Lisippo: le ragioni del no alla fusione Bpm-Banco Popolare
Tra qualche mese si terrà in Bpm l'assemblea che dovrà ratificare la fusione col Banco Popolare. I fronti del NO e del Sì affilano le lame in attesa dell'importante consesso. Nel primo schieramento si distingue per tenacia e compattezza il Lisippo. Per saperne di più, il vostro cronista ha intervistato uno dei fondatori, Giovanni Bianchini.
Capelli bianchi, un fisico aitante, 73 anni (55 dei quali spesi al servizio della Popolare di Milano come dirigente e poi consigliere d'amministrazione), Bianchini risponde alle domande senza giri di parole e con grande proprietà d'intendimenti.
- Cos'è il Lisippo ?
Il Lisippo è un movimento nato nel settembre del 2014, che si poneva come obiettivo la difesa delle banche popolari cooperative, quelle, per intenderci, caratterizzate dalla formula "una persona, un voto". Secondo me, è la miglior forma di governo dell'azienda. La novità di Lisippo, rispetto alle altre associazioni, è quella di riunire sotto una sola bandiera tutti i piccoli soci (dipendenti, pensionati.....). D'altra parte LISIPPO è l'acronimo di LIBERO SODALIZIO TRA IMPIEGATI E PENSIONATI DELLE POPOLARI ITALIANE.
- Da chi è stato fondato e quale scopo si prefigge ?
E' stato fondato da me insieme ad altri amici e dipendenti di Bpm, di qualunque estrazione sindacale, perché il suo obiettivo era ed è la partecipazioni dei piccoli soci alle strategie aziendali.
- La sua sede è a Roma. Forse troppo lontana dal cuore pulsante della Bpm ?
Solo in teoria. Il Lisippo ha molti estimatori a Milano. Poi la tecnologia, le agorà telematiche come Facebook, i telefonini consentono una connessione di 24 ore col cuore pulsante.
- Il Lisippo combatte in prima fila contro la fusione Bpm-Banco Popolare. Per quali motivi ?
Molto semplice. E' un'operazione in perdita per tutti coloro che sono interessati all'andamento della Banca. Vediamo qualche ragione. I soci si ritroveranno un istituto molto meno efficiente di quello attuale, con un fardello di crediti inesigibili enorme. La Borsa, d'altronde, ha bocciato sonoramente la progettata fusione. I clienti - in modo particolare quelli lombardi, ove più alta è la sovrapposizione degli sportelli - avranno disagi dalla chiusura di agenzie. Per non parlare dei dipendenti. I quali fra esodi, trasferimenti, demansionamenti andranno incontro - nonostante le smentite - ad un bagno di sangue.
- Come mai, invece, la maggioranza dei media la giudica un'operazione brillante ?
Perché su input diretto e indiretto del governo è passato il concetto che la fusione si deve fare per dare una sterzata alla politica industriale e creditizia del Paese. Una scemenza.
- La BCE - Banca Centrale Europea - che ha rimpiazzato la Banca d'Italia nel controllo degli istituti di credito anche italiani, non manca di rilevare criticità all'iniziativa, a differenza di Renzi e del suo governo, che la giudicano proficua. Quali interessi sono in gioco ?
I grandi sponsor dell'operazione sono il governo (i maligni dicono che con quest'appoggio il premier ricambia il favore a Tosi, il quale lo aiutò a salvare la Boschi), il vice segretario del Pd Guerrini (sindaco di Lodi, molto interessato a quello che rimane della popolare locale) e il segretario nazionale della Fabi Sileoni.
- Il Lisippo - a quanto si è capito - preferirebbe una fusione o comunque un accordo con realtà extra credito ( come, per esempio, un patto con un colosso delle telecomunicazioni). Ma così non è mischiare la pasta col riso ?
Io sono convinto che le banche siano alla vigilia di una mutazione genetica. Tenendo conto anche della scarsa redditività attuale dell' universo del credito, si può uscire da questa palude solo in due modi. O aumentando la dimensione, guardando all'Europa, oppure con l'innovazione. Io prediligo la seconda via. A parte che mischiare pasta e riso sembra essere la ricetta del futuro, io sono convinto che sopra tutto per il mercato di massa sarà tutto dentro il telefonino. Di qua la mia idea di costruire la banca del futuro insieme ad una compagnia telefonica o ad una società fornitrice di tecnologia.
- Diversi però si chiedono perché la Bipiemme non potrebbe restare "nubile", senza matrimoni sconvenienti, e proseguire la sua vocazione di banca vicina alle famiglie e alle piccole e medie imprese. In fondo non è vero che grande è bello.
Certo che si. In quanto il grande è difficile da gestire. Monte Paschi e lo stesso Banco Popolare insegnano. Con l'accortezza di cui sopra, innovando modello di affari, processi e prodotti.
- In Germania, le casse di risparmio regionali - vera spina dorsale del credito tedesco - non vogliono sentir parlare di fusioni o accorpamenti. E come mai la Merkel cerca di imporli ai soci europei ?
A leggere le cronache, sembra che diverse casse di risparmio tedesche abbiamo avuto anche l'aiuto dello stato, in barba alle regole imposteci dalla Bce. D'altronde, fin quando la cancelliera verrà eletta dal popolo tedesco, risponderà allo stesso, cercando di curarne gli interessi e non mediando tra i vari Paesi della Ue.
- All'assemblea Bpm per la fusione col Banco Popolare si aspetta una sorpresa (come la vittoria dei NO) oppure il conformismo, dilagante sopra tutto fra i giovani, sancirà la vittoria di Castagna e accoliti ?
Come considerato, i dipendenti sono tra coloro che perderanno maggiormente dall'operazione in termini monetari (sparirà infatti, con il silenzio sindacale, l'articolo 60 dello statuto, che riserva il 5 per cento degli utili al personale) e di qualità della vita (rimanendo esclusi dalle scelte strategiche della nuova banca).
Dovrebbero perciò gridare con tutto il fiato : NO. Temo invece che la paura abbia il sopravvento. Paura ingiustificata, perché la Spa può benissimo vivere da sola. Spero che in questi mesi che ci separano dall'assemblea, il corpo sociale si convinca che questa fusione, per come è stata progettata, vede la Bpm in assoluto subordine rispetto al Banco Popolare.
Bianchini ha fornito ampio materiale su cui meditare. E che la logica s'avvii.
Gaetano Tirloni