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Zio Vanja al Teatro Fontana

  • Mariella Bussolati

E una storia antica quella che va in scena al Teatro Fontana, la più importante opera di Anton Cechov che debutto al teatro Teatro d'arte di Mosca il 26 ottobre 1899. Ma il tempo non sembra essere passato perché la storia che viene raccontata é molto moderna, così come lo sono i personaggi e i drammi che vivono.zio vanjia teatro fontana

Tutto ruota intorno all'arrivo del professore e della sua giovane e bellissima nuova moglie nella casa di campagna che appartiene alla famiglia di quella precedente, ormai deceduta. Qui la figlia Sonja e lo zio Vanja hanno portato avanti l'azienda agricola per anni, finanziando gli studi dell'intellettuale. Ed è inevitabile che la sua presenza rompa gli equilibri e faccia emergere così il primo grande dramma, quello del confronto tra chi lavora duramente sul campo e chi, tenendosi a distanza sfrutta il patrimonio per scrivere e pensare. Non è l'unico. In un sottile gioco al massacro infatti compaiono vecchi rancori, tensioni, passioni frustrate  che rivelano una ferocia nelle relazioni, sottolineata dal colore rosso che domina la scena. Tutti gli attori sono sempre in scena perché l’opera non è giocata sul movimento e sull’azione, ma sulla staticità dei personaggi che sono colmi di desideri che non riescono a esaudire, dunque rassegnati e frustrati. 

Il primo fallimento é proprio quello del professore, che nonostante venga presentato come un uomo importante, ha terminato la sua carriera brillante, è vecchio e malato e anche ipocondriaco.

Con sé trascina la miseria della vita degli altri, che appaiono in realtà come se fossero  tutti vecchi, senza speranze né possibilità di cambiare né di avere un riscatto.

Neppure il tentativo di un omicidio che forse tutti avrebbero potuto giustificare, riesce.

La scelta di regia interessante è stata quella di intercalare le presenze davanti al pubblico  con la voce della nonna, che guida e racconta, completando le parti che è stato scelto di non rappresentare. E la recitazione non lavora sullo scambio, ma è rivolta a sé stessi, per sottolineare la solitudine. 

Zio Vanja è dunque la rappresentazione delle occasioni mancate, della rinuncia a cogliere l’opportunità di cogliere un'occasione per cambiare la vita. Ma anche di meccanismi che potremmo definire sociali, se non portassero esattamente all'effetto opposto e generassero solo relazioni negative. E il gioco è portato allo stremo, come spingere il dito nella piaga fino a impedirle di rimarginarsi. Il problema della commedia di 120 anni, come sottolineano gli abiti moderni degli attori, fa ci affligge anche oggi, nel nostro parlarci addosso, nell'essere immobili pur credendo di far parte di un uragano, nella nostra impossibilità di amare con i sentimenti, proprio come dice zio Vanja in una delle prime battute.

Zio Vanja di Anton Cechov

Progetto e regia: Simona Gonella

con  Stefano Braschi, Stefanie Bruckner, Stefania Medri. Anna Coppola, Woody Neri, Marco Cacciola, Donato Paternoster


Dal 9 al 19 giugno

Mar-sab ore 20.30, domenica ore 17.00

 

PREZZI

Intero 21€

Giovedì sera 17€

Convenzioni 17€

Over65/Under14 10€

Under26 15€

TeatroinBici 15€

Gruppiscuola 9€

Prevendita e prenotazione 1€


Per prenotazione gruppi scuola scrivere a  teatroscuola@teatrofontana.it  

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