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Ossessione guardaroba: come capire se stai esagerando?

ruben toledo guardaroba identita psicheSembra che avere un guardaroba impeccabile sia tra i desideri più diffusi ultimamente, una passione che riesce ad unire fashioniste e indomite massaie nella ricerca di inediti metodi organizzativi, tra segreti per piegare le t-shirt e appendere gli abiti in ordine cromatico, indirizzi su dove comprare contenitori per gli accessori e set coordinati di grucce. I libri sul tema, gruppi Facebook e reality TV si moltiplicano mentre sul fenomeno vegliano attenti i professionisti dell'ordine (APOI associazione Professional Organizers italiani).

Dall'Estremo Oriente risponde il filone decluttering zen dando una motivazione esistenziale al minimalismo come via obbligata per la vera serenità. Effettivamente esiste un legame tra psiche e amore per l'ordine, e il cambiamento delle abitudini non può prescindere da una riflessione e un lavoro su sé stessi.
Ma soprattutto: a che punto questa attenzione per l’ordine inizia a diventare patologica?

MilanoFree ha chiesto il parere della psicoterapeuta Katiuscia Melato (esperta di antropologia culturale e specializzata in Nuove Dipendenze). 

Iniziamo chiedendo cosa ne pensa dell’ossessione per l’immagine?

KM: L’esigenza di coprire il corpo, da bisogno inizialmente di sopravvivenza, è divenuto con l’evolversi dei sistemi sociali umani, un vero e proprio aspetto culturale, che ha, nel passato e ancora tutt'oggi, rimarcato le differenze di status tra le persone nonché l’appartenenza a gruppi sociali o a contro-culture. Ne parla in modo accattivante Patrice Bollon in “Elogio dell’apparenza”.

Ma la cura del proprio aspetto in alcune persone può diventare un'ossessione, un'esigenza di controllo che va a placare quelle che sono insicurezze ed ansie che riguardano un livello più profondo. Viviamo in un’epoca contraddistinta dal mito della perfezione, dalla “performance”, dal voler apparire a tutti i costi giovani e belli, tutto questo crea nelle persone, e nelle donne in particolare (che subiscono storicamente un’imposizione di canoni di bellezza da parte del mondo maschile), un bisogno di adeguatezza, un sentirsi sempre all'altezza della situazione, o come si dice gergalmente “sul pezzo”, ma a costo di una notevole fatica psichica.

MF: Essere glamour a tutti costi, quali sono i rischi?

KM: Il rischio è quello di vivere “all’esterno”, sulla base di quelle che si pensa siano le aspettative altrui, allontanandosi sempre più dall’ascolto di quelli che sono i reali bisogni della persona. Ma il pericolo ulteriore è di perdere sé stessi e di cercare di ritrovarsi in un’apparenza che riflette solamente alla fine, se si guarda bene, un vuoto dell’anima.

MF: Cosa ne pensa della cura maniacale per il guardaroba?

KM: Una cultura come quella giapponese, basata sull’ordine di matrice maoista, rassicura noi occidentali in questo momento storico di transizione, perché ci fornisce delle sicurezze, l’ordine esterno aiuta l’ordine interno e viceversa. Da qui il successo di manuali come “Il magico potere del riordino”.

MF: Ma un’organizzazione eccessiva non rischia di tarpare le ali della fantasia?

KM: Einstein diceva: “Una scrivania in disordine è frutto di una mente caotica, ma una scrivania vuota?”. Ritengo che la giusta misura sia nel mezzo, la creatività ha bisogno di caos disciplinato, flessibilità e apertura mentale all'interno di una cornice di rigore. Quando ero piccola uno dei cartoon che seguivo maggiormente era Braccio di ferro e mi ricordo il guardaroba di Olivia, la sua fidanzata, composto da abiti tutti uguali e mi dispiaceva per lei, donna monocolore, la cui esistenza era determinata dall'essere contesa tra due uomini che la desideravano.

MF: Che consiglio darebbe ai lettori di Milano Free ?

KM: Ponetevi all'ascolto di voi stessi: quanto vi amate? Quanto siete attenti alle vostre sensazioni? Vi concedete un guardaroba colorato?

Saggi consigli e preziosi spunti di riflessione che dovremmo sempre tenere presenti quando riordiniamo, usciamo per fare acquisti o semplicemente quando ci vestiamo al mattino.

Illustrazione di Ruben Toledo

Susanna Pirola

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