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Ricordando Caprotti, fondatore di Esselunga. Un genio del commercio

  • Gaetano Tirloni

caprotti esselungaOggi tutti i supermercati Esselunga chiuderanno mezza giornata in segno di lutto e in memoria del fondatore, Bernardo Caprotti,  morto  venerdì  sera.

Chi era Caprotti? Un genio del commercio, fondatore della catena  di  empori  Esselunga,  gioielli invidiati da tutto il mondo.  Abbandonando le seterie di famiglia,  dopo una visita negli Stati Uniti si era invaghito del nuovo modo di vendere, aprendo un  negozio in viale Regina Giovanna nel 1957.

Nonostante l'età era ritornato da qualche anno sulla breccia,  scippando, in un certo modo, ai figli le  redini del comando. Li riteneva - senza troppi giri di parole - inadatti al compito, visto che avevano trascinato la società in acque limacciose in passato.

Accanito sostenitore del liberalismo economico, non tollerava i lacci e i cappi che la burocrazia italica mette spesso all'intraprendenza.  Restano scolpite nelle antologie storiche le sue invettive contro le  regioni rosse, le quali hanno due occhi (e qualcosa in più), sul versante commerciale,  per le Coop, che preservano da ogni competitore.

Invano, per anni, Esselunga aveva cercato di penetrare in Emilia, trovando sempre la strada sbarrata da palizzate erette in nome dell'ideologia.

Il suo libro "Falce e carrello", forte delle duecento mila copie vendute (con altre migliaia in ristampa), è diventato un best seller.  Amato, detestato  e censurato, citatissimo, esso è assurto a testo di riflessione sulla violenza che  certa  sinistra, anche istituzionale, dispiega per mantenere il potere.

Con i colossi  stranieri della grande distribuzione ha sempre mantenuto un cordiale rapporto, affermando che la concorrenza può solo far bene al mercato  e stimolarlo, a patto, certo, che non sia drogata.

Caprotti aveva intavolato di recente una trattativa con alcuni fondi d'investimento per cedere una parte del suo impero. Venuto a mancare, pare che i figli siano contrari all'operazione, dimostrando ancora una volta la  disunità famigliare.

Le massaie dovrebbero  fargli un monumento, così  come le famiglie, che nei supermercati Esselunga hanno trovato  la soddisfazione per i loro   fabbisogni, soprattutto alimentari.

Caprotti si congeda in sillenzio, per lui  parlano i fatti.  E questi  - secondo  i saggi latini - non temono smentite di sorta.

A San Pietro, che gli chiederà il pass per il  Paradiso, dirà  di rivolgersi al reparto  pasticceria. Lì la bontà è di casa.  Metafora di  quella chiamata buon cuore.

Gaetano  Tirloni

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