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Cambiamenti climatici e alluvioni: Milano è pronta per eventi estremi come Valencia?

  • Mariella Bussolati

400 millimetri in sei ore. È questa la quantità d’acqua caduta a Valencia durante l’alluvione che ha devastato la città a fine ottobre. Per confronto, a Milano, negli ultimi anni, si sono raggiunti i 100 millimetri in sei ore, una quantità già difficile da gestire. Il clima sta cambiando, rendendo gli eventi meteorologici estremi sempre più imprevedibili. Continuare a basarsi su serie storiche per la gestione del rischio climatico non è più sufficiente: il futuro richiede nuove strategie.

Secondo Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell'Unione Europea, il 2024 sarà l'anno più caldo mai registrato, l'ultimo di una serie di anni sempre più caldi. Si sta ormai superando la soglia critica di 1,5°C in più rispetto all’era preindustriale, il limite fissato dagli Accordi di Parigi per contenere i disastri climatici.Straripamento dell'Olona

E se accadesse a Milano? 🌧

Non è irrealistico immaginare che un evento simile a quello di Valencia possa colpire anche Milano, anche se la presenza del mare ha aggravato la situazione nella città spagnola. Ma cosa accadrebbe se sulla città lombarda cadesse una quantità d'acqua simile? Saremmo in grado di affrontare l'emergenza?

Marco Granelli, Assessore alla Sicurezza e alla Protezione Civile del Comune di Milano, spiega:

“Le piogge torrenziali e discontinue sono una realtà. Dobbiamo adeguare il sistema di gestione delle acque per affrontare gli effetti del cambiamento climatico. L’andamento delle piogge degli ultimi anni si è fortemente modificato, le precipitazioni, ma in generale i fenomeni meteorologici estremi, hanno spesso carattere violento, improvviso, con cadute d’acqua molto abbondanti concentrate in brevi periodi, e questo costituisce un grande stress test che in Italia va affrontato, penso all’Emilia Romagna dove abbiamo spesso portato soccorso come Protezione civile milanese, alla Toscana, al Piemonte, alla Sicilia ma anche in Europa: Francia, Spagna Germania”

Gli interventi di Milano per la Sicurezza Idraulica 🌊

Da tempo Milano ha adottato una serie di misure per mettere in sicurezza strutture esistenti e creandone di nuove. Per esempio l’efficientamento di tutto il sistema di drenaggio delle acque, del reticolo idrico (rogge e canali) situato nel territorio comunale, che si estende per circa 516 chilometri, di cui 332 sono corsi d’acqua scoperti e circa 184 tombinati, delle 140 mila caditoie e bocche di lupo stradali e della rete fognaria dove confluiscono acque di scarico, che si sviluppa per oltre 1.600 chilometri. Rinnovata e integrata anche la gestione dei 29 sottopassi stradali, importanti perché soggetti ad allagamento, sono sorvegliati h24 con un sistema di telecontrollo da remoto con telecamere e sensori per il monitoraggio permanente degli impianti, l’attivazione delle squadre in caso di guasto e il supporto alla Protezione Civile Comunale in caso di condizioni meteo avverse. Per un maggiore controllo tutto il sistema è stato affidato a MM Spa con il risultato di un pronto intervento più tempestivo e una maggiore sicurezza per i cittadini. Milano, in accordo e collaborazione con la Regione Lombardia e con gli enti interessati come Protezione Civile, Polizia locale, MM spa, Amsa, i tecnici del verde, oltre che con i Vigili del Fuoco. si è dotata di un sistema di allerte preventive che scattano quando il Centro Funzionale Monitoraggio Rischi della Regione Lombardia emana un bollettino giallo, arancione o rosso e riguardare il rischio idrico, idrogeologico, temporali o vento oppure tutti questi eventi.

Tuttavia, secondo Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente, un evento come quello di Valencia sarebbe catastrofico:

“Un quadruplo delle precipitazioni non significa semplicemente quattro volte i danni. La natura agisce in modo complesso, amplificando gli effetti. I sistemi attuali non reggerebbero.”

I Punti Critici di Milano 🏙

In caso di piogge eccezionali, i rischi principali riguardano:

  • Il Seveso: una minaccia per quartieri come Zara, Isola, Maggiolina e Stazione Garibaldi. Nonostante le vasche di laminazione, la capacità attuale arriva solo a 80 mm in sei ore.
  • I tombini: potrebbero esplodere sotto la pressione dell’acqua, allagando strade, cantine e parcheggi.
  • Il trasporto pubblico: linee come la M5 (Lilla) e la M2 (Verde) rischierebbero di fermarsi per allagamenti alle stazioni.
  • Il Lambro: sebbene il parco aiuti ad assorbire parte dell’acqua, il fiume resta una minaccia. Interventi recenti, come il muro di protezione tra il Lambro e via Camaldoli (progettato e finanziato nell'ambito dell'accordo Italia Sicura del 2015, con un contributo statale e un cofinanziamento di SEA).

Dopo gli episodi di allagamento dello scorso maggio, il Comune ha chiesto al tavolo dell’Accordo di protezione idraulica del nodo idraulico di Milano, presso Regione Lombardia, di aggiornare gli studi sul comportamento del Lambro. Sono in corso di realizzazione altre opere importanti, principalmente, dal 2023 è in corso la protezione idraulica in via Idro che dovrebbe concludersi per fine 2026, utile a trattenere una quota di acqua del fiume Lambro durante gli eventi critici”, precisa Granelli. Dovrebbe nascere anche un’area umida con un laghetto con delle essenze acquatiche che sarà alimentato dal Lambro, e che dovrebbe coniugare esigenze di rigenerazione, riqualificazione e di recupero dell’area degradata.

Un altro fiume milanese è l'Olona, che un tempo attraversava la parte ovest di Milano, con un canale che passava in viale Murillo e con due rami circondava l'sola Brera tra via Washington e via Foppa. Ora si immerge sotto il manto stradale a Pero per uscire in Darsena e a San Cristoforo e le uniche tracce rimaste del suo passaggio sono piccoli viottoli di prato in via Bergognone, via Cola di Rienzo e presso l'Istituto Carlo Porta.

“Milano è una città d'acqua. Nel suo sottosuolo scorrono chilometri di torrenti molti dei quali sono stati coperti dal cemento. Questo significa che l'acqua non può defluire, dunque se diventa troppa pompa con forza, facendo saltare fogne e tombini”. ci dice Paolo Pileri, docente di Pianificazione Territoriale e Ambientale al Politecnico di Milano, critica la cementificazione che ha caratterizzato Milano:

In questi episodi si alzano anche le falde d'acqua sotterranee, che a loro volta premono per uscire. La prima cosa da fare in questi casi è allontanarsi dalle zone dove l'acqua sta salendo, per evitare di rimanere intrappolati.
Valencia ha fatto un errore madornale.

Cementificazione e Perdita di Suolo 🌱

“Il consumo di suolo è passato da 18 ettari nel 2021 a 26 ettari nel 2024. Circa il 60% del territorio è ormai impermeabile. Il risultato è che l'acqua non può defluire, causando allagamenti devastanti.” ribadisce PIleri.

Il suolo non è solo una superficie inerte: è un ecosistema vivo che assorbe acqua e mitiga le temperature. Un ettaro di suolo non cementificato può contenere fino a:

  • 1.000 kg di lombrichi
  • 2.700 kg di funghi
  • 1.700 kg di batteri
  • 1.000 kg di insetti

Coprirlo significa perdere biodiversità e la capacità di assorbire piogge intense.. Coprendolo abbiamo perso tutto, e in particolare la sua capacità di assorbire l'acqua, ma anche di mitigare le temperature estive.

“La soluzione sarebbe quella di scorticare tutto, depavimentare, fermare l'urbanizzazione, creare aree dove l'acqua viene assorbita, non accumulata. Ma questo significherebbe togliere l'asfalto dai marciapiedi per mettere al suo posto verde e prati”, spiega Pileri.

La speranza è che nel nuovo Piano di Governo del Territorio, le cui varianti sono in discussione in questi mesi, possa tenere conto non solo di quanto è accaduto in passato, ma anche di quanto accadrà in futuro, nonostante sia difficile basarsi su previsioni, dato che ogni sistema di monitoraggio si sta dimostrando inefficace a causa della caoticità degli eventi naturali.

Soluzioni: Le Città Spugna 🌍

In tutto il mondo, si stanno sviluppando progetti innovativi per gestire le acque piovane in modo naturale. Tra le soluzioni più promettenti ci sono le città spugna e i rain garden:

  • Città spugna: spazi urbani progettati per assorbire, filtrare e rilasciare l’acqua in modo efficiente.
  • Rain garden: giardini che raccolgono e trattengono l’acqua, riducendo gli allagamenti.

Questi progetti, già realizzati in Cina, Svizzera, Amsterdam e Berlino, non eliminano del tutto i danni, ma ne riducono l'impatto, offrendo tempo prezioso per reagire. Basterebbe che chi decide se ne accorga.

Milano sta lavorando per adattarsi ai cambiamenti climatici, ma serve un impegno maggiore per invertire la tendenza verso la cementificazione e puntare su soluzioni più sostenibili. Il futuro è già qui e richiede azioni rapide e coraggiose.

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