Marco Guazzone e Malika Ayane: il singolo "Giovedì" e nuove prospettive musicali
Il cantautore romano, dopo il successo del singolo “Giovedì”, scritto con Malika Ayane, e il tour teatrale con l’artista milanese, ci racconta il suo 2025 ricco di novità e progetti da scoprire.
Il percorso di un musicista a 360 gradi
Marco Guazzone ha debuttato alla 62ª edizione del Festival di Sanremo, nella categoria Giovani, con il brano “Guasto”, vincendo il Premio Assomusica e classificandosi quarto.
Tra i suoi successi più celebri, ha scritto con Ed Sheeran il brano “Perfect Symphony” (in duetto con Andrea Bocelli), che ha superato 205 milioni di streaming su Spotify e 527 milioni di visualizzazioni su YouTube.
È stato nominato ai Grammy Awards 2020 come autore di due brani nell’album “Sì” di Andrea Bocelli e ai David di Donatello 2018 per la colonna sonora del film di Paolo Genovese, The Place. Inoltre, ai Ciak d’Oro 2015, ha ricevuto una nomination per il brano originale “Cosa C’è”, parte della colonna sonora del film Fratelli Unici.
Dal 2020, Guazzone ha composto colonne sonore per le campagne internazionali di Bulgari, collaborando con star come Zendaya e Anne Hathaway.
Sempre nel 2020, ha lanciato il suo progetto solista con il brano “Con il senno di poi”, prodotto e cantato con Elisa, seguito dai singoli “Ti vedo attraverso” e “Al posto mio”, quest’ultimo registrato con l’Orchestra di Roma, vincitrice di due premi Oscar.
A febbraio 2023 è stato protagonista musicale dell’ultima puntata di Le indagini di Lolita Lobosco 2 (Rai1), dove ha interpretato sé stesso, eseguendo il singolo “Rami” e una cover di “Non voglio mica la luna”, riarrangiata per pianoforte e orchestra.
Ad ottobre 2024, ha vinto il premio “Stefano D’Orazio” per il miglior testo con il brano “Rami”, durante la finale della sesta edizione del Proscenium Festival ad Assisi, classificandosi secondo con un’esibizione insieme a un’orchestra ritmo-sinfonica di 35 elementi.
Il singolo "Giovedì" e nuovi progetti
Il singolo "Giovedì", che hai realizzato assieme a Malika Ayane, è molto essenziale e diretto, sebbene aveste creato quattro versioni. Stai pensando a un arrangiamento particolare del brano per il 2025?
Da quando ho iniziato il mio percorso da solista – tra il 2020 e il 2021 – con il primo brano, prodotto e cantato con Elisa, “Con Il Senno Di Poi”, ho deciso di sperimentare e lavorare solo sull'uscita dei singoli. Da un lato, per stare al passo con il modo in cui cambia la musica, che è diventata sempre più veloce. Credo sia importante per chi fa questo mestiere seguire come si evolve la fruizione della musica; altrimenti, si vive in una bolla. Dall'altro lato, questo mi ha dato, a livello creativo, la possibilità di sperimentare, perché su ogni singolo potevo dedicarmi con la giusta attenzione alla scrittura e all'arrangiamento. Quando, invece, devi realizzare un disco, sei legato a 10/11 brani e a un concept che richiede molto più tempo. Negli ultimi anni, lavorando nel mondo delle colonne sonore, del cinema, della moda e della TV, ho avuto l’opportunità di collaborare con l’orchestra di Roma, sperimentando un sound che crea un’atmosfera intensa. L’Orchestra, premiata due volte con l'Oscar da Benigni per film storici, ha un suono molto denso, tipico del cinema italiano. Ho avuto questa grandissima fortuna e ho realizzato delle versioni che mescolano elettronica e pianoforte, con una pulsazione ritmica, e ho completamente riarrangiato con piano, voce e orchestra (solo archi). È stata una bellissima prova. Vengo dalla musica classica, sono un appassionato del suono dell'orchestra, ma ovviamente, registrare in questo contesto non è facile, poiché parliamo di 20/30 componenti. Ho imparato, in questi anni, che la musica mi porta in posti diversi che si intrecciano. Seguo la musica che mi porta fuori dal mio progetto cantautorale, scrivendo per altri e così via. Tutte queste esperienze hanno un filo rosso che le collega e, soprattutto, mi insegnano qualcosa.
Per arrivare alla risposta, questa formula di raccontare i brani con una versione inedita, spogliandoli da un lato (solo piano e voce) e poi vestendoli con il denso sound di un’orchestra, è un esperimento che ha funzionato molto. Per me è un ritorno alle origini, perché sono nato dalla musica classica; la mia grande ispirazione proviene da quel mondo, ed è un bel modo di raccontare una parte della mia anima musicale. Per quanto riguarda “Giovedì”, mi piacerebbe, come ho fatto con altri brani in passato, realizzare una versione piano, voce e orchestra. Una versione cinematica.
Oltre a questa nuova versione, stai pensando a un nuovo album?
Sto pensando di unire tutti questi singoli, che sono stati dei capitoli, e farne un libro (metafora letteraria), un disco. Sento che sia arrivato il momento di raccontare e mettere assieme questi passi. Soprattutto perché sono uno dei pochi che compra i CD degli artisti. Lo farei in primis per me, perché il supporto fisico è una cosa che apprezzo, essendo cresciuto con i dischi. Mi piacerebbe prendere questo disco con i nuovi brani e portarlo in giro dal vivo.
Avete realizzato questo brano in Germania, a Berlino, una città tranquilla rispetto alla più caotica Milano. È un brano che nasce con la voglia di riprendere i ritmi di una vita più serena?
Assolutamente sì. Credo che il luogo in cui scrivi il pezzo, con uno studio sotterraneo, finestre che lasciano entrare la luce e la natura attorno, influenzi la scrittura. Si sente l’atmosfera che poi entra a far parte della creatività. Scrivere in un posto artistico e libero, con un ritmo diverso come quello di Berlino, ha avuto la sua influenza. Sono state giornate di scrittura in cui abbiamo vissuto la città, e questo ritmo è importante per la musica, poiché riesci a trasformare dei momenti di vita in canzoni. Credo si senta.
Nel video, c’è una donna che sembra camminare sull'ombra di un uomo. Puoi spiegarmi il significato?
Le animazioni sono state realizzate dalla video artista Giada Bonatti, con la quale ho già collaborato in passato. Ha disegnato tutto a mano e poi ha assemblato il tutto con una tecnica “STOP EMOTION”. Come per l’arrangiamento, ci siamo resi conto che serviva uno spazio minimalista e equilibrato, per dare il giusto peso alle parole e alla melodia. Volevamo raccontare la semplicità e l’intensità della fine di una storia d’amore e il lutto che può lasciare una perdita. L’idea di Giada è stata di realizzare un video semplice, in bianco e nero, con un tratto molto delicato e incisivo. Secondo noi rappresenta perfettamente l’anima del pezzo. Anche il video ha diversi spazi, con contrasti tra il bianco e i disegni, raccontando la canzone. In realtà, questo personaggio cammina dentro la sua ombra, nei suoi ricordi, nel suo passato. Ci si specchia e ci si tuffa. Questo è ciò di cui parla la canzone: aggrapparsi al ricordo di un momento felice, e nel momento in cui ci si rende conto che quello sarebbe stato l’ultimo momento di felicità.
Hai raccontato molto di Malika, dei suoi insegnamenti, della sua capacità di scrittura e dei suoi tempi. Cosa sta invece trasmettendo Marco Guazzone nel mondo di Malika?
Io soffro un po’ della sindrome dell’impostore. Spesso mi sono chiesto perché lei abbia scelto di collaborare con me. Lei è un’artista di grandissimo livello e ha collaborazioni di pari livello. Questo mi ha reso orgoglioso e umilmente grato per questa opportunità. Posso dire che è una grande appassionata di musica, soprattutto non mainstream. Ascolta progetti indipendenti, artisti e gruppi che sono al di fuori della scena. È anche una grande sostenitrice di realtà più piccole. C’è una stima che nasce dal fatto che la musica è un linguaggio, e nel momento in cui parli lo stesso linguaggio, riesce a capirti in maniera più profonda delle parole; si crea una bellissima connessione. Mi ha dimostrato la sua stima quando mi ha scelto non solo per aprire le date del suo Tour Teatrale, ma addirittura per far parte della sua band. Scegliere il mio tocco come pianista nel suo Tour e le mie voci come accompagnamento, cori e contrappunti alle sue. Sono tanti gli elementi. Su me stesso, li vedo negli occhi degli altri. Sono molto autocritico.
Nel 2025 andrete avanti con altre date?
Lei ha iniziato un percorso creativo di scrittura per un nuovo album. Sarei onorato se mi richiamasse. Ha avuto l’entusiasmo di mettere su una nuova band appositamente per ricreare arrangiamenti nel ripresentare alcune canzoni. Mi porto a casa un mese e mezzo di un’esperienza stupenda, dove si è creata un’atmosfera molto bella, sia sotto il palco grazie al pubblico, sia sopra il palco: è un’artista che ha messo tutti a proprio agio, creando un ambiente creativo, ma anche lavorativo, di grande empatia.
Hai collaborato con Elisa, Chiara Galiazzo e Malika Ayane, e hai preso parte anche a una fiction con Luisa Ranieri. Tutte collaborazioni al femminile. È una casualità o è un’affinità artistica?
Sono nomi importanti a vari livelli. L’elemento comune è la bravura e la passione. È importante sottolineare che ci sono tantissime figure femminili nel nostro mestiere e nel mondo della musica, di un livello molto alto. C’è spazio per molte altre, ma non perché siano donne. La musica, quando è fatta bene, e c’è un artista di calibro e spessore profondo, il genere poco importa. Se devo dare una risposta più profonda, esiste una sensibilità, un’attenzione e una cura dei dettagli che queste artiste mi hanno insegnato e con cui mi sono trovato assolutamente connesso. C’è una sensibilità importante nel mio modo di fare musica che ho trovato in ognuna di queste collaborazioni.
Hai avuto un’importante esperienza con gli Stag, ti sei dedicato a tante collaborazioni con diversi artisti, stai esplorando la composizione delle colonne sonore nel mondo del cinema, stai collaborando anche con l’Orchestra di Roma e hai intrapreso anche un percorso da solista. Hai tante prospettive musicali. Qual è la parte che senti di più?
Spesso si ragiona troppo per etichette e categorie. Mi sono accorto che nel mio percorso questo possa generare confusione. La tua domanda è quella che viene girata spesso, ma la tua è in maniera positiva e l’apprezzo molto. Quello che ho imparato è seguire dove mi porta la musica, perché sono così appassionato, ossessionato e ispirato dalla musica, che scelgo di lasciarla “portarmi”. Non faccio molti ragionamenti, se esce dal mio progetto cantautorale o mi porta in altri posti. Ogni posto ha qualcosa da insegnarmi e torno sempre più evoluto e cresco con queste esperienze. Mi sento un musicista, che vuol dire fare musica a 360 gradi. Il mio progetto cantautorale è quello che mi appassiona di più, ma è costellato da altre esperienze. Scrivere per gli altri mi ha insegnato a scrivere in gruppo e a fidarmi di altri artisti per crescere ed evolversi sempre di più. Le colonne sonore mi hanno aiutato a uscire dalle zone di comfort e a sperimentare stili diversi. Ognuno di questi ambiti mi fa crescere in vari aspetti.
Nel tuo percorso da compositore mi ricordi l’autore Franco Fasano, che ha scritto per diversi artisti (Anna Oxa, Fausto Leali, Mina, Fiordaliso), e si è dedicato anche alla scrittura delle canzoni per i bambini (lo Zecchino d’oro). Ti ritrovi un po’ in lui?
È un autore storico, un pezzo importante della storia della musica italiana. Lo apprezzo molto. Guarda, hai nominato lo Zecchino d’oro ed è una delle cose che mi piacerebbe fare, perché sono affascinato dal mondo delle fiabe e, soprattutto, se uno riesce a parlare ai bambini con la musica, hai trovato un linguaggio veramente importante.
Hai un progetto come editore con Alessandra Flora. In cosa consiste?
Sì, lei è una autrice storica della musica italiana; ha scritto per chiunque e devo ringraziarla per aver creato questo link meraviglioso con Malika. È un’autrice che è diventata una delle mie migliori amiche. Abbiamo aperto un’etichetta per supportare artisti più piccoli, scovare giovani talenti e scriverci assieme. Con lei ho avuto la possibilità di crescere tantissimo. È una delle poche donne in Italia ad avere avuto cinque partecipazioni al festival di Sanremo. Lei e Federica Abbate sono autrici bravissime; peccato che se ne conti solo due. Con Alessandra, la mia scrittura è cresciuta in maniera diretta e sincera. È un percorso di cui avevo bisogno e sono felice perché lei ha creduto in me. La musica migliore si fa con le persone con cui c’è una connessione umana profonda.
All'orizzonte ci sarà anche un libro, dove racconterai te stesso?
No, preferisco raccontarmi con la musica. Il libro sarà il nuovo album con le nuove canzoni, come è stata la mia via in questi ultimi anni, in cui mi sono trovato da solo, per scelta, dopo tanti anni con la band. Fare il disco e poi portarlo in giro. Aver fatto il tour con Malika mi ha dato tanta visibilità. Ogni pubblico rispecchia un po’ l’animo musicale dell’artista e il suo è molto attento, appassionato ed è stato educato. È molto inclusivo e mi ha ascoltato durante le aperture. L’idea di tornare dal vivo è fondamentale perché sono nato e cresciuto sul palco. Ho cantato le mie canzoni sui piccoli palchi, in giro per Roma.
Ci siamo conosciuti nel dopo concerto di Erica Mou al teatro di Filodrammatici di Milano. Pensi che la dimensione del teatro sia adatta per godersi un’artista rispetto ai Palazzetti o agli stadi?
Dipende molto dal tipo di progetto. Io sono un tipo da club o teatro. Se il progetto è da ascoltare e c’è un po' di movimento, il club è la dimensione giusta: ovunque sei, riesci a vedere l’artista, non è lontano. Se c’è movimento e pulsazione, puoi parlare. I progetti che necessitano del giusto ascolto hanno una dimensione più bella. In Italia abbiamo dei teatri molto belli, che fanno il 50% dello spettacolo. Ti ritrovi in posti in cui si respira aria di musica.