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Verdi: Jèrusalem, Luisa Miller e Simon Boccanegra

viva verdiContinuando il nostro viaggio nella musica di Verdi, esaminiamo tre opere che affrontano, anche se ambientate in luoghi diversi per contesto storico, i difficili rapporti tra generazioni diverse.

La prima è Jèrusalem, Grand Opera in quattro atti, su libretto di Temistocle Solera tradotto da Royer e Vaez, rifacimento francese di I Lombardi alla Prima Crociata. La prima rappresentazione avvenne il 26 novembre 1847 all’Opéra National di Parigi.

I protagonisti sono: Gaston – Il conte di Tolosa – Roger, fratello del conte – Hélène, figlia del conte – Isaure – Adhemar – Raymond - Un soldato - Un araldo -L'Emiro di Ramla - Un ufficiale dell’Emiro

Trama:

L’azione è fra Tolosa e la Palestina tra il 1095 e il 1099. Poco prima di partire per la Palestina, il conte di Tolosa decide di porre fine ai vecchi rancori concedendo la mano della figlia Hélène a Gaston. Ma Roger, il fratello del conte, preso dall’odio decide di uccidere Gaston, ma per errore ferisce al suo posto il conte di Tolosa, condannando quindi all’esilio Gaston, da tutti ritenuto colpevole. Quattro anni dopo Roger, diventato eremita in Terrasanta per redimersi dalle sue colpe, ritrova il fratello, che guida l’esercito crociato, e decide di aiutarlo per salvare Hélène, che è stata fatta prigioniera dagli Arabi mente era alla ricerca dell’amato Gaston. I due giovani vengono salvati ma il conte, ancora convinto che Gaston abbia tentato di ucciderlo, lo condanna a morte. Ma Roger, preso dai rimorsi per quello cha ha fatto, fa fuggire l’antico rivale, che si unisce ai Crociati nella battaglia per Gerusalemme. Al termine dello scontro Roger, ferito mortalmente, confessa le sue colpe al fratello, che lo perdona e si riconcilia con Gaston.

Dalla scena Quarta, atto Secondo:

 

CORO: 

Mio Dio! Osserva le nostre miserie!

Sperduti in questi deserti,

divorati dalla sete,

non saremo liberati

dai soldati crociati nostri fratelli?

Ahimè! Ahimè!

Oh mio Dio!

La tua parola è dunque vana?

E questo luogo

porrà termine alla nostra pena?

Delle forre

ovunque l’onda è disseccata,

e ricercata,

ci scivola fra le mani.

Le nostre disgrazie

hanno superato la nostra colpa.

Nei nostri cuori

Fa’ rinascere la speranza.

Degnati finalmente

di darci un segno della tua potenza:

verso la Francia

schiudici un cammino.

Suolo natale!

Oh patria! Oh fonti!

Puro cristallo

delle nostre sorgenti lontane!

Cielo tanto dolce!

Freschi rifugi delle vecchie querce!

Morremo, senza neppure

un sepolcro, lontano da voi?

Noi moriamo,

maledicendo la miseria

e la terra

dove per te soffriamo.

Ah! Fa’ finalmente

rinascere la speranza:

verso la Francia

schiudici un cammino.

 

La seconda è Luisa Miller, melodramma tragico in tre atti, su libretto di Salvatore Cammarano, dalla tragedia Intrigo e amore di Schiller. La prima rappresentazione avvenne l’'8 dicembre 1849 al Teatro San Carlo di Napoli.

I protagonisti sono: Il vecchio soldato in ritiro Miller – Luisa, sua figlia – Il conte di Walter – Rodolfo, suo figlio – Federica, nipote di Walter – Wurm, castellano del conte – Laura – Un Contadino.

Trama:

L’azione si colloca in Tirolo all’inizio del XVIII secolo. Luisa, figlia del vecchio Miller, è innamorata dal giovane Carlo, che in realtà è Rodolfo, figlio del conte di Walter e promesso sposo alla contessa Federica. Il castellano Wurm, desideroso di sposare Luisa, obbliga la ragazza con un ricatto a scrivere una lettera in cui afferma di lasciare Rodolfo per sposare il castellano. Sentendosi tradito, Rodolfo decide di vendicarsi e avvelena se stesso e Luisa con un veleno. Ormai prossima alla morte, Luisa rivela la verità a Rodolfo, che la perdona e uccide Wurm, prima di morire abbracciato alla donna amata.

Dalla scena Settima, atto Secondo:

 

RODOLFO:

Quando le sere al placido    

chiaror d'un ciel stellato,

meco figgea nell'etere

lo sguardo innamorato,

e questa mano stringermi

dalla sua man sentia...

Ah!... mi tradia!...

Allor, ch'io muto, estatico

da' labbri suoi pendea,

ed ella in suon angelico,

"Amo te sol" dicea,

tal che sembrò l'empireo

aprirsi all'alma mia!...

Ah!... mi tradia!...

 

La terza è Simon Boccanegra, opera in tre atti e un prologo, su libretto di Francesco Maria Piave, poi rivisto da Arrigo Boito nel 1881, tratto dal drammadi Garcia Gutièrrez. La prima rappresentazione avvenne il 12 marzo 1857 al Teatro La Fenice di Venezia.

I protagonisti sono: Amelia Boccanegra – Gabriele Adorno – Simon Boccanegra, doge di Genova – Jacopo Fiesco – Paolo Albiani – Pietro – Un capitano.

Trama: 

L’azione è posta a Genova e nelle sue vicinanze nel XIV secolo. Il corsaro Simon Boccanegra, grazie all’aiuto dell’amico Paolo Albiani, viene eletto nuovo doge di Genova, al posto del suo nemico Jacopo Fiesco, che lo odia perché ha sedotto e abbandonato la figlia Maria, morta per il dolore. Venticinque anni dopo Boccanegra ritrova la figlia Amelia, che era stata rapita poco prima della sua elezione, ma ignora che il conte Grimaldi, padre adottivo della ragazza, è in realtà l’odiato Fiesco, che è a capo di una congiura contro di lui assieme al giovane nobile Gabriele, innamorato di Amelia. Quando Paolo, invaghito di Amelia, organizza il suo rapimento per sposarla, il Doge scopre che il suo vecchio amico ha organizzato tutto allo scopo di far scoppiare una rivolta tra i genovesi e lo condanna a maledire il responsabile del complotto, cioè se stesso. Ma la vendetta di Paolo non si fa attendere; infatti somministra un veleno al Doge, poi cerca di convincere Gabriele che Amelia è l’amante di Simon. Ma il Doge rivela a Gabriele la verità sul rapporto che lo lega alla figlia, ottenendone in cambio l’aiuto per fermare i patrizi insorti. Con la sconfitta di Paolo e il ritrovamento della figlia perduta ormai non vi sono più motivi di odio tra Boccanegra e Fiesco, e il Doge muore sereno, nominando Gabriele come suo successore.

Dalla scena Quinta, Prologo:

FIESCO:

A te l'estremo addio, palagio altero,
Freddo sepolcro dell'angiolo rnio!...
Né a proteggerti io valsi!... Oh maledetto!...
E tu, Vergin, soffristi
Rapita a lei la verginal corona?...
Ma che dissi!... deliro!... ah mi perdona!
Il lacerato spirito
Del mesto genitore
Era serbato a strazio
D'infamia e di dolore.
Il serto a lei de' martiri
Pietoso il cielo diè...
Resa al fulgor degli angeli,
Prega, Maria., per me.

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