Skip to main content

Giotto alla corte dei Visconti a Milano

  • Rossella Atzori

giotto ritrattoMilano, città d’arte e cultura, affonda queste sue peculiarità nell'epoca basso medievale, grazie alla ricchezza economica e a una relativa stabilità politica raggiunta con i Visconti prima e gli Sforza dopo, che proprio nell'arte, come era uso, hanno riconosciuto un potente mezzo di comunicazione e legittimazione del potere.

Se a Ludovico Sforza si deve il merito di aver chiamato a operare nel ducato il genio fiorentino Leonardo da Vinci (che vi soggiornò per due lunghi periodi: dal 1482 al 1499 e dal 1508 al 1514), ben poco si sa del passaggio a Milano di un altro grande della storia dell’arte, con il cui ingegno si è soliti riconoscere la nascita della storia della pittura italiana, fino allora ancora legata a un più freddo e statico bizantinismo. Circa un secolo e mezzo prima della venuta di Leonardo, infatti, un altro grande fiorentino lasciò le sue orme in terra lombarda: Giotto.

 La sua arte è considerata rivoluzionaria, perché grazie a lui le figure riacquistano il senso del volume e dello spazio ed esprimono i sentimenti umani, come da mille anni, ormai, non accadeva più. Un vero passaggio epocale, a cui la città di Milano non resta insensibile; sebbene il passaggio di Giotto sia stato solo una meteora, considerata anche la morte sopraggiunta poco dopo, la bottega che era al suo seguito ha profondamente rinnovato la cultura figurativa lombarda.

vanagloria-altichiero-giottoGiotto arriva a Milano al termine di un lungo peregrinare, dopo essere stato ad Assisi, Rimini,Padova, dopo un lungo soggiorno presso la corte di Roberto d’Angiò a Napoli e l’ultimo rientro a Firenze. Ha quasi 70 anni quando, nel 1335, il signore della città Azzone Visconti (?, 1302 – Milano, 1339) lo chiama per decorare il suo palazzo, il broletto vecchio (ora conosciuto col nome di Palazzo Reale), e altri monumenti.

Concordano nel riportare la notizia del soggiorno milanese le cronache fiorentine di Giovanni Villani (scritte tra il 1330 e il 1340), quelle milanesi di Galvano Fiamma (1333 – 1344, anno della sua morte), i Commentari di Lorenzo Ghiberti (1452 – 55) e le Vite del Vasari (1550 e 1568).

Nel Palazzo Ducale dovette dipingere la Sala delle Udienze, con figure di eroi e condottieri della mitologia pagana e della storia cristiana, immortalati nei due cicli della Gloria Mondana (o Vanagloria) e del Trionfo della Fama.

La Gloria Mondana è un soggetto iconografico molto diffuso nelle corti dell’epoca, già realizzato dallo stesso Giotto a Padova per Enrico degli Scrovegni. Si è proposto (Gilbert) di ricostruire l’affresco perduto con l’ausilio iconografico dei frontespizi di due manoscritti del De Viris Illustribus di Petrarca, unanimemente considerati di Altichiero, il cui modello potrebbe essere verosimilmente stato l’affresco milanese.

Nel Trionfo della Fama, invece, Azzone doveva apparire tra i principi cristiani. Il Fiamma, nel 1342, descrive i dipinti, in cui Azzone è tra i più illustri principi del mondo dei gentili: Enea, Ettore, Ercole, Attila e Carlo Magno. Fatto abbastanza curioso è che Giotto, per la prima volta, tragga ispirazione dal mondo classico. Questo probabilmente perché, come era già successo a Napoli, l’ambiente di corte e le necessità celebrative richiesero l’adozione di un nuovo linguaggio, e si rese necessario un adeguamento dei modi espressivi ai gusti viscontei, attenti alla moda francese. Giotto si spense poco dopo, l’8 gennaio del 1336, a 70 anni di età.

chiaravalleDi questi affreschi, purtroppo, nulla è rimasto; non solo per l’incuria del tempo ma, da ultimo, per la trasformazione del Palazzo ad opera del Piermarini, alla fine del Settecento. Per testimonianze giottesche dobbiamo rifarci ai resti degli affreschi dell’attigua chiesetta di San Gottardo in Corte (la grande Crocifissione, riscoperta nel 1929 alla base del campanile e oggi all’interno della chiesetta), dell’Abbazia di Viboldone e di Chiaravalle.

L’anno prossimo, in occasione di Expo 2015, il Comune di Milano dedicherà una delle grandi mostre in programma a Palazzo Reale proprio al rivoluzionario maestro fiorentino (luglio – settembre 2015).

Pin It