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NaPa, un nuovo distretto milanese tra locali e perle di Storia e Arte

Negli ultimi giorni, si è accennato a un nuovo distretto milanese, convenzionalmente chiamato NaPa, situato lungo il Naviglio Pavese. Percorrendolo, si scopre che questa zona è anche ricca di attrazioni e di chicche storico-artistiche.navigli milano pix

NaPa è un curioso acronimo con cui, a scopi di marketing, alcuni tra i locali della zona hanno voluto ribattezzare questo nuovo distretto in affinità con quello più noto di NoLo, situato dalla parte opposta della città. Si parte da Viale Liguria, punto di transito delle linee circolari filoviarie e cerniera con la prima parte del Naviglio Pavese, che si estende fino alla Darsena, e che si è sempre connotata come una delle più “movidare” zone di Milano. Qui si trova la Conchetta, la prima tra le chiuse che regolano il passaggio dell’acqua nel Naviglio, costituita da due canali paralleli e dove l’acqua fa un salto di quasi due metri. Il percorso inizia proprio da qui, a ridosso dei nuovi palazzi della NABA di Via Darwin e della vecchia osteria che ha preso il nome dalla chiusa.

Scendendo verso Sud, da Viale Liguria, si passa sotto il ponte ferroviario in ferro su cui viaggiano i treni della linea S9 e che, oggi, è anche un colpo d’occhio pubblicitario, visti i grandissimi cartelloni qui piazzati appositamente per la posizione strategica del luogo. Oltrepassato il ponte, si ha la sensazione di essere già fuori Milano, in una dimensione meno cittadina tenuta insieme dal Naviglio Pavese.

Questo canale, inizialmente pensato nel ‘400 ma portato a termine solo nell'800, ha una storia decisamente più contrastata e meno nobile del suo omologo vigevanese, su cui viaggiavano le chiatte cariche di marmo per la Fabbrica del Duomo, tanto che il suo primo tratto, da Pavia a Binasco, venne chiamato Navigliaccio. Il Naviglio Pavese come lo vediamo oggi è frutto degli interventi realizzati da Giuseppe Meda a fine ‘500, proseguiti nei primi anni del XVII secolo sotto il conte di Fuentes e, infine, portati a termine ai primi del XIX secolo. In questo primo tratto, molti sono i locali di tendenza: spicca il ristorante dello chef stellato Claudio Sadler, ma è degno di nota anche Distreat, con la cucina ospitata nella casa padronale di un vecchio deposito di riso, dove, oggi, trova sede un’agenzia di comunicazione.

E poi c’è Cantina Urbana, una delle più note enoteche della città, così come, alle sue spalle, l’Osteria Grand Hotel, con un bellissimo cortile interno corredato di un pergolato e di un glicine: questo locale, un tempo, era una balera, simile a quella, più nota, dell’Ortica. Questo primo tratto è caratterizzato da vecchi fabbricati riadattati, come quello, sulla destra, dove, pare, sia stato fabbricato Pippo, l’aereo che avrebbe dovuto avvistare i bombardieri alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche da palazzi riqualificati tramite la Street Art, come quello che ospita Cantina Urbana, ex sede dell’azienda Sacofgas e decorato dall’argentino Elias Chali con un’opera di denuncia nei confronti dei vandalismi che colpiscono le opere d’Arte. E questo palazzo balza subito all'occhio, camminando lungo il Naviglio, per la sua facciata multicolore che, effettivamente, trasmette anche un po' di allegria!

Superato il cavalcavia di Via Giovanni da Cermenate, l’edilizia, su entrambe le sponde del Naviglio, è popolare. Sulla destra, i casermoni anni ’60 del quartiere Torretta, che i milanesi conoscono come “dei Promessi Sposi” per via della toponomastica delle strade, tutte legate ai personaggi del capolavoro manzoniano. Qui, il colore dominante è il rosso dei mattoni dei palazzi, e l'unica eccezione è il grigio del cemento che caratterizza la torre che domina Piazza Maggi.

Dall’altra parte del Naviglio, invece, troviamo lo Stadera, quartiere popolare che trae origine dal nome di una cascina distrutta a fine ‘800 per fare spazio a insediamenti operai e per sfollati. Gli attuali caseggiati, molto modesti, risalgono all’epoca fascista, quando gli abitanti operai del quartiere rifiutarono il nome “28 ottobre” imposto dal regime in memoria della marcia su Roma, preferendo quello di Baia del Re, legato al ricordo della spedizione di Umberto Nobile e del Dirigibile Italia (la Baia del Re fu l’ultimo avamposto scandinavo da cui partì la spedizione). Il quartiere è anche noto, a Milano, per il contributo che gli abitanti diedero alla Resistenza partigiana e alla Liberazione di Milano dal nazifascismo.

Dopo questo punto, l’Alzaia del Naviglio diventa, stringendosi, da strada percorsa da auto e bus, un percorso prediletto per biciclette e runner, esattamente come accade sull’altro Naviglio, dopo San Cristoforo. E si apprezza anche la natura, in quanto, da qui fino a Pavia, il canale appare selvatico, non addomesticato e nemmeno devastato dall’urbanizzazione che, per esempio, caratterizza il suo omologo sul tratto fino a Trezzano. Si tratta, per dirla con Simone Mosca, giornalista di Repubblica Milano, di un canale “tenacemente di periferia”. A destra, si trova un parco, un tempo sede di Cascina Caimera, mentre, a sinistra, si materializza un altro quartiere popolare, il Chiesa Rossa.

Il complesso residenziale, eretto anch'esso negli anni '60, durante le ondate migratorie che conducevano a Milano masse di lavoratori dalle campagne e dal Sud, prende nome dalla chicca artistica di questo tratto di Naviglio, la chiesa romanica di Santa Maria Annunciata, detta, appunto, la Chiesa Rossa. Ricordata già nel 998 come dipendenza del monastero di San Giorgio al Palazzo, con il nome di Santa Maria di Fonteggio, venne rifatta nel XII e, poi, nel XIV secolo. Del ‘500 è l’affresco sbiadito in facciata. All’interno, degna di nota è la lapide della monaca Maria de’ Robacani che, nel ‘300, contribuì al rifacimento della chiesa e alla decorazione a fresco della semplice navata, di cui restano pochi frammenti. La chiesetta è collegata alla Cascina Chiesa Rossa, una delle poche ancora integralmente conservate nella zona, con portico e stalla.

Procedendo poco più a Sud, si giunge all’altra chicca del percorso, la Conca Fallata. Si tratta di una seconda chiusa, che costituisce l’opera idraulica più significativa del Naviglio Pavese, con i suoi quasi 5 metri di salto per le acque e che permette al canale di superare il Lambro Meridionale. Il nome “fallata” si fa risalire all’appellativo con cui i milanesi la definirono, ovvero “sbagliata”. Perché tutto ciò? Due sono le ipotesi: la prima prevede che i cittadini l’avessero definita così perché giudicavano sufficienti le chiuse già presenti, a fine ‘500, sul percorso del canale, e quindi “inutile”, mentre la seconda si fa risalire agli ingenti tributi richiesti dagli spagnoli alla popolazione milanese per finanziare i lavori di scavo e costruzione di questa chiusa, su progetto di Giuseppe Meda prima e di Alessandro Bisnati poi.

L’opera, inaugurata con grandiose celebrazioni dal conte di Fuentes, governatore spagnolo di Milano, avrebbe dovuto essere un perno del collegamento idraulico tra i laghi lombardi e il Ticino, ma, sotto il suo governatorato, vennero realizzate solo poche porzioni del canale, rendendo, di fatto, inutile la nuova conca. Da qui, la prima ipotesi riguardo al nome “fallata”. Fu con Napoleone che si ripresero i lavori lasciati incompiuti (e con enorme spreco di denaro pubblico) dagli spagnoli e il Naviglio Pavese fu ufficialmente inaugurato nel 1819, con la Conca Fallata in piena attività e perfettamente funzionante.

A fine ‘800, sfruttando la chiusa e la sua posizione, si insediò, lì accanto, un grande stabilimento industriale, la Cartiera Binda, che diede origine anche a un villaggio operaio nelle vicinanze. Nell’occasione venne anche realizzata una piccola centrale elettrica, che, oggi, giace inutilizzata a causa delle alghe e delle secche del Naviglio.

Le Cartiere vennero dismesse nel 1997. In questo punto, in prossimità della conca, hanno sede il bar e ristorante Montelombroso, casa cantoniera diventata locale di tendenza, ma anche la nota osteria che prende il nome dalla chiusa. Un ambiente tipico milanese che custodisce una curiosità sportiva, legata al ciclismo: da qui, nel 1907, partì la prima Milano – Sanremo.

Tutti questi aspetti rendono ancora più interessante una passeggiata lungo il Naviglio Pavese, magari anche procedendo più a Sud, dove, fino al confine con Assago, si incontrano campi e rogge che si diramano verso il parco della zona Cantalupa.

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