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Sovraffollamento Carceri: una promessa disattesa

carcere san vittoreCarcerati. Personaggi più o meno famosi, icone con cui i bambini crescono, che evitano perchè da sempre rappresentano l'archetipo del "cattivone", chi incarna quasi diabolicamente il male, di chi deve essere evitato, di come non dovrebbe finire un individuo, manco fossero la radice di tutti i mali.

L'uomo, per sua natura, troppo spesso per egoismo ed egocentrismo, nonchè per manifesta vigliaccheria e stupidità, ha nei secoli incarnato all'interno dei condannati tutti i problemi delle società: così è stato per le streghe in tempi antichi, cosi fu per i serial killer di cui narrano molti grandi scrittori, così è oggi per coloro che sono in carcere. Guarda bimbo, osserva bene il detenuto, e ricordati che , qualsiasi cosa succeda, non devi diventare come lui. Una visione distorta e fin troppo cattiva che deriva direttamente dal malessere diffuso dei nostri tempi, permeati da una strana aria viziata e maligna, carica di diffidenza e orgoglio solo verso se stessi. Una realtà che ci imprigiona e ci cresce, impedendoci di sviluppare un senso di pietà e di appartenenza, che dovrebbe distinguere l'uomo da qualsiasi altro animale: perchè dopotutto anche i carcerati, i detenuti, i diavoli in terra, che rubano, rapinano, uccidono, sono pur sempre uomini, e come tali vanno trattati. La violenza genera solo altra violenza, ma sembra che ce ne siamo dimenticati, seppellendo sotto un ampio strato di rabbia la nostra umanità, troppo straniti e freddi per capire che la verità che possiamo capire è in chi ci sta davanti, non in una morale personale che ci vede sempre nel giusto.

In questo periodo, con tante disgrazie che ci passano di fronte, come il tifone spaventoso che ha spazzato la Sardegna, è stata spostata in secondo piano la sorte di molti uomini e donne, che così come i sardi stanno patendo, soffrono terribilmente anch'essi una pena spesso non meritata. Quindi eccoci qui, ad onorare giustamente tutti i caduti nella triste tragedia, ma anche a reclamare a gran voce i diritti per coloro che sono vivi, e vivono in condizioni disagiate, di qualsiasi tipo. Cerchiamo quindi insieme di andare a capire cio che è successo negli ultimi mesi, ripercorrendo brevemente gli eventi, che spesso, soprattutto in Italia, vengono dimenticati troppo velocemente.

Sovraffollamento delle carceri: una definizione che solo da poco tempo ho compreso, e che solo da poco hocarcere imparato a capire sul serio, e su cui ho profondamente cambiato idea. Come sempre, nel nostro discorso, non avremo la pretesa di essere esaustivi o illuminanti, ma solo di far vedere le cose da un punto di vista diverso, dal punto di vista di chi studia e cerca di comprendere il diritto e la ragione, oltre i discorsi vuoti di bar e trasmissioni televisive poco chiare. Il problema del sovraffollamento nasce in anni antichi, e nasce direttamente dal nostro sisitema penale: i procedimenti sono troppo lenti, e la risposta approntata per chi è sotto giudizio non è per niente soddisfacente. Questa soluzione si chiama custodia cautelare, e viene applicata in casi di delitti consumati o tentati a cui è applicabile la pena della reclusione non inferiore ai 4 anni, così come recita il nostro codice di procedura penale. Il problema è che attualmente, come prima accennato, abbiamo dei tempi burocratici troppo macchinosi, e ad oggi il 40% dei detenuti reclusi nelle carceri sono in attesa di giudizio: questo significa che per la legge, e quindi per lo stato, essi sono ancora innocenti, visto che l'art. 27 della nostra costituzione sancisce il principio di non colpevolezza fino alla condanna definitiva (che ricordiamo, giusto per informazione, che consiste in ben 2 gradi di giudizio, più uno di diritto). Si intende però che la custodia cautelare è una misura estrema, dove ogni altra misura coercitiva personale non ha riscontro, e dove esistono particolari requisiti (come il pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di fuga o di reiterazione del reato, supportati da gravi indizi di colpevolezza). Il meccanismo di per sè funzionerebbe, il problema è che il funzionamento troppo lento porta tutti questi soggetti ad occupare posti che dovrebbero essere per chi è già stato condannato. Oltre a questo problema ci troviamo di fronte ad un impedimento di tipo materiale: le carceri oggi sono strapiene, e a fronte di 45mila posti abbiamo circa 60mila detenuti. Si creano così ovvi problemi di igiene e condizioni di degrado che non dovrebbero formarsi, e per di più la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sancito che ogni detenuto dovrebbe avere almeno 3 metri quadrati a disposizione (occhio, si parla di spazio vitale!) e l'obbligo di attività socializzanti. Precisiamo tuttavia che quest'ultimo punto non ha mai trovato grande realizzazione, visto che oggi meno di un detenuto su cinque lavora al di fuori del carcere per cercare un reintegro in società dopo aver scontato la pena (in più la spending rewiew dell'anno scorso ha ridoto del 95% i fondi destinati a queste iniziative).

Priprio questo secondo obbligo imposto ai nostri istituti di detenzione apre ad uno degli argomenti più sconosciuti, e sotto molti aspetti forse più utopici, della faccenda. La nostra costituzione all'art. 27 sancisce che la pena "deve tendere alla rieducazione del condannato". In effetti tuttavia, parlando con le persone in genere, si nota che l'obbiettivo della pena dovrebbe essere quello di far soffrire il detenuto, di togliergli la libertà in risposta del reato commesso, come voler adempiere ad uno strano senso di giustizia, che impone vendetta di fronte al torto. E' difficile capire la soluzione pensata dai costituenti, e mi rendo conto di non capire coloro che provano una perdita importante, ma purtroppo il giusto imporrebbe una soluzione che vorrebbe re-inserire il detenuto nella società dopo il suo periodo di permanenza in carcere. E' un'affermazione pesante e sono pronto a prendermi tutte la critiche del caso sull'argomento, ma in questo momento forse più dell'odio servirebbe la pura ragione (anche se estremamente difficile, ripeto).

Ora, compresi i problemi insiti nel nostro sistema, è il momento di trovare qualche risposta ai problemi. Il nostro Capo dello stato ad ottobre ha invocato, per l'ennesima volta direi, l' amnistia e l'indulto come soluzione alle problematiche di sovraffollamento delle carceri: o meglio, per risolvere il problema della sanzione che ci deriverebbe dalla nostra situazione delle carceri (il suo appello tutt'oggi non è ancora stato raccolto). I benefici di questi due provvedimenti sono evidenti, ma la soluzione non è del tutto efficace, così come dimostra purtroppo la storia. In particolare, il sovraffollamento delle carceri è presente fin dagli anni '70 si è riproposto spesso, negli anni '80, è continuato fino ad oggi: in questo periodo di tempo abbiamo avuto la bellezza di 10 interventi tra amnistia e indulto. Possiamo dire con certezza che il nostro sistema penitenziario, nonchè tutto il sistema della giustizia, ha bisogno di una bella rinfrescata, ma non lo scopriamo certo da oggi. Ora, il problema che si pone Napolitano nella sua richiesta verso il parlamento, non è una richiesta così complessa, ma piuttosto una misura sbrigativa per risolvere un problema urgente; infatti la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia a pagare una maxi multa di 64 milioni di euro. E' evidentemente un'uscita veloce dal problema quello che ci serve, ma al contempo l'amnistia e l'indulto rappresentano la nostra soluzione, tutta italiana per la verità, di approcciare generalmente al problema.

Cerchiamo di spiegarci meglio e tiriamo le fila del discorso. Varie volte, quando mi sono trovato a parlare del discorso con altri, mi è saltata in mente una domanda (come se la saranno fatta in molti), a cui solo da poco tempo ho forse elaborato una risposta: ma perchè se ci sono così tanti detenuti e così pochi posti, non costruiamo nuove carceri? Il problema che si cela dietro questa semplice domanda è purtroppo molto più complesso di quanto si potrebbe pensare. Si tratta, come dicevo prima, del nostro modo di approcciare il problema, e proverò a spiegarvi meglio cosa intendo. Il fondamentale ostacolo, che al momento non si può superare, è la crisi: per lo stato infatti la costruzione di nuove strutture sarebbe solamente una spesa senza un ritorno economico (è vero che si creerebbero posti di lavoro, ma il ritorno che avrebbe lo stato nel breve termine sarebbe solamente il consenso popolare, e con quello purtroppo non si appianano i bilanci). In più non è detto nemmeno che la gente sarebbe contenta della cosa, visto che ogni detenuto costa in media dai 180 ai 200 euro al giorno, e aumentare il numero dei posti significherebbe aumentare le spese; senza parlare della mentalità un po' distorta che sta nascendo, che porta la visione del carcerato in una condizione fin troppo "soft" e il costruire nuove strutture proprio per questo farebbe addirittura parlare alcuni, come se i condannati  si meritassero di rimanere schiacciati come le sardine in stanze sporche solo ad aspettare la loro fine (so che è un concetto molto strano e cinico, ma l'ho sentito più volte purtroppo). Una soluzione alternativa potrebbe essere la privatizzazione delle nuove strutture detentive, che però non è attuabile qui in Italia (questo modello viene usato molto ad esempio in Californa): i controlli dovrebbero essere aumentati, e così come sono messi, causerebbero abusi in un settore che diventerebbe senza padroni e strumentalizzare con i soldi un sistema malato (facciamo un piccolo esempio: sarebbe bene sapere che i controlli all'interno delle strutture penitenziarie sono programmati, e non avvengono a sorpresa; la cosa sembra quantomeno paradossale). Quindi, ahimè, alla fine di questo discorso, per coloro che sono riusciti ad arrivare fino a qui, chiedo: secondo voi qual è la soluzione? Purtroppo, allo stato attuale delle cose, l'unica soluzione coerente che riesco a vedere, è quella posta dal Capo dello stato, premettendo tuttavia che una riforma della giustizia si è fatta fin troppo attendere ed è assolutamente necessaria: il paese ne ha bisogno, i migliaia di soggetti chiusi dietro alle sbarre in condizioni non idonee ne hanno bisogno. Il popolo italiano ne ha bisogno.

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