Il mondiale svanito è frutto della crisi del calcio italiano? Intervista all'opinionista Ilario Pensosi
Giovedì 24 Maggio, allo stadio Barbera di Palermo, La Nazionale italiana, guidata dal c.t .Roberto Mancini, non è riuscita a qualificarsi al prossimo mondiale, perdendo per uno a zero contro La Macedonia del Nord.
Una sconfitta pesante da parte degli azzurri, che in una tiepida serata siciliana, davanti a un grande pubblico, hanno visto svanire nel nulla la speranza per la qualificazione del torneo che si terrà tra qualche mese in Qatar.
La rete avvenuta negli ultimi minuti, realizzata da Trajkovski, che con un diagonale ha superato Donnarumma, ha regalato ai giocatori macedoni la qualificazione per lo spareggio contro il Portogallo.
Un incubo che continua a ripetersi anche quest’anno, dopo la partita persa contro La Svezia, in cui La Nazionale allenata in quell'anno da Giampiero Ventura, perse lo spareggio contro svedesi, rinunciando così al mondiale che si doveva svolgere in Russia.
Una mancata qualificazione che arriva dopo un europeo straordinario, vinto in maniera meritata da parte degli azzurri, contro L'Inghilterra, una vittoria che sembrava aver fatto cessare le polemiche, invece adesso, con il disastro avvenuto a Palermo si accende ancora di più una crisi del nostro calcio italiano.
Abbiamo voluto chiedere a Ilario Pensosi, opinionista sportivo cosa ne pensasse di tutto questo.
LA PARTITA
Dottor Pensosi, L'Italia, nonostante aver dominato durante la partita, non riesce a passare al Barbera, davanti ad Una Macedonia cinica che agguanta il risultato agli ultimi minuti.
Cosa è successo?
Se la disputi 1000 volte non la perdi questa partita. Nella fattispecie, abbiamo disputato una buona gara, ma la vena realizzativa è stata sterile in relazione alle azioni create. La sterilità dell'attacco è un' indice che si ravvisa da anni, non ora. Poi la personalità dei giocatori della nazionale italiana non è conforme alle partite decisive, soprattutto se non si sbloccano.
L’ITALIA DI OGGI E DELL’EUROPEO
Una sconfitta che placa quell'entusiasmo di una nazionale che l'anno scorso ha fatto sognare milioni di italiani, grazie all'europeo vinto a Wembley.
Come vede la nazionale di eri con quella di oggi?
Occorre distinguere le due fasi.
L' Europeo è divergente dalle fasi qualificazione di un mondiale.
L' Europeo è un periodo dove i giocatori della nazionale vivono, mangiano, dormono sempre insieme; poi abbiamo avuto il piacere di giocare i gironi in Italia.
Il gruppo, l' entusiasmo e lo stato di forma hanno fatto la differenza.
Nelle qualificazioni dei mondiali subentrano altre prerogative che incombono sui risultati, che hanno portato a questo punto.
LA CRISI DEL CALCIO DI OGGI
Molte sono le polemiche che si stanno susseguendo dopo la mancata qualificazione del mondiale in Quatar.
Da che cosa è dovuta questa crisi del calcio italiano?
La crisi del calcio italiano non è una scoperta di oggi. Sono 20 anni che non siamo più il fiore all’ occhiello del calcio europeo e mondiale.
Ma i temi sono tanti: diritti TV, format del calcio, politica, Figc, i giovani , riforma del calcio, stadi e strutture e il processo culturale del calcio in Italia.
POCO INVESTIMENTO NEI GIOVANI
Si dice sempre di investire nei giovani, però sappiamo bene che i settori giovanili, scuole calcio, accademie risentono di una forte crisi.
Perché secondo lei cosa bisogna fare davanti a tutto questo?
Le scuole calcio sono diventate fabbriche di business che offrono servizi innumerevoli per il calciatore in modo tale da far spendere al genitore, piuttosto che dirottare sulla formazione educativa calcistica.
La formazione degli allenatori e istruttori nonostante i corsi e gli aggiornamenti permane bassa, soprattutto nelle fasce basse.
Nei settori giovanili la cultura italiana e il calcio hanno come prerogativa il risultato piuttosto che la valorizzazione dei giovani.
La nuova generazione non è tendente alla volontà, impegno e a migliorare,i perché dall' altra parte tecnologia, famiglia e società soddisfano le loro esigenze.
Tanti stranieri nei settori giovanili e nelle prime squadre sono presenti a discapito degli italiani per due semplici motivi: costano meno e si ricavano più soldi dalle loro cessioni e poi hanno più personalità degli italiani, perché provengono da una vita complicata e hanno voglia di emergere.
Ultimo punto occorre introdurre nelle NOIF delle norme che tutelano i giovani italiani e le società che le valorizzano e le possibilità sono tante.
POCO SPORT NELLE SCUOLE
Dal punto di vista educativo, nelle scuole si svolge poca attività sportiva, potrebbe essere uno dei motivi di svantaggio per la crescita di nuovi talenti?
Semplice. Basta osservare il reportage il diritto allo sport per fare un esame sullo stato attuale dello sport in Italia e in Europa.
Le riporto dei dati essendo un docente di scienze motorie e sportive:
Siamo 42 su 50 stati europei per ore e quali della formazione educativa, sociale e sportiva nella scuole, partendo dalla scuola dall' infanzia.
Il 18,2 percento degli edifici scolastici non possiede una palestra; chi ha ne ha disposizione una , delle volte è fatiscente e richiede una manutenzione in merito che non viene esercitata per mancanza di fondi .
Federconsumatori afferma che in Italia lo sport è dei ricchi. In media una famiglia per ogni singolo figlio investe 600 all' anno per praticare lo sport.
L' Italia è quarta in Europa per alto tasso di sedentarietà quasi uno su cinque non pratica sport o non fa movimento.
L' obesità infantile è pari al 50 percento della popolazione Italia intera.
Il drop out è pari al 40 percento degli sport totali complessivi.
Basta osservare questi dati per esaminare appieno lo sport in Italia e i talenti che possono derivare.
LE SOLUZIONI
Quali potrebbero essere le soluzioni davanti ad una crisi del nostro calcio?
Le soluzioni del calcio e dello sport intero le possono dare solo la politica e la scuola che sono le armi più preziose per promuovere la cultura della popolazione Italia.
Uno scenario importante sono l' introduzione dell' articolo 33 da poco introdotto dove il diritto allo sport è riconosciuto dalla Costituzione come valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico e le due ore obbligatorie di scienze motorie nella scuola primaria.
Ma occorrono investimenti maggiori partendo dalle palestre degli edifici scolastici, da un numero maggiore di scienze motorie e sportive dall' infanzia sino alle superiori, per concludere nell'investimento sulle manutenzioni delle strutture pubbliche e rapportarle con i criteri nazionali.
Infine consentire a tutti per non creare disuguaglianze sociali, relazionali e economica il diritto di praticare sport con strategie opportune economiche per far spendere di meno alle famiglie e obbligando l' attività fisica fino ai 18 anni. Anche perché chi investe nello sport risparmia sulla salute pubblica e sui costi di sanità.
Per il calcio dai 6-12 anni non più scuole di calcio ma formazione polivalente dell' individuo per rapportarsi con più forme di discipline sportive.
Nei settori giovanili osservare la crescita del calciatore e il suo potenziale piuttosto che il risultato è educarsi alla pressione sportiva .
Strutture sportive di alta qualità e allenatori qualificati.