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Milano quando piove: lotta per la sopravvivenza

pioggia milano pixMilano città pulita, ma la pioggia no!

Strano ma vero, la pioggia pulisce l’aria scrollandoci però lo sporco addosso, e così quando piove mi ritrovo la mantella, il telo copri passeggino e gli ombrelli ricoperti di una patina di polvere nel momento in cui si sono asciugati (e devo quindi ripassarli con lo straccio).

Ovvio, non ce l’ho con la pioggia, scherziamo? anzi, ben venga a farci respirare invece che boccheggiare; e non ce l’ho neanche con Milano, che si ingegna come può ad arginare la situazione istituendo un’Area C, allestendo un servizio di biciclette BikeMi, riproponendo le domeniche-a-piedi.

Immagino che ogni città costipata di traffico e condomini da riscaldare si ritrovi alle prese con lo stesso problema. Mi viene solo da ironizzare sul detto: finalmente anche la città si pulisce!

Utopia: le stesse strade si trasformano in fiumi che dirottano ai tombini qualsiasi cosa si trovi lungo il loro corso, intasandoli così di foglie e immondizia, e diventa indispensabile girare con gli stivali di gomma alti, molto alti (per affrontare senza timore i sadici automobilisti, che come bambini si divertono ad entrare nelle pozzanghere con le ruote, noncuranti dei passanti e alzando onde anomale da fare invidia a qualsiasi surfista.

Sui marciapiedi si procede solo in fila indiana, perché gli ombrelli sono più ingombranti di quelli da spiaggia, le impalcature che puntualmente costellano la città impongono di chiuderli per passare, i balconi e cornicioni sono inesistenti e non ci si riesce a riparare sotto.

E la ciliegina sulla torta si presenta in quattro ruote: provate a spostarvi sotto il diluvio universale con un passeggino da spingere, una mano per tenere aperto l’ombrello (perché il cappellino impermeabile a volte non è sufficiente) e i marciapiedi insormontabili perché puntualmente le discese agli angoli non ci sono, e se ci sono comunque lasciano un dislivello spesso neanche troppo insignificanti, oppure sono bloccate da qualche auto parcheggiata in divieto!

Ma possibile? Io devo inzupparmi come un biscotto nel caffellatte, solo perché tu col tuo SUV non puoi fare 2 metri sotto l’acqua? Io devo fare le contorsioni per non investirti con la carrozzina mentre tu scocciata mi lanci un’occhiata perché sì, hai monopolizzato il marciapiede con le tue amiche ma avete finito, che diamine, un attimo di pazienza, no?

E che dire di te povera ciclista, che per dare il tuo contributo ecologico ti scapicolli con la bici sotto il sole e la pioggia e che rischi ad ogni incrocio di essere investita, inforcata, spodestata dalla sella perché con la pioggia la visibilità diminuisce, ma bisogna lo stesso andare agli 80 km/h e intanto telefonare passandosi intanto una mano di lucidalabbra.

Per non parlare del momento in cui si arriva a casa e si scopre di avere zavorra puzzolente sotto i piedi, da addebitare ai padroni di cani che causa pioggia-che-lava-via-tutto mica si mettono a raccogliere i pacchetti-regalo abbandonati dai loro cuccioli per strada per strada (e quando non piove che scusa arrecherebbero a discolpa della loro mancanza di educazione civica nonché rispetto altrui?).

Ultima, ma non meno irritante conseguenza della pioggia in città, le finestre: una volta a casa si guarda fuori per constatare soddisfatte il superamento della prova, ma si vede un mondo a strisce polverose: no, anche i vetri da pulire no!

Cara pioggia, la prossima volta che passi da Milano aspetta un attimo che prima le si dà una bella lavata, e ci si corazza per la lotta alla sopravvivenza.

Chiara Collazuol

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