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Via Crucis: storia e significato

via-crucisEntriamo nella Settimana Santa che porta alla Pasqua, e, nella Chiesa cattolica, diversi sono i riti che testimoniano e introducono alla gioia della Risurrezione.

Tra questi vi è la Via Crucis, via della Croce, anche detta via Dolorosa. Nasce dalle vicissitudini che vedono protagonista Gesù il Venerdì Santo, è da quegli avvenimenti che prende forma la Via Crucis arrivando sino ai giorni nostri.
Già nel V-VI secolo, in Gerusalemme, si praticava una processione nei luoghi della Passione di Cristo, anche se non si può ancora parlare di una via Crucis codificata. Dobbiamo ai pellegrini che si recavano a Gerusalemme il fatto che, una volta rientrati nelle rispettive città, cercarono di riprodurre quella processione.

L’esempio più indicativo è quello di Bologna, dove era stato creato un percorso che si snodava tra le sette chiese dedicate a Santo Stefano. È però col medioevo che s’inizia a predisporre una Via Crucis più simile all’attuale. Dobbiamo giungere al XIII secolo perché si possa parlare di “stazioni”. Nel XV secolo, soprattutto nei Paesi Bassi e in Germania, tre devozioni tendono a fondersi per formare una Via Crucis più lineare, anche se vi erano diverse interpretazioni, ad esempio per l’inizio della “prima stazione”, ben quattro erano le diverse versioni.

Questa diversità necessitava però di un’unica versione, e questa fu realizzata in ambienti francescani spagnoli nella prima metà del XVII secolo, divenendo quattordici stazioni disposte in un unico ordine. Nell’Anno Santo 1975, ai pellegrini che giungevano a Roma, era offerto il “libro del pellegrino”, dove figurava la Via Crucis tradizionale e, in alternativa, la Via Crucis biblica. Naturalmente quest’ultima non intende sostituire la tradizionale, ma rileva meglio aspetti della Passione di N.S.G.C. Dovrebbe essere scontato che il partecipare alla Via Crucis non è fare una passeggiata più o meno culturale, ma partecipare con il cuore e la mente alla Passione di Gesù.

Vediamo adesso quali sono le quattordici stazioni tradizionali.

  1. La flagellazione di Gesù.
  2. Gesù è caricato della croce
  3. Gesù cade la prima volta
  4. Gesù incontra sua madre
  5. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
  6. Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
  7. Gesù cade la seconda volta
  8. Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
  9. Gesù cade la terza volta
  10. Gesù è spogliato dalle vesti
  11. Gesù è inchiodato alla croce
  12. Gesù muore in croce
  13. Gesù è deposto dalla croce
  14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro.

Da quest’elenco si può notare come alcune “stazioni” esulano dai racconti evangelici, ad esempio le tre cadute di Gesù. Probabilmente anche per questo motivo, nel 1991, Papa Giovanni Paolo II, in occasione della Via Crucis al Colosseo, introdusse il seguente schema, più attinente ai racconti degli Evangelisti, e ancora in vigore, appunto la Via Crucis biblica.
1ma stazione – Gesù nell’orto degli ulivi. (Mc 14,32-36)
2da stazione – Gesù tradito da Giuda è arrestato. (Mc 14,45-46)
3za stazione – Gesù è condannato dal Sinedrio. (Mc 14,55,60-64)
4ta stazione – Gesù è rinnegato da Pietro. (Mc 14,66-67)
5ta stazione – Gesù è giudicato da Pilato. (Mc 15,14-15)
6ta stazione – Gesù è flagellato e coronato di spine. (Mc 15,17-19)
7ma stazione – Gesù è caricato della croce. (Mc 15,20)
8va stazione – Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce. (Mc 15,21)
9na stazione – Gesù incontra le donne di Gerusalemme. (Lc 23,27-28)
10ma stazione – Gesù è crocefisso. (Mc 15,24)
11ma stazione – Promette il Suo Regno al buon ladrone. (Lc 23,39-42)
12ma stazione – Gesù in croce, la Madre e il discepolo. (Gnni 19,26-27)
13ma stazione – Gesù muore sulla croce. (Mc 15,33-39)
14ma stazione – Gesù è deposto nel sepolcro. (Mc 15,40-46)

A volte si vuole terminare la Via Dolorosa con una quindicesima stazione, la Risurrezione di Gesù. Tuttavia si preferisce fermarsi alla 14ma, poiché mette bene in evidenza il cammino di Passione. La quindicesima stazione si tende a celebrarla nella Via Lucis, che sta iniziando a prendere un suo spazio nelle celebrazioni cattoliche. Nella Chiesa cattolica il pio esercizio della Via Crucis è connesso con “l’indulgenza plenaria”. L’indulgenza è una remissione che il fedele, a determinate condizioni e ben disposto, acquista per l’intervento della Chiesa. È parziale o plenaria a seconda che liberi in parte o in tutto, dalla pena temporale dovuta ai peccati.
Proviamo ora ad analizzare, se pur molto sinteticamente, le quattordici “stazioni” della Via Crucis biblica, per accorgersi di quanto il racconto evangelico è testimone.

Nella prima stazione Gesù è nell’orto degli ulivi, che è poi un podere chiamato Getsèmani, dove, come uomo, sentiva dentro la paura di ciò che l’attendeva, e dove i suoi Apostoli, pur presenti, non furono capaci di portar conforto. Qui Gesù fornì prova di vera fiducia e Amore per il Padre e per l’intera umanità, accettando la Croce.

Nella seconda stazione abbiamo la cattura di Gesù grazie al tradimento di Giuda Iscariota. Il traditore non è stato obbligato a tradire Gesù, è stata una sua libera scelta, come lo è per chiunque. Qualcuno potrebbe obbiettare che è proprio grazie al suo tradimento, intendendo che era predestinato a ciò, che tutto è stato reso possibile; ma ammettere ciò significa togliere a Giuda la propria libertà, e ciò contrasta con il libero arbitrio dato a ogni uomo. Se non ci fosse stato il suo gesto, i sommi sacerdoti avrebbero sicuramente sfruttato o creato un’altra occasione.


Nella terza stazione Gesù è condannato dal Sinedrio. Questi era l’assemblea di Gerusalemme, formato da settantuno membri, e suo compito era di far rispettare le leggi. Non poteva essere diversamente poiché i sommi sacerdoti, con Caifa in primis, con il contributo del suocero Anna, avevano già decretato che Gesù doveva morire. Tuttavia l’interrogatorio di Gesù si presentava più complicato del previsto poiché i testimoni, esponendo le loro false dichiarazioni, si contraddicevano l’un l’altro, vanificando così l’accusa. Fu Caifa a risolvere la questione rivolgendo a Gesù una precisa domanda: “ sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto”? Gesù rispose: “io lo sono!”. Questa risposta per i sommi sacerdoti è sufficiente perché sia reo di condanna a morte. Gesù ha bestemmiato! Per Caifa sorgeva, però un altro problema, infatti, non poteva presentarsi davanti al Procuratore romano con un’accusa come questa, imputazione che non interessava minimamente a Pilato, per cui si doveva trovare un’accusa diversa e, come sappiamo, la trovò.

Nella quarta stazione vediamo la manifestazione della debolezza, della fragilità e della paura umana. Pietro rinnega più volte, per paura, di conoscere Gesù. Poco dopo però si rende conto del suo comportamento vigliacco e compie un gesto nobile, si pente. Sente dentro di se il dolore di quell’atto e, piangendo, capisce la sua infedeltà a Gesù. Vediamo in quest’episodio manifesta la fragilità umana, anche di Pietro, roccia su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa. Tuttavia si ha la constatazione della capacità umana del pentimento e del riscatto.

Nella quinta stazione, il procuratore Ponzio Pilato, suo malgrado, si trova a dover giudicare Gesù, presentatogli dai sommi sacerdoti perché fosse condannato. Sappiamo di alcuni tentativi del procuratore per non condannare l’imputato, non vedendo in lui nessun motivo serio per una condanna a morte. Allora Caifa e i suoi accoliti, mettono in atto tutta la loro perfidia e odio, e portano Pilato, con le loro false accuse e col vociare del popolino, sul terreno del dubbio e della paura di non rispettare le leggi di Tiberio Cesare. Purtroppo Pilato si dimostra debole, lasciandosi intrappolare in quella logica perversa, e finisce con lo avallare le loro richieste lavandosene le mani.

Nella sesta stazione Gesù subisce la flagellazione, e gli pongono sul capo una corona, fatta a casco, di spine. La flagellazione avvenne secondo il rito romano col flagrum, munito di palline di metallo e frammenti d’osso che laceravano la pelle e strappavano pezzettini di carne. La corona di spine era fatta di giunco marino intrecciato, dal diametro di ventuno centimetri. È tutt’ora custodita nel tesoro della cattedrale di Parigi. Pare sia stata raccolta da un apostolo dopo la deposizione di Gesù dalla croce. Nella Sindone si vedono bene, tanto che si possono persino contare, i colpi di flagello ricevuti e i rivoli di sangue che scendono dal capo lungo il viso e la nuca.

Nella settima stazione si capisce che la fine è ormai prossima, Gesù è caricato della croce, probabilmente solo del patibulum, il legno orizzontale della croce, dal peso non indifferente.

Nell’ottava stazione entra in gioco un personaggio, il Cireneo, un villano di ritorno dai campi, che è obbligato da un comandante dei soldati romani, a caricarsi del legno verticale della croce, oppure del patibulum.

Nella nona stazione avviene l’incontro di Gesù, che sta salendo al Calvario, con alcune donne; momento certamente commovente e drammatico insieme. Le donne nella vita di Gesù hanno avuto un ruolo di prim’ordine. È altresì probabile che una donna si sia innamorata di Lui, tuttavia la missione di Gesù non era quella di mettere su famiglia, ma di annunciare a tutti il Regno di Dio.

Nella decima stazione Gesù è crocefisso. Non è legato con corde, come avveniva normalmente per i condannati, ma inchiodato, ai polsi e nei piedi. Questo avveniva alle ore nove del mattino di venerdì sul Golgota, che significa “luogo del cranio”. Sopra la testa la scritta, in quattro lingue, INRI.

Nell’undicesima stazione Gesù è innalzato sulla croce in mezzo ad altri due condannati alla stessa pena. Il comportamento dei due è diverso, uno inveisce e provoca Gesù, l’altro si rimette nelle Sue mani e a Lui si affida. A quest’ultimo Gesù promette la salvezza.

Nella dodicesima stazione abbiamo sicuramente la scena più commovente, ai piedi della croce è presente la sua mamma. Proviamo a immaginarci lo strazio e il dolore nell’animo di entrambi. Qui ogni mamma sa sicuramente meglio di noi uomini sentire e patire questo tragico momento. Vi è anche Giovanni, l’Apostolo più giovane, cui Gesù affida la custodia di sua madre. Mi permetto una constatazione, se Gesù fosse stato sposato, e magari con prole, com’è possibile che in un momento così tragico non facesse nessun riferimento alla propria famiglia? Impossibile!

Nella tredicesima stazione Gesù muore. Sono le quindici di venerdì. Sei ore di agonia.

Nella quattordicesima stazione Giuseppe d’Arimatea, autorevole membro del Sinedrio, con coraggio si reca da Pilato per chiedere che gli fosse consegnato il corpo di Gesù. Avuto il consenso, lo tolse dalla croce e lo depositò in un sepolcro scavato in una roccia e opportunamente chiuso.
E con questa stazione si chiude il percorso della Via Crucis che il Venerdì Santo si celebra in ogni parrocchia.

Con la quindicesima stazione abbiamo la Risurrezione di Gesù, ma questa è il continuo della storia che ci conduce alla celebrazione di luce della Pasqua. Tuttavia è proprio in quest’ultima stazione che si trova il vero messaggio e la certezza della Fede, ossia che Gesù è veramente risorto.

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