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Prevenzione e disturbi alimentari nello sport: impegno tra Federazione Ginnastica d'Italia e Istituto Auxologico Italiano

  • Redazione MilanoFree.it

La Federazione Ginnastica d'Italia e l'Istituto Auxologico Italiano hanno annunciato a Milano una nuova partnership per la prevenzione dei disturbi dell'alimentazione e della nutrizione tra i giovani che praticano attività agonistica. La strategia di intervento mirata del progetto per un'attività sportiva in salute si avvale del contributo di professionisti specializzati e si propone di proteggere atlete e atleti adolescenti.disturbi alimentazione

Nel corso dell'evento di presentazione, moderato dalla giornalista Ilaria d'Amico, sono stati approfonditi sia la prevenzione che la cura dei disturbi alimentari nello sport, grazie alla partecipazione di alcuni dei massimi esperti della materia. L'obiettivo è trasmettere valori quali una sana alimentazione e uno stile di vita salutare attraverso la formazione di allenatori, dirigenti sportivi e tecnici.

Il contesto non è facile, poiché il 60% delle persone che soffrono di dipendenze legate al comportamento alimentare sono ragazzi dai 13 ai 25 anni, e lo sport porta all'ansia da prestazione, che determina una difficoltà ulteriore. La Regione Lombardia si è schierata a favore della complementarietà tra sistema pubblico e privato per sostenere la libertà di scelta e di cura e ha apprezzato l'impegno della Federazione Ginnastica d'Italia e dell'Istituto Auxologico Italiano nella lotta ai disturbi alimentari. La collaborazione virtuosa tra sport e salute ha portato alla nascita di un progetto importante che mira a migliorare la salute di atleti e atlete adolescenti.

Il Direttore Generale di Auxologico, Mario Colombo, ha sottolineato l'importanza del progetto nato dalla collaborazione con la FGI in un campo in cui l'IRCCS eccelle per le sue competenze e il suo impegno. Ha evidenziato come i disturbi del comportamento alimentare rappresentino una sfida non solo per la medicina, ma anche per l'organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, e ha sottolineato la necessità di ampliare l'offerta sanitaria complessiva, graduando in modo appropriato i livelli di assistenza.

Il Prof. Gianfranco Parati, Direttore Scientifico di Auxologico, ha poi introdotto i lavori, evidenziando come gli studi su questi meccanismi possano aiutare a fornire un solido supporto ai giovani impegnati nello sport e a rischio di DCA. Il Dottor Leonardo Mendolicchio, Direttore del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare di Auxologico, ha infine dichiarato che l'Istituto metterà a disposizione della FGI tutta l'esperienza maturata nel campo dei disturbi alimentari, offrendo anche percorsi di formazione specifici e ipotizzando studi epidemiologici per comprendere meglio il fenomeno dei DCA. Ha sottolineato l'importanza di questa iniziativa anche per le attività di prevenzione nel mondo dell'adolescenza, evidenziando come lo sport e l'attività fisica non sempre svolgano una funzione positiva e il rischio di sviluppare un disturbo alimentare sia maggiore in alcune discipline, soprattutto considerando le giovani età degli atleti.

 La Dott.ssa Emanuela Apicella, una psichiatra che lavora presso l'UO Riabilitazione DAN di Auxologico Piancavallo, ha approfondito la relazione tra sport e disturbi alimentari. Diversi studi hanno dimostrato che alcune discipline sportive comportano un elevato rischio di sviluppare disturbi alimentari. Secondo questi studi, le donne atlete hanno una percentuale del 35% di rischio di sviluppare anoressia, mentre per gli uomini il rischio è del 10%. Il rischio di bulimia è molto più elevato per entrambi i sessi, con il 58% delle donne e il 38% degli uomini a rischio.

La genesi dei disturbi alimentari è complessa e coinvolge fattori genetici, biologici, psicologici e sociali. Negli atleti, fattori di rischio specifici derivanti dall'individuo e dal loro ambiente possono incontrare il modello bio-psicosociale. Gli sport che richiedono una determinata classe di peso o che enfatizzano un corpo magro come vantaggio competitivo sono maggiormente associati all'insorgenza di disturbi alimentari. Tuttavia, l'attività motoria è spesso presente come comportamento compensatorio in molti casi di disturbi alimentari ed è sostenuta da meccanismi neurobiologici che possono comportare una vera e propria dipendenza.

La Dott.ssa Giovanna Berlutti, un medico federale della Federazione Ginnastica d'Italia, specialista in medicina dello sport e dell'alimentazione, ha approfondito l'aspetto dell'approccio nutrizionale nella preparazione degli atleti olimpici. L'atleta olimpico è spesso associato alla competizione, dove le qualità fisiche vengono espresse ai massimi livelli, rappresentate dalla precisione del gesto tecnico, dalla prestanza fisica, dalla fatica e dall'esaltazione. Questo richiede un lungo e impegnativo percorso di preparazione fisica attenta, costante e faticosa, in cui il mantenimento dello stato di salute e del benessere psico-fisico dell'atleta è fondamentale.

Presso l'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport (I.M.S.S.) del C.O.N.I., sono stati valutati più di 40.000 atleti top-level, di cui la maggior parte sono stati Atleti Olimpici. Centinaia di atleti di top-level ed Olimpici hanno accesso alla valutazione dietologica completa ogni anno, permettendo la raccolta di dati significativi per la definizione del "biotipo" delle diverse discipline, delle abitudini alimentari e delle necessità nutrizionali specifiche. Sulla base di queste peculiarità, vengono sviluppati i programmi e le indicazioni nutrizionali che fanno parte della preparazione di ogni Atleta Olimpico.

La Prof.ssa Simona Bertoli, Ordinario di scienze dietetiche applicate dell'Università di Milano e Direttore del Centro Ambulatoriale Obesità di Auxologico, ha sottolineato che gli atleti in età evolutiva, soprattutto nel genere femminile, sono particolarmente vulnerabili allo sviluppo di disturbi alimentari durante l'adolescenza a causa del processo di sviluppo dei caratteri sessuali primari e secondari. È quindi importante identificare precocemente i cambiamenti dello stato di nutrizione attraverso screening regolari e monitorare le abitudini alimentari, le preferenze e il comportamento al pasto. Genitori, docenti, allenatori, il medico di medicina generale e il pediatra di famiglia possono contribuire a cogliere i primi segnali di cambiamento e sensibilizzare sull'importanza della diagnosi precoce. 

Il Prof. Gianluca Castelnuovo, Ordinario di Psicologia Clinica all'Università Cattolica di Milano e Direttore del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia all'Auxologico, ha approfondito i fattori psicosociali coinvolti nei disturbi alimentari nello sport. Secondo gli studi condotti dal suo laboratorio su più di 5000 soggetti in più di 10 paesi in tutto il mondo, i fattori psicosociali come la percezione di sé e del proprio corpo, l'autostima, le abitudini alimentari, l'attività fisica, le relazioni interpersonali e familiari, le influenze sociali e dei social media e il contesto culturale possono rappresentare sia fattori di rischio che fattori protettivi. Nel caso degli atleti, il ruolo dell'attività fisica è ancora più cruciale, e una equipe ben preparata nella gestione degli atleti sugli aspetti alimentari e psicologici può contribuire a mantenere un equilibrio armonico tra mente e corpo fino alla massima espressione nella performance sportiva.

I fattori psicosociali, come la percezione del sé e del corpo, l'autostima, la flessibilità cognitiva, le abitudini alimentari, l'attività fisica, le relazioni interpersonali e familiari, le influenze sociali e dei social media, e il contesto culturale possono essere fattori di rischio o fattori protettivi, a seconda di come vengono gestiti e orientati.

Nel caso degli sportivi, l'attività fisica svolge un ruolo ancora più cruciale rispetto alla popolazione normale. Le ricerche scientifiche più recenti dimostrano che una equipe ben formata e preparata nella gestione degli atleti, anche sugli aspetti alimentari e psicologici, può portare a vivere lo sport come espressione del proprio sé senza creare distorsioni, ma lasciando un equilibrio armonico tra mente e corpo fino alla massima espressione nella performance sportiva.

Il Prof. Luca Persani, Ordinario di Endocrinologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia dell'Università di Milano, ha evidenziato l'importanza dell'approccio multidisciplinare nella cura dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Il servizio per la diagnosi e la cura dei DCA è nato circa quindici anni fa presso l'Ospedale San Luca per rispondere al crescente numero di casi di DCA che arrivavano all'attenzione internistica.

Diverse manifestazioni del DCA restrittivo, come la magrezza, l'amenorrea, la crescita pilifera aumentata e le manifestazioni neuropsicologiche e psichiatriche, sono comuni a quelle di malattie tipicamente endocrino-metaboliche di una certa frequenza nei giovani. Il Prof. Persani ha sottolineato che oggi presso l'Auxologico è attivo un servizio per i DCA che offre un approccio multidisciplinare ambulatoriale e day-hospital/MAC. Il servizio ambulatoriale mira all'inquadramento diagnostico dei DCA e alle sue complicanze sistemiche, comportamentali e neuropsicologiche, unendo l'expertise endocrinologica/internistica, psichiatrica e dietistico-nutrizionale.

Il servizio day-hospital/MAC, invece, si occupa della riabilitazione dei DCA di grado intermedio-grave con un approccio internistico, psichiatrico, di rieducazione nutrizionale e psicologico di gruppo, utilizzando approcci originali come l'arte-terapia, il psicodramma, la danza e lo yoga. L'approccio psicologico è offerto anche alle famiglie per l'educazione dei genitori dei giovani con DCA. Questo servizio è attualmente disponibile presso l'Ospedale San Luca e la sede di Meda, offrendo percorsi di supporto complementari a quelli di ricovero ordinario presso l'Ospedale San Giuseppe di Piancavallo.

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