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Emergenza Coronavirus: l’Unione Europea ci sta aiutando? Un esperto ci risponde

carmine pacenteIn un momento storico così delicato, dove siamo chiusi nelle nostre case bloccati dal Coronavirus, continuamente assediati dalle notizie di cronaca, abbiamo la sensazione che l’Unione Europea sia lontana e che i paesi vicini non ci stiano aiutando.

Cerchiamo di capire quello che sta accadendo a livello europeo, con l’intervento di Carmine Pacente.

Chi è Carmine Pacente e  di cosa ti occupi?

Dal 2016 sono consigliere comunale e presidente della Commissione politiche europee del comune di Milano. Dal 2019 sono Presidente del Dipartimento Europa di ANCI Lombardia e dal 2020 Membro del Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles. Siedo nella Commissione COTER (Coesione territoriale, bilancio europeo e fondi strutturali). Da 16 anni mi occupo professionalmente di politica di coesione e fondi europei presso amministrazioni locali e centrali dello Stato.

Come mai non esiste un protocollo comune di prevenzione per affrontare una pandemia come il Coronavirus? in altri termini, perché non esiste una sanità europea in comune?

La salute pubblica e la protezione civile sono competenze largamente nazionali e non europee. All'Unione europea viene dato dai trattati solo il compito di sostenere, coordinare o completare l’azione degli stati membri. Lo dice chiaramente l’articolo 6 del Trattato sul funzionamento della UE. Ovviamente non sono d’accordo con questa impostazione ma gli Stati nazionali hanno sempre preferito non dare poteri reali all'Unione europea su temi così decisivi. Così come in altri settori chiave, lamentano soltanto l’assenza europea quando conviene, per giustificare le loro mancanze. Ma è solo ipocrisia.

L’Italia è stata lasciata sola dall'Europa?

Da molti Stati europei si; dalle istituzioni europee, e in particolare dalla Commissione europea, no. Lo dicono i fatti.

L'Europa sta trattenendo per se tutti i presidi sanitari e le proprie forze in attesa che lo tsunami arrivi. Concordi che è mancato lo spirito solidale, forse per timore che l’epidemia arrivasse in altri paesi?

Ripeto. Da molti Stati nazionali si. Dalla Commissione europea no. Facciamo un esempio su un tema molto caldo: le mascherine. L’Italia aveva chiesto alla Commissione europea di avere mascherine. La Commissione europea che aiuta l’Italia, ha attivato il meccanismo di protezione civile europeo. Ha chiesto cioè agli Stati membri di mandare mascherine al nostro Paese. Gli Stati non hanno accolto l’invito. E per sbloccare la situazione, la Commissione europea ha dovuto utilizzare gli strumenti del mercato unico (ambito nel quale ha più poteri rispetto al tema della Salute) per spingere alcuni Stati (anche la Germania) a modificare i loro provvedimenti. Vorrei anche ricordare che la Commissione ha deciso di destinare fondi europei alla ricerca per il vaccino contro il corona virus.

Uno degli obiettivi dell’Unione europea è rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri; cosa è stato fatto da subito a favore dell’Italia?

La Commissione europea ha accolto le richieste del governo italiano prima della infelice e dannosa conferenza stampa della presidente della BCE Lagarde e della successiva nota del Quirinale. Infatti la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, aveva già inviato un videomessaggio direttamente agli italiani, per annunciare che la Commissione avrebbe dato massimo sostegno al nostro Paese. E così è stato. Nella conferenza stampa del venerdì (ovvero 2 giorni dopo) ha messo nero su bianco le sue proposte. Si tratta di molte proposte che qui non possiamo sintetizzare. Rispetto al tema specifico della coesione che mi ha chiesto con la sua domanda mi limito a ricordare l’iniziativa di investimento in risposta al corona virus. Con questa iniziativa, in sintesi, la Commissione propone di destinare 37 miliardi di euro della politica di coesione europea alla lotta al corona virus. La proposta è di abbandonare l’obbligo di chiedere agli Stati membri, per quest’anno, di rimborsare i prefinanziamenti non spesi per i fondi strutturali. Questo importo è di 8 miliardi di euro provenienti dal bilancio europeo, che gli Stati potranno utilizzare per integrare i 29 miliardi di euro di finanziamenti strutturali in tutta l’Unione europea. Ciò aumenterà gli investimenti nel 2020, per anticipare l’uso di 40 miliardi di finanziamenti dei programmi della politica di coesione europea del periodo 2014-2020. La Commissione ha chiesto al Parlamento e al Consiglio di approvare subito la proposta, in 2 settimane. Il meccanismo è stato subito criticato in Italia, come ogni proposta che arriva da Bruxelles in questo momento. In realtà, alcuni effetti distorsivi sono reali, soprattutto relativamente agli 8 miliardi. Ma, sic rebus stantibus, era probabilmente il meccanismo più rapido da adottare.

Vi è poi la proposta di estendere l’ambito di applicazione del Fondo di Solidarietà dell’Unione europea, includendo la crisi della sanità pubblica. Per il 2020 sono disponibili fino a 800 milioni di euro. Il Fondo europeo di adeguamento alla Globalizzazione ha invece a disposizione fino a 175 milioni di euro per sostenere lavoratori licenziati e autonomi.

La sospensione del patto di stabilità è sufficiente?

Come dicevo le proposte della Commissione europea e della Presidente Von der Leyen sono numerose. Tra queste, la massima flessibilità del patto di stabilità e della disciplina per gli aiuti di Stato sono state subito garantite, proprio a seguito della richiesta italiana.

Torniamo per un attimo alla Lagarde. Le sue dichiarazioni sono state altamente lesive nei confronti dell’Italia, con ripercussioni pesanti fino al 17% di perdita in borsa? Si tratta di una semplice gaffe ?

Gaffe di sicuro, Semplice non direi visto quanto è costata ai mercati. Una conferenza stampa infelice e dannosa, che ha lasciato i mercati nel caos, ha “oscurato” il messaggio positivo e costruttivo della Presidente Von der Leyen nei confronti dell’Italia e degli italiani, e ha scatenato un pericolosissimo sentimento antieuropeo in molti settori della pubblica opinione, in maniera trasversale. La parola chiave è fiducia. Mentre la Von der Leyen alimentava fiducia, con le sue parole e le sue azioni; la Lagarde ha alimentato sfiducia. L’indomani vi è stata una rettifica della BCE, attraverso le parole del suo capo economista ma non ci sono attenuanti: il danno era stato fatto.

Riusciamo a formare uno spirito comunitario e un vero senso di appartenenza europeo?

Io sono un europeista convinto. Anzi, molto di più e a questo sogno ho dedicato tutto il mio impegno professionale prima e istituzionale ora. E soprattutto vi ho concentrato tutta la mia passione. Ciò mi impone di essere sincero e di dire come la penso, fuori da ogni retorica o tornaconto elettorale che non mi interessa. Così non può andare. L’egoismo degli stati nazionali, nessuno escluso, ha prevalso in questa prima fase dell’emergenza. E’ sotto gli occhi di tutti. Aggiungo però che la Commissione europea e la Presidente Von der Leyen hanno lavorato fortemente per convincere gli Stati nazionali ad assumere comportamenti solidaristici. A volte ci sono riusciti spesso no. Riusciremo a costruire un vero spirito europeo mi ha chiesto? E’ difficile con queste premesse ma è necessario. Dobbiamo farlo. Ripeto, dobbiamo farlo. E’ una ragione ed è un obiettivo talmente importante, per il quale vale la pena impegnarsi in politica e nella società. E dobbiamo farlo anche a costo di perdere. Lo dimostra anche l’emergenza del corona virus che dilaga in tutti i Paesi. La nostra generazione deve riuscire dove i nostri padri hanno fallito. Costruire davvero l’Europa perché serve per affrontare, insieme, le sfide più grandi di noi.

E’ disponibile a tornare a trovarci?

Con molto piacere.

Ringrazio Carmine per averci fornito un quadro chiaro e lucido dell’attuale scenario e attendiamo i prossimi passaggi europei per capire gli impatti sull'Italia.

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