San Valentino. Poesia d'altri tempi: L'Amore è vicino
Negli anni Sessanta, Settanta del secolo scorso (ed è già storia), spesso, in particolar modo in provincia, le piazze dei mercati venivano allietate dalla presenza di singolari cantastorie.
Una chitarra, un leggio, una voce tonante bastava per raccogliere un gruppo di persone ad ascoltare il cantautore di novelle ispirate a fatti eclatanti avvenuti nel circondario o ispirate a sentimenti perenni.
Quando cadeva san Valentino, l'atmosfera si faceva ancor più lucida (di commozione) e le strofe scaldavano i cuori e i sentimenti, non solo degli innamorati. Chi voleva, poi, poteva acquistare il " lenzuolo" , foglio grande due volte la pagina di un quotidiano (di allora), che conteneva il testo della ballata con alcune illustrazioni pertinenti.
Mia madre - gran frequentatrice di mercati - spesso ne faceva incetta, da distribuire ad amiche e conoscenti. Inventariando le sue cose, dopo la sua morte serena, ho trovato questo testo, inerente alla festa degli innamorati. Si intitola SAN VALENTINO, L'AMORE VICINO.
E forse val la pena pubblicarlo come testimonianza di un mondo che fu.
Fa molto freddo, ieri è nevicato
ma io sono innamorato
e sento un fuoco nel mio cuore:
sarà passione, sarà amore.
La mia morosa lavora alla manifattura
e di persona è una bella figura:
c'incontriamo due volte la settimana,
così posso lisciar la sua pelle di porcellana.
Appena la vedo vado in confusione,
quasi mi servisse una trasfusione;
poi la bacio e mi sento rinato,
anche se fatico a prender fiato.
Spesso passeggiamo per la brughiera,
di pomeriggio o quando si fa sera
e stretti stretti ci perdiamo nel sentiero,
quello che porta al sentimento vero.
Quando pensiamo al nostro futuro,
ci vien spontaneo fare uno scongiuro:
non è un tributo alla magia,
ma un riflesso d'idiosincrasia
verso l'ignoto che va oltre il domani
e non possiam vedere stamani.
Don Anselmo ci invita al matrimonio,
dice che il lungo fidanzamento è un tributo al demonio,
e noi stiam pensando al grande passo,
doveroso ma di sconquasso.
Oggi si festeggia san Valentino
e a lui questo mattino
ho innalzato una breve preghiera,
semplice, semplice, e sincera:
"Io sono un povero allevatore,
non so ben cantar l'amore,
a volte la mia lingua s'inceppa
come una slitta zoppa nella steppa,
ma a Giuditta voglio un gran bene,
come a una donna retta si conviene.
Fa che presto diventi la mia dolce metà,
così da esser la mia felicità".
E par che il santo m'abbia risposto, suggerendomi, tosto:
"Regala a Giuditta la tua vita:
sarà per lei una gioia infinita".
Gaetano Tirloni
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