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Il Parini e il conte Prina: una storia tutta milanese

porta comasinaLa storia che vado a raccontare questa volta, pur riferita a un lontano passato, vede protagonista ancora la nostra città di Milano. Dobbiamo recarci in piazzale Làgosta, che prende il nome di un territorio della Croazia la cui isola principale è l'Isola di Làgosta. Ebbene, tra il 1787 e il 1895 dove oggi sorge la Piazza, vi era un cimitero, detto Cimitero di Porta Comasina, poi tramutato in Cimitero di Porta Garibaldi.

La Porta Comasina è stata eretta nel XVII secolo ricavandola dalle mura spagnole poi, nel 1860 è stata rinominata Porta Garibaldi in onore dell'entrata a Milano del Garibaldi nel 1859 nella Seconda guerra d'Indipendenza italiana. Questo cimitero era conosciuto anche con il nome di Cimitero della Moiazza, leggermente spostato rispetto al piazzale e che funzionò dal 1686 sino al 1786. Probabilmente il termine Moiazza potrebbe derivare dal milanese "Moiascia", ossia "Fangaccio".

Nel gergo meneghino soleva dirsi: "Vèss in l'istessa moiascia" che significa "essere nel medesimo fosso", da cui ecco il nome del Cimitero, infatti, altro detto dei nostri nonni era questo: "L'è andaa a la Moiascia", ovvero "è morto". Inoltre era presente una cascina detta appunto Mojazza.

Ma riprendiamo la nostra storia. Nell'agosto del 1799 in questo cimitero fu sepolto, in un primo tempo, il Parini, le cui ossa furono poi rimosse e pare messe in una fossa comune e di cui si è poi ignorato il luogo. Giuseppe Parino, poi Parini è stato un abate e poeta italiano, uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo e dell'illuminismo in Italia. Questo fatto portò il Foscolo, poeta, scrittore e traduttore italiano, a scrivere i noti versi dei "Sepolcri" che molti di noi hanno studiato a scuola, e dire:

... E senza tomba giace il tuo

Sacerdote, o Talìa...

O bella Musa, ove sei Tu?...

Forse tu fra' plebei tumuli guardi

Vagolando, ove dorma il sacro capo

Del tuo Parini? A lui non ombre pose

tra le sue mure la città, lasciva

d'evirati cantori allettatrice,

non pietra, non parola; e forse l'ossa

col mozzo capo gl'insanguina il ladro

che lasciò sul patibolo i delitti.

Senti raspar fra le macerie e i bronchi

la derelitta cagna ramigando

su le fosse e famelica ululando;

e uscir dal teschio, ove fuggìa la Luna.

Con tutto quel che ne segue.

La storia però non finisci qui, infatti, il 20 aprile 1814 viene assassinato il ministro delle finanze napoleonico il conte Giuseppe Prina che fu sepolto proprio nel Cimitero di Porta Comasina. Quando le sconfitte militari di Napoleone erano ormai un fatto e le sorti del Regno d'Italia appariva segnata, contro il Prina si scatenò una campagna d'odio, testimoniata anche da cartelli posti ovunque nella città e che recitavano: "Prina! Prina! Il giorno s'avvicina".

I cittadini milanesi, con la caduta di Napoleone, organizzarono una sommossa, ricordata come "la battaglia delle ombrelle" dove si diede anche la caccia al Prina che, trovatolo fu gettato dalla finestra del Palazzo Sannazzari, quello davanti alla Chiesa di San Fedele, e poi ucciso con le punte degli ombrelli. Quando fu seppellito gli venne posta una lapide che recitava così:

Per l'occulta pietà d'uomini onesti

giacciono qui del più fedel ministro

i massacrati miserandi resti.

 

Una pagina di storia milanese non certo edificante.

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