini/e nelle tue raccomandazioni, di essere buono piuttosto che essere bravo; perché? Perché la differenza è sostanziale, se sei buono, tendi a compiere azioni buone, il bravo – ricordiamoci i Bravi di Don Rodrigo nei Promessi Sposi – non è detto che sia anche buono, infatti, un ladro che riesce, ad esempio, a sfilarmi da tasca il portafoglio senza che io me ne accorga, è stato proprio bravo, ma non certo buono.
Sembra una raccomandazione da poco, ma a pensarci bene.........