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C'era una volta la cascina ed il quartiere Acquabella

cascina acquabellaC'era una volta una cascina ed un quartiere che si sviluppava sul fianco destro dell'asse centrale di corso Buenos Ayres e poi lungo i corsi Concordia, Indipendenza e viale Argonne, fino ai confini con Città Studi. Era l'Acqua Bella, un sito della più vicina campagna milanese ricco di abbondante acqua che permetteva fiorenti colture a orto per quattro cascine di cui si ha notizia già nel 1559.

Che tutta l'area fosse preferita a tante altre limitrofi per il suo terreno e la purezza delle sue acque è testimoniato anche dal ritrovamento in piazzale Dateo di un villaggio neolitico, della civiltà cioè della pietra lavorata, antico di qualche migliaia di anni, a fianco del letto di un torrente dell'epoca.
Tra le vie Leopoldo Cicognara e Gaspare Gozzi fino agli anni Cinquanta vi era un'antica cascina, forse costruita nel '400, chiamata Acquabella per via della presenza della roggia con lo stesso nome. Oggi non esistono più. Qui vi era una forte depressione nel terreno, tanto che la roggia faceva tre salti verso piazza Susa depurandosi e restando chiara e limpida.

La cascina Acquabella è molto famosa, soprattutto fra gli appassionati della storia di Milano e di coloro che cercano di ricostruire grazie a piantine della città e a ricordi degli anziani, come era strutturato il tessuto urbano nei tempi passati.
La cascina dava il nome alla zona e in particolare al celeberrimo "bivio dell'Acquabella" che tutti i ferrovieri e i macchinisti di locomotive dell'epoca certamente si ricordano. Mentre in corso Plebisciti passava il tram, il 38 per la precisione, nella via Giuditta Sidoli (che converge in piazzale Susa e scorre dietro la cascina) passava la ferrovia, su quel famoso terrapieno che dalla vecchia stazione Centrale (posizionata nell'attuale piazza della Repubblica e smantellata nel 1931) percorreva gli attuali viale Tunisia (senza toponimo fino al 1931, poi Regina Elena), viale Regina Giovanna (ex via Ermenegildo Pini), via Giustiniano e via Sidoli.
Il bivio, che iniziava all’altezza di via Gozzi e si affermava in piazzale Susa, smistava i convogli in parte lungo il viale delle Argonne verso Treviglio (passando davanti alla vecchia stazione di Lambrate) e in parte verso la via Francesco dall’Ongaro per raggiungere Rogoredo e da lì verso Bologna.

Meta di tante scampagnate, il processo di urbanizzazione ha raggiunto quest'area prima del '900 ed ha avuto forte impulso in concomitanza della posa, nel 1913, della prima pietra della chiesa di Santa Croce.
Ulteriore spazio per lo sviluppo del quartiere venne acquisito nei primi anni '30 con l'abbattimento del terrapieno. A proposito di questa nuova urbanizzazione, in quegli anni, per lasciare spazio alle abitazioni, la squadra di calcio Ambrosiana (futura Internazionale) dovette rinunciare al suo tradizionale campo sportivo. Il campo non venne abbandonato del tutto ed è stato negli anni successivi campo di tamburello e, nel dopoguerra, luogo all'aperto dove si ballava.chiesa di santa croce intera

La chiesa di Santa Croce è ispirata alle prime basiliche romane cristiane e venne costruita su un  basamento più alto rispetto al livello della strada e con pianta a croce latina. In facciata mosaici di ispirazione bizantina e un ampio protiro contribuiscono a garantire un aspetto vetero-basilicale. L'imponenente pronao, posto sulla facciata della chiesa, è composto da dodici colonne in granito con capitelli compositi reggenti l'alta architrave, su cui risalta la scritta in mosaico inneggiante il XVI centenario costantiniano. L'interno del tempio è a tre navate su nove coppie di colonne, realizzate in serizzo di ghiandone con capitelli corinzi; la copertura a capriate lignee è a vista. Le porte furono decorate tra il 1933 e il 1942 dal pittore Carlo Donati. chiesa di santa croce
Un ampio arco trionfale, anch'esso dipinto, si apre sul presbiterio dove si elevano l'altare e il ciborio in pregiati marmi policromi. Nelle navate laterali si trovano la cappella del Sacro Cuore e quella della Madonna del Soccorso.  La prima pietra venne posta il 28 settembre del 1913; il tempio fu aperto al pubblico il 23 dicembre del 1917.

Invece di dedicarla, come si era pensato in un primo tempo, a sant'Elena, le fu dato alla fine il titolo di Santa Croce per via che nel 1913, questi pensò, nel XVI centenario costantiniano, di fondare una chiesa che ricordasse l'editto del 313 di quell'Imperatore. Fu quindi eretta in parrocchia il 9 febbraio del 1920.

Laura Nicoli

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