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Bronzi di Riace: dove sono i manufatti archeologici più famosi in Italia

bronzi 1I guerrieri dal passato: dove sono i Bronzi di Riace

Tra i manufatti archeologici più famosi in Italia e forse nel mondo possiamo senz'altro annoverare i Bronzi di Riace, due meravigliose statue che il mar Ionio ha conservato per noi e che ora, non sono esposti in un grande Museo a Roma, Firenze, Milano, o quanto meno a Riace, ma “esiliati” in un laboratorio, accessibili a pochi visitatori alla volta.

Il 16 agosto del 1972, un chimico con l’hobby delle immersioni subacquee, Stefano Mariottini, durante una immersione nelle profondità del Mar Ionio, a 300 metri dalle coste di Riace, rinviene casualmente due statue bronzee risalenti al V secolo a. C in ottimo stato di conservazione malgrado fossero passati ormai ben venticinque secoli da quando erano finiti in fondo al mare.

E’ l’inizio della storia straordinaria di uno dei reperti archeologici tra più importanti dell’Italia del secondo dopoguerra, quella dei Bronzi di Riace.

Subito dopo il giovane Mariottini denuncia alle autorità competenti la sua straordinaria scoperta, i Carabinieri del nucleo sommozzatori si attivano per recuperare le due statue, recupero che ha luogo tra il 20 e il 21 agosto con l’utilizzo di un pallone gonfiato e con l’ausilio delle bombole da sub.

Le statue vengono affidate ai responsabili della sovraintendenza di Reggio Calabria, che fin da subito si dedicano al restauro dei Bronzi, ricoperti da uno strato di alghe e concrezioni marine accumulatosi col tempo durante la lunga permanenza in fondo al mare.

Ben presto i tecnici della sovraintendenza si rendono conto di non essere in grado con i loro limitati strumenti di eseguire un valido e completo ripristino delle statue, per cui nel 1975 i Bronzi sono trasferiti a Firenze, presi in custodia dall’Opificio delle Pietre Dure, che procede sia alla pulizia che alla conservazione delle superfici esterne, con lo svuotamento dell’interno delle statue ancora ricolme delle terre di fusione mischiate a sabbia che avevano provocato l’innesco di pericolosi fenomeni di corrosione.

Dopo ben cinque anni, nel dicembre del 1980 i Bronzi sono esposti presso il Museo Archeologico di Firenze per sei mesi, sotto gli occhi di una enorme folla di visitatori provenienti dall'Italia e dal mondo.

Successivamente le statue vengono esposte nel 1981 a Roma, presso i Musei Capitolini, per poi tornare a Reggio Calabria collocate nel Museo Archeologico Nazionale.

Tra il 1992 e il 1995 si completa lo svuotamento della rimanente terra di fusione con una sperimentale tecnica microinvasiva che consente ai tecnici di compiere il loro lavoro senza spostare le statue da Reggio Calabria.

Nel 2009 il Consiglio Regionale della Calabria decide di restaurare nuovamente i Bronzi, allo scopo di intraprendere una serie di interventi di diagnostica per “curare” le due statue nel modo migliore possibile.

Dopo un delicatissimo e accurato lavoro di rimozione, le statue vengono sottoposte a un trattamento che ha consentito di arrestarne il processo di corrosione, costato a tutt'oggi ben 33 milioni di euro.

Attualmente la situazione dei Bronzi non è delle migliori, infatti dal 2009 il Museo è stato chiuso per una serie di restauri che avrebbero dovuto terminare con l’anniversario dell’Unita d’Italia, ma la mancanza di fondi ha protratto i lavori oltre la data prevista, lasciando le due statue a “riposare” sui lettini ipertecnologici allestiti in una sala del Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria.

Malgrado tutti gli interventi da parte di archeologi e eminenti personalità del mondo della cultura, finora non si sono fatti passi concreti per uscire da questa situazione.

E’ necessario che qualcuno riesca a far uscire i Bronzi di Riace dal loro esilio, consentendo loro di essere nuovamente ammirati e apprezzati da tutti, come in quel lontano dicembre del 1980.

A mio parere non si dovrebbe mai dimenticare che la più grande ricchezza dell’Italia è proprio nel patrimonio artistico e archeologico, testimonianza di una storia unica al mondo, che, resa fruibile, consentirebbe al nostro Paese di essere un immenso museo a cielo aperto.

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