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La compagnia della Teppa

teppaDobbiamo tornare all'inizio del XIX secolo, quando Milano e la Lombardia erano sotto il dominio austriaco e spesso scherzi e originali trovate goliardiche  non erano altro che un espediente per combattere  il regime straniero.

Nel capitolo XVIII del suo capolavoro Cent’anni, uscito nel 1859, Giuseppe Rovani descrive una elaborata burla ai danni degli abitanti del Naviglio di Milano:

“Una mattina la folla si accalcò alle sbarre di quel tratto di naviglio che corre dal Palazzo del Senato a Porta Nuova, per vedervi galleggiar sull'onde, come se fosse un canotto americano, una garitta dipinta in giallo e nero. Quella navicella di nuovo genere non voleva dir nulla per sé; ma il gran ridere che faceva il pubblico accorso dipendeva da ciò, che sapevasi come quei della Compagnia della Teppa, colta l’occasione che la notte era stata piovosa e che la sentinella col suo cappotto erasi messa al coperto, presero la garitta e la gettarono con gran disinvoltura nel naviglio, tutt’insieme, guscio e lumaca”

Quello scherzo, come molti altri nella Milano della Restaurazione, era stato ideato dalla compagnia della Teppa, un gruppo di giovani e ricchi milanesi che, per sfuggire alla noia di una tranquilla vita tra feste, balli e cene, avevano deciso di darsi a beffe di tutti i tipi, diventando in poco tempo il terrore della Milano austriaca.

Le origini della compagnia della Teppa risalgono al 1816, quando un gruppo di ragazzi, che vivevano presso il Castello Sforzesco di Milano, decisero di riunirsi in un gruppo, che prese il  nome dal termine dialettale Teppa, in italiano muschio, per combattere gli austriaci con burle e scherzi, che all'inizio erano innocui e senza problemi.

Però in poco tempo i loro scherzi degenerarono in atti violenti e vandalici, che portarono più di una volta le autorità austriache, per ordine del governatore, a cercare di porre un freno a una situazione che stava diventando sempre meno sostenibile giorno dopo giorno.

teppa 2Ma i ragazzi della Teppa, nonostante tutti i tentativi della polizia austriaca milanese di scoprire la loro identità, riuscirono a depistare più di una volta gli agenti sulle loro tracce, lasciando indizi e false piste che portarono spesso a un nulla di fatto.

Nel 1821, presso villa La Simonetta, al numero 36 di via Stilicone, la Compagnia organizzò una festa che prevedeva non solo la presenza delle più belle ragazze nubili della città, ma anche l’arrivo di un gruppo di straccioni e nani, reclutati nei bassifondi della città.

Ignare di tutto ciò, le ragazze rimasero sconvolte quando seppero che avrebbero ballato con simile gentaglia e cercarono di difendersi utilizzando le posate e i mobili della villa, mentre i ragazzi della Teppa cercavano di aiutarle.

Dopo pochi minuti la situazione degenerò in una vera e propria rissa, sedata solo dalle forze dell’ordine, accorse dopo aver saputo dai vicini quello che stava succedendo.

Tra l’altro, visto che tra le ragazze c’era la figlia di una famiglia legata da rapporti di amicizia con il viceré austriaco, tutti i membri della compagnia vennero arrestati e processati immediatamente.

Alla fine del processo parte dei ragazzi venne esiliata in Piemonte e in Svizzera, mentre i capi furono condannati all'arruolamento per direttissima nell'esercito degli Asburgo, con il grado di soldati semplici.

Ma il mito della compagnia della Teppa non morì nel 1821 ed ancora oggi i milanesi ricordano con affetto le gesta di quei ragazzi, che osarono sfidare a modo loro gli austriaci. 

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