Chiesa di Santa Maria Segreta a Milano
Un esempio di ricostruzione novecentesca di una chiesa storica: Santa Maria Segreta
Nel bel mezzo del più notevole quartiere residenziale di Milano, all'angolo tra Piazza Tommaseo e le vie Ariosto e Mascheroni, sorge la chiesa di Santa Maria Segreta, forse il più interessante caso milanese di “ricostruzione” in nuovo luogo di un edificio sacro. Occorre prima fare una premessa: la chiesa altro non è che la ricostruzione (con alcune modifiche) dell’antico edificio omonimo, in origine situato tra il Cordusio e l’inizio di Via Meravigli, progettato nel Settecento da Giulio Galliori ma di gusto ancora barocchetto. Al nuovo edificio venne giustapposta, a fine lavori, la facciata smembrata della chiesa di San Giovanni alle Case Rotte, proveniente dall'area di Piazza Scala e unico resto dell’edificio, progettato da Francesco Maria Richini e demolito (costringendoci, tra l’altro, alla perdita degli affreschi, capolavoro settecentesco di Pietro Gilardi e di Francesco Castelli) per fare spazio alla nuova strada di collegamento tra l’area antistante il Municipio e Piazza San Babila.
Il legame tra la prima Santa Maria Segreta e la borghesia che abitava la zona circostante era molto solido, ma, quando tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, l’area fu interessata dai lavori che portarono alla demolizione del tessuto di case per fare posto alla nascente piazza Cordusio e ai monumentali palazzi di Luigi Broggi, le famiglie dovettero abbandonare la zona per trasferirsi in un nuovo quartiere creato ad hoc al di là di Porta Vercellina, costituito quasi esclusivamente di palazzi signorili eclettici e liberty: pertanto, in questo nuovo tessuto urbano, le famiglie borghesi appena giunte nel quartiere pensarono: “La nostra chiesa viene con noi”. Nasce così l’attuale Santa Maria Segreta. L’antica chiesa fu demolita nel giugno del 1910 e, appena due anni dopo, iniziarono i lavori di costruzione del nuovo edificio, a immagine e somiglianza del precedente, su un progetto affidato all'architetto Augusto Brusconi. L’opera fu condotta a termine, dopo varie vicissitudini e difficoltà economiche, anche legate alla Grande Guerra, nell'ottobre del 1924, quando, il giorno 18, la chiesa venne inaugurata dopo la giustapposizione della fronte di S. Giovanni. La nuova Santa Maria Segreta ha, oggi, un carattere scenografico, innanzitutto per il suo orientamento in diagonale, ma anche per la quinta prospettica che segna sulla prospiciente Piazza Tommaseo. In realtà Brusconi realizzò il criterio di verosimiglianza alla vecchia chiesa solo all'interno e nella planimetria a una sola, grande navata, con transetti e presbiterio absidato, mentre all'esterno ne potenziò la monumentalità per conferirne risalto scenografico.
La facciata è molto più decorata della precedente, con statue e nicchie, e richiama l’enfasi decorativa di S. Alessandro, mentre i due campanili laterali sono una soluzione del Brusconi puramente in chiave ornamentale, di reminiscenza romana, ma che sostituiscono il vecchio, alto campanile a cipolla svettante sulla zona Cordusio. A conferire ancor maggiore importanza all'edificio contribuisce anche l’inserimento della facciata a due ordini corinzi di San Giovanni alle Case Rotte sul transetto ovest, rivolta a Via Ariosto (oggi è l’ingresso dell’omonimo cinema), che ricorda molto la soluzione del portale della Ca’Granda. L’interno della chiesa ricevette anche alcune opere d’arte dalla chiesa di San Vittore al Teatro, demolita per fare spazio a Piazza degli Affari, come gli angeli musici luineschi nel battistero, ma ciò che spicca sono gli arredi provenienti dalla chiesa precedente, dall'Incoronazione della Vergine, tavola del 1492 di scuola napoletana, al busto della Vergine di ambito campionese (XIV secolo) e ai pulpiti neoclassici del Canonica. Nuova fu invece la decorazione, affidata ad artisti, come Luigi Morgari, che si affermarono come decoratori tra fine XIX e inizio XX secolo. Una curiosità, in conclusione: Pasolini girò, su piazza Tommaseo, alcune scene del film Teorema (1968), nelle quali inquadrò la chiesa come luogo d’incontro tra gli studenti e le studentesse della buona borghesia, a riprova del legame tra l’edificio, il quartiere e i suoi abitanti.
Stefano Malvicini
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