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DE CHIRICO A PALAZZO REALE

In corso a Palazzo Reale di Milano la grande mostra su Giorgio De Chirico che corona le celebrazioni internazionali dedicate a uno dei più geniali e controversi protagonisti dell’arte del ventesimo secolo.

mostra-de-chirico-palazzo-reale-milanoL’esposizione, grazie ad opere provenienti dai principali musei internazionali tra cui il il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate Modern di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, The Menil Collection di Houston, collezioni private e Musei Italiani come la Pinacoteca di Brera, il Museo del Novecento di Milano, il MART di Rovereto, la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim di Venezia, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, narra l’eccezionale vicenda artistica del Pictor Optimus nei suoi aspetti più straordinari.

Quando si parla di Giorgio De Chirico si pensa inevitabilmente alla metafisica, al rimando della solitudine, delle piazze italiane e del silenzio trasfigurato nei suoi dipinti; oppure si fa riferimento

ai corpi umani che diventano manichini e al gioco insensato di oggetti che apparentemente non hanno nessuna correlazione fra loro.

Giorgio De Chirico nasce il 1880 in Tessaglia, precisamente a Volos.

Nel 1900 viene iscritto al Politecnico di Atene, un fermento di voci e di talenti. Nel 1907 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera che per l'artista rimane una caricatura della Grecia che ha frequentato.

Le piazze italiane e la Grecia, un binomio indissolubile tanto che l'Italia è la meta tanto agognata di quella classicità ellenica riproposta nei suoi dipinti.

Nel Centauro morente (1909) ripropone un centauro che cade, forse per ricordare il padre che lo ha reso orfano troppo presto. Dell'educazione sua e del fratello, se ne occuperà la madre.

Il Ritratto della madre (1911) raffigura la persona forte e determinata nel seguire gli studi suoi e del fratello, Andrea De Chirico, artisticamente conosciuto come Alberto Savinio. Quest'ultimo non rappresenta solo un fratello, ma anche un compagno di studi, un artista anch'esso, poliedrico e acculturato.

La partenza degli Argonauti (1909) si riferisce proprio a questa solidarietà ,dipingendo Castore e Polluce, insieme amici e fratelli che si stimano e si amano.

L'enigma di una giornata (1914) ripropone tutti gli elementi della metafisica: un monumento, una ciminiera, un portico, una torre e un treno in corsa. La solitudine e la classicità, il silenzio e le ombre che si affastellano senza però interrompere i pensieri dello spettatore, sono gli elementi cardine della pittura dell'artista: tutto questo convoglia il sentimento di chi vede il quadro, a una certa solennità, anche per i rimandi tutti italiani, quasi rinascimentali, e ellenici.

A Ferrara, alla Villa del Seminario, un ospedale psichiatrico , conosce Carlo Carrà e ufficializza le ricerche pittoriche che andranno a chiamarsi “metafisica”nel modo più assoluto.

L'incertezza del poeta (1913) ripropone un busto classico e un cesto di banane, forse con un ritorno erotico oppure rimanda all'impresa coloniale in Libia da parte dell'Italia.

Il figliol prodigo (1922) è un'intesa fra il figlio, un manichino leggero, e il proprio padre , una statua monolitica; si tratta di un abbraccio fra figure diverse che però riescono comunque a toccarsi fisicamente , facendo trasparire l'intesa assoluta e indissolubile fra padre e figlio.

Ettore e Andromaca (1924) invece è l'amore più puro fra Ettore e sua moglie Andromaca, due manichini. Il panneggio ricco cromaticamente e scultoreo di Andromaca ricorda la pittura di Raffaello.

De Chirico dunque riesce a interpretare come un poeta la classicità e il rimando a qualcosa che va oltre i rapporti logici in quanto tali. Ripropone il suo sentimento e la sua nostalgia per qualcosa di classico, per la sua Grecia precisamente, la nazione dove è nato, mantenendo però il sublime e la classicità, caratteristiche italiane, della sua famiglia d'origine.

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