L'Arcangelo Michele nell'Arte
Sappiamo, se non altro per averlo studiato a catechismo o per sentito dire, che vi sono tre Arcangeli, e precisamente Gabriele, Michele e Raffaele, di cui anche l'arte pittorica, ma non solo, si è voluta occupare. Con questi tre nuovi articoli voglio presentare ai lettori un breve excursus proprio su questi tre Arcangeli, presentandoli però uno alla volta e questa è l'occasione dall'Arcangelo Michele.
Con il termine Arcangelo si vuole identificare uno spirito celeste di grado superiore a quello dell'Angelo. Etimologicamente la parola va divisa in "Archi", che significa primo, capo e simili, e Angelo che significa nunzio, messaggero, quindi: primo e importante messaggero.
Il nome di Arcangelo Michele lo si trova nella lettera di Giuda, mentre nell'Apocalisse è citato come Angelo. Il suo culto lo si deve proprio al libro dell'Apocalisse tanto che, in altri scritti a lui dedicati, lo si vede non solo come combattente contro il demonio, ma anche come colui che ha il potere di vagliare le anime prima del Giudizio. Il suo nome significa "chi (è) come Dio?". La principale devozione è quella di invocarlo per una buona morte, ma è a partire dal V secolo che il suo culto si diffonde rapidamente in tutta Europa dopo l'apparizione sul Gargano in Puglia. La sua festa è il 29 settembre insieme con Gabriele e Raffaele.
San Michele Arcangelo nei dipinti
Vediamo adesso la sua rappresentazione nell'arte pittorica.
Un dipinto molto conosciuto, tanto che si sono stampate immaginette sacre che lo rappresentano, è il dipinto di Guido Reni che si trova a Roma nella Chiesa di Santa Maria della Concezione, dal titolo "L'arcangelo Michele vince Lucifero". Nel dipinto Michele appare in tutta la sua decisa maestà con la spada in mano che mira al demonio che si trova schiacciato a terra dal piede sinistro dell'arcangelo. Il paesaggio è scuro, si vedono bene solo grossi massi con vampe di fuoco che salgono dagli abissi, e il diavolo, non eccessivamente brutto e in forme antropomorfe, che cerca, non senza fatica, di rimettersi in piedi ma senza successo.
Un altro dipinto interessante è del pittore Gérard David dal titolo "Trittico di san Michele", e che si trova a Vienna nel Kunsthstorsches Museum. Qui l'arcangelo al posto della spada impugna una croce astile, che è quella che si vede spesso accanto all'altare e che viene onorata con l'inchino e l'incenso. Con la mano sinistra Michele impugna uno scudo su cui è impressa una Croce rossa su sfondo bianco, simbolo della Resurrezione di Cristo e che identifica la vittoria sul male e sulla morte. Alle spalle dell'arcangelo, e come sfondo, vi è la figura di Dio Padre e una schiera di angeli che combattono contro i demoni cacciandoli nell'inferno. Sotto i piedi di san Michele si possono osservare una serie di figure mostruose che rappresentano il demonio e il male che essi portano nel mondo per distruggerlo e con esso l'umanità. L'arcangelo appare avvolto da un grande mantello rosso e, nonostante i demoni appaiano da ogni dove, il suo volto appare serafico e sicuro.
Quello che vi presento adesso si trova nella Pinacoteca di Siena ed è datato prima metà del XVI secolo. L'autore è Domenico Beccafumi, uno dei primi manieristi toscani, e porta il titolo: "San Michele scaccia glia angeli ribelli". L'impatto visivo del dipinto è forte: gli inferi sono rappresentate come se fossero delle tetre prigioni che si perdono in labirinti senza uscita. Si nota la verticalità delle figure nel dipinto, in alto Dio Padre circondato dagli angeli a Lui fedeli, nel centro la figura dell'arcangelo Michele con la spada sguainata che combatte il malefico, e sotto i demòni che soccombono e precipitano nell'oscurità dell'inferno.
Un richiamo lo voglio dedicare a quei dipinti caratteristici dell'arte bizantina, dove l'arcangelo è preferibilmente rappresentato in abiti da dignitario di corte piuttosto che con indosso l'armatura, e con ali ben visibili.
Moltissime altri sono i dipinti che lo ritraggono, ma per ovvie ragioni mi devo fermare, lascio alle persone curiose allargarne la conoscenza.
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