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Milano nascosta: l’anfiteatro romano

anfiteatro romano milano 1In via Edmondo de Amicis, al numero 17, presso la Cerchia dei Navigli, c’è un piccolo tesoro nascosto di Milano, una preziosa area verde con al suo interno quello che rimane dell’Anfiteatro Romano.

Il parco dell'Anfiteatro o il Parco Archeologico dell'Anfiteatro Romano ex Parco dei Cervi è stato inaugurato nel 2004, ma rimane del tutto sconosciuto al grande pubblico, come pure l'Antiquarium di Milano Alda Levi, dove è posta la stele di Urbicus, datata al III secolo, su un noto gladiatore locale.

Il Parco, ideato dalla Soprintendenza Archeologica dopo un accordo con il Comune di Milano, con l’uso di fondi ministeriali, è collocato dove un tempo si trovava il grande anfiteatro romano a pianta ellittica, che venne raso al suolo nel V secolo, lungo 155 metri e largo 125 e poteva ospitare fino a 35 mila spettatori.

Nel Parco ci sono i resti delle fondazioni, emersi durante gli scavi archeologici avviati nel 1931 e durati fino agli anni  oltre al museo che spiega la storia, ospitato in un ex-convento di monache domenicane, tra la chiesa di Santa Maria della Vittoria e l'area archeologica vera e propria.

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Dall'ingresso del parco, nella Chiesa di Santa Maria Vittoria, una strada pavimentata conduce al sito degli scavi, mentre sul lato di via Arena c’è un terrapieno che ricorda lo storico tracciato ellittico dell’anfiteatro.

L'anfiteatro aveva la stessa grandezza dell’Arena di Verona ed era utilizzato per i giochi gladiatori, i combattimenti, detti in latino munera e per le venationes, quegli scontri tra i gladiatori e gli animali oppure uomini mascherati da animali, tigri, leoni, orsi, coccodrilli, rinoceronti e altri ancora.

Spesso queste venationes erano così attese da trasformarsi in esecuzioni di condannati, dette damnationes ad bestias, che finivano con i cadaveri dei condannati fuori dall’arena, sorvegliati da inservienti mascherati da Caronte, personaggio mitico che scorta le anime nell'aldilà, fino alla porta Libitinaria, che prende il suo nome da Libitina, antica dea italica della morte.

In alcuni casi erano offerte naumachie, cioè spettacoli con battaglie navali, dove l’arena era allagata con l'acqua del vicino corso della Vetra o Vettabbia, il canale che raccoglieva le acque del Seveso.

Caduto in rovina a causa dei cristiani locali, che avevano osteggiato a lungo i giochi, l'anfiteatro divenne una cava di pietre per nuovi edifici, e nel IV e V secolo venne usato per la basilica di San Lorenzo, dove ancora oggi ci sono splendidi frammenti di capitelli, sedute e scalini, mentre i suoi conci divennero parte delle storiche mura della Milano medievale e rinascimentale. 

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