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Il Naviglio e i suoi barconi

E' impossibile raccontare la storia del Naviglio senza citare anche i barconi che, in un tempo passato, solcavano le sue acque. Scrittori, poeti, pittori, hanno scritto, dipinto e raccontato la sua lunga e affascinante storia.milano naviglio grande

Anticamente il naviglio era chiamato anche Tesinell o Navili de Gagian, e nasce prendendo acqua dal fiume Ticino nei pressi della frazione di Tornavento del comune di Lonate Pozzolo in provincia di Varese. Sappiamo che all'inizio il canale non era navigabile, ma solo nel 1272 al termine di alcuni importanti lavori il Naviglio Grande fu percorso da una flottiglia di barche.

Questa possibilità fu subito sfruttata dai milanesi, poiché permettevano di far giungere in città creta, mattoni, marmi, graniti, calce, carbone, legna, bestiame, vino e generi alimentari. Nel tratto Tornavento – Sesto Calende, la risalita era di estrema difficoltà, così il milanese Carlo Cattaneo ideò una "ferrovia", chiamata "Ipposidra" che consisteva in un carrello trainato da 8/10 cavalli, permettendo così una più efficace risalita dei barconi sino a un preciso punto in cui questi rivenivano messi in acqua.

Nel 1645 inizia un servizio regolare, da Tornavento sino alla Darsena milanese, di passeggeri raccolti lungo i vari paesi che si trovano sul percorso, caricandoli su quella che era chiamato "El barchett de Boffalora", che fu anche il titolo di una famosa commedia dialettale dell'Arrighi. Dal 1841 anche le Poste adottarono questo sistema per il trasporto della corrispondenza. I barconi che solcavano il naviglio avevano nomi come "Cagnone", che nel 1833 costava lire milanesi 2078, tradotto ancora in lire si parla di circa 19 milioni; "Mezzane" e, quelle più piccole "Borcelli o Baffelle" a seconda delle portare e dimensioni.

L'intenso traffico metteva a dura prova le sponde e le alzaie, così che si rese necessario, siamo nel 1502, "purgare et spazare dicto navilio er redurlo in debita forma per lo navigare", ed ecco la presenza e l'opera del geniale Leonardo da Vinci, che nel Codice Atlantico annota conclusi i lavori per il rifacimento della chiusa di San Cristoforo e per la regolazione del flusso verso la Darsena.

La presenza dei Navigli per Milano è stata fondamentali, non solo per i commerci, ma soprattutto, e lo è ancora oggi anche se meno di un tempo, per l'agricoltura. Nel 1979 è avvenuta la definitiva chiusura del Naviglio Grande nel suo aspetto commerciale, ritornando così alla sua primitiva funzione di canale di irrigazione per le culture del Milanese e del Pavese.  Oggi sappiamo che vi sono alcune proposte di riportare i Navigli milanesi in auge, ma per ora tutto è ancora in forse.

Il poeta e scrittore milanese Paolo Buzzi ha composto questa bella poesia in dialetto meneghino dal titolo:

El Navilli

Roma la g'ha el so fiumm: gha l'ha Paris.

La se stravacca Napoli in del mar.

Milan la g'ha el Navilli. E poeu se dis

che num semm no coss'hin i marinar!

Avii mai vist che fior d'Arch de Noè

passa sott a sti pont tucc pien de car?

Bastiment a cavai. Vann de so pè

su l'acqua spessa d'on color verdon.

E sul barcon gh'è on homm ch'el par on Re

tant el se imponn ai viv cont el timon.

Gh'è i bagai che ghe lassen andree i oeucc:

e, certi, par che g'abbien el magon.

Viaggià, viaggià. Lassà sti strècc, sti boeucc:

vedè praa, bosch, montagn, e ronsg, e lagh:

per el mond andà a strusa, anca, in genoeucc.

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