Il Corano insegna davvero il terrorismo?
“Gli atti di terrorismo sono azioni anti-islamiche”, lo gridano con forza la quasi totalità dei mussulmani di tutto il mondo, lo dichiarano gli imam tra il sospetto e la paura che ormai serpreggia tra la gente di un occidente che, dopo l’escalation terribile di violenza che sta coinvolgendo tutto il mondo, dal Pakistan, all’Australia, fino al cuore della Francia, sembra stia esaurendo la fiducia e la tolleranza.
In un momento così grave di tensione, quello che salva dagli estremismi e dalle generalizzazioni è risalire alla fonte, a quel Corano che i terrorsti inneggiano sparando coi loro fucili, e chiedersi: lo stanno davvero facendo in nome di Allah?
È indubbio che a differenza del Vangelo, base della dottrina Cristiana e della società Occidentale, dove Gesù dice la famosa frase “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra” (Luca 6,27), sentenza che nella storia non ha impedito comunque di usare il nome del Dio Cristiano per uccidere, il Corano presenti degli aspetti più complessi riguardo all’uso della violenza. Ciò è evidente soprattutto in alcuni libri del testo sacro come la Sura VIII Al-'Anfâl (Il bottino).
È però vero come fa notare Anas Hlayel, imam di Phoenix, in un intervento comparso l’8 gennaio scorso sulle pagina online di musilmmatters.org, che <<il Corano fa chiaramente distinzione tra coloro che combattono l’Islam e coloro che non lo combattono. Infatti nel libro sopra citato c’è scritto: “Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Allah” e “Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case. Dio ama coloro che si comportano con equità”>>.
E continua ancora l’imam nella sua analisi <<Il Corano, dunque, ripudia il terrorismo, anche per la slealtà dell’atto in sé. Quando si accetta di vivere in una nazione si sottoscrive implicitamente o esplicitamente un contratto che prevede anche la volontà di integrarsi in quella società e di rispettare lei e i suoi cittadini. La salvaguardia di un contratto è sacra per l’Islam. Infatti il Libro dice: “Veramente Allah non ama i traditori”>>
Inoltre come narrato in altri libri, ad esempio Saheeh Muslim e Saheeh Al-Bukhari, è lo stesso Maometto che dice “Esiste una ricompensa per la gentilezza verso ogni forma di vita, animale o umana”, o “I primi casi a essere giudicati tra persone nel giorno del giudizio saranno quelli di spargimento di sangue”.
Disquizioni teologiche a parte, quello che serve oggi sembra essere una presa di posizione forte del mondo mussulmano, come auspicato dal Papa il 29 Novembre scorso di ritorno dal suo viaggio in Turchia:
“Tanti islamici, offesi, dicono: “Noi non siamo così. Il Corano è un libro profetico di pace. Questo non è l’Islam”. “Credo sinceramente”, continua il pontefice “che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi, come non si può dire che tutti i cristiani sono fondamentalisti, perché anche noi ne abbiamo. Sarebbe bello che tutti i leader islamici lo dicano chiaramente e condannino quegli atti. Gli islamici che hanno una identità dicano: noi non siamo questo, il Corano non è questo”.
Gabriele Masi