Palio di Mortara 2022: a ottobre torna la Sagra del Salame d'Oca di Mortara
Domenica 2 ottobre è il giorno dell’edizione 2022 della Sagra del Salame d'Oca di Mortara (Pavia), posticipata di una settimana per via della concomitanza con le elezioni politiche poiché, da mezzo secolo, infatti, si svolge tradizionalmente l'ultima domenica di settembre.
Se domenica 2 ottobre è la giornata principale della Sagra del Salame d'Oca 2022, con il pregiato insaccato protagonista assoluto nelle vie del centro storico di Mortara, varie iniziative e manifestazioni sono previste anche venerdì 30 settembre e sabato primo ottobre.
Tra le eccellenze gastronomiche della Lombardia, il salame d'oca ha una tradizione che fa parte della storia di Mortara e nella comunità ebraica presente in città, preparato con carne d’oca e di maiale, tritata, mescolata con pepe, spezie e aromi e insaccata nella pelle d’oca.
Particolare è la forma del salame, che può essere cilindrica, sferica o a fiasco.
Nei giorni della sagra a Mortara si intrecciano la strada del gusto, con i mille banchetti che animano il centro e O…che Bontà, il ristorante ufficiale dell’evento dove è possibile assaggiare un’ottima varietà di prodotti d’oca (e non solo), e la strada che porta a rivivere la storia rinascimentale di Mortara, terra di caccia del duca di Milano Ludovico il Moro e della sua dama Beatrice d’Este, che, come il marito, non disdegnava cavalcare nelle campagne attorno alla città.
Per le giornata clou della Sagra del Salame d'Oca è infatti in programma la sfilata in costume d'epoca, con decine di figuranti accompagnati dall’evoluzione degli sbandieratori e dal rullio dei tamburi che anticipa il grande arrivo dei Signori della città, ovvero Ludovico il Moro e Beatrice d’Este.
La storia di Mortara
Interessante anche la storia di questa cittadina della Lomellina.
Per quanto non si conosca con sicurezza assoluta l'origine di Mortara, ne' l'epoca esatta della sua fondazione, diversi ritrovamenti archeologici fanno ipotizzare l'attribuzione al IV secolo dopo Cristo.
Abbattuta nel 1748 la Porta di Giove, ultima testimonianza dell'insediamento romano, la storia della città è legata alla leggenda secondo cui l'attuale centro abitato sarebbe stato fondato dagli abitanti del borgo di Pulchra Silva, dopo la sanguinosa sconfitta inflitta da Carlo Magno al longobardo Desiderio, il 12 ottobre 773.
La battaglia viene combattuta appena fuori della città, dove ora sorge l'Abbazia di Sant'Albino del V secolo e come ricorda Ludovico Ariosto, nel Canto II dell'Orlando Furioso: "Quivi cader dei Longobardi tanti, e tanta fu quivi la strage loro, che il loco della pugna di abitanti, Mortara poi da sempre nominoro".
La storia di Mortara è anche alla diffusione del Cristianesimo, dato che nel Medioevo vi passarono schiere di pellegrini provenienti anche d'oltralpe, in cammino lungo la famosa Via Francigena.
A partire dal secolo XI, il nome di Mortara è noto nell’Italia settentrionale grazie all'importanza raggiunta dall'ordine monastico dei Mortariensi.
In seguito la città, tra il 1374 e il 1402, per un decreto di Gian Galeazzo Visconti fu chiamata Beldiporto ed era un luogo di caccia e di svago, di campagne lussureggianti, di distese boschive e granarie, parte della provincia di Pavia e Vigevano.
Mortara, ed in particolare il cascinale di Sant'Albino, furono lo sfondo di un furioso combattimento tra austriaci e piemontesi il 21 marzo 1849, ricordato da un obelisco eretto nel 1852 in località Sabbioni di Mortara, lungo la provinciale per Pavia e fu il capoluogo della provincia di Lomellina fino all'unità nazionale, dove si arricchì di pregevoli edifici, fra i quali il Teatro nel 1846 ed il Palazzo Municipale nel 1857.
Se Mortara è priva di castelli, è ricca di chiese e basiliche.
La più importante è la Basilica di San Lorenzo, eretta tra il 1375 ed il 1380, ricca di importanti opere d'arte, come tavole di Bernardino Lanino, cinque tele di Giulio Cesare Procaccini, la grande tavola d'altare del Cerano e altri preziosi lavori risalenti ad un periodo compreso tra il XV ed il XVII secolo e il presepe ligneo, popolato da 80 personaggi in bassorilievo, dell'inizio del XV secolo.
Pregevole anche la chiesa di Santa Croce, costruita nel 1080 fuori dalle mura e poi riedificata interamente nel 1596 su progetto di Pellegrino Tibaldi, dove sono conservate pregevoli opere pittoriche di Bernardino Lanino, del Moncalvo, di Bernardino Ferrari e di Palma il Giovane.
Da segnalare inoltre la chiesa di San Carlo e Santa Veneranda, innalzata per voto fatto a San Carlo durante la terribile pestilenza del 1630, eretta con le sole offerte del popolo, a partire dell’8 settembre 1633, ma le incessanti guerre ritardarono i lavori che si protrassero fino al 1653.
Degni di nota sono anche la Borsa Contrattazione Merci, buon esempio di archeologia industriale, il Museo Civico ed alcuni esempio del razionalismo italiano degli anni Venti, come le Scuole Comunali, l'Asilo Nido e il Centro di Ristoro per Mondariso.