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Autori emergenti lombardi: intervista ad Andrea Re

graziediesistereQuanti scrittori emergenti sognano di vedere il proprio romanzo pubblicato e letto da migliaia di persone? Quanti riescono? Chiunque coltivi la passione per la scrittura e abbia un manoscritto nel cassetto, denso di sentimenti, stati d’animo, originalità e in attesa solo di essere “accettato” da qualche casa editrice, è pienamente consapevole che superato il primo grande ostacolo della pubblicazione, affronterà la difficoltà del farlo conoscere e, soprattutto, leggere.
Andrea Re è riuscito a realizzare il proprio sogno. Il suo libro Grazie di esistere, in parte autobiografico, è stato pubblicato dalla casa editrice Albatros, ed è in attesa di essere letto da tutti noi e, in particolar modo, da chiunque abbia la passione per lo sport e lo ritenga una fonte di ispirazione da cui trarre giovamento e insegnamenti.
 
Grazie di esistere
 
Grazie di esistere è la storia di Franco, un ragazzo fuori dal comune. Subito dopo la nascita, Franco riuscì a superare alcune complicazioni che avevano messo in serio pericolo la sua sopravvivenza. Crescendo le difficoltà si ripresentano, e il giovane Franco sviluppa una sensibilità profonda, un senso del dovere e della responsabilità che non si riscontrano nella maggior parte dei suoi coetanei e che gli impediscono di affrontare le varie situazioni della vita con quella spensieratezza tipica del periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. Sarà la passione nata per il Milan, a dare a Franco un motivo di riscatto, una nuova forza che gli permetterà di non lasciarsi abbattere davanti alle prime difficoltà che incontra, come affrontare e superare le prime delusioni in amore, provare a laurearsi in medicina. La personalità forte di capitan Baresi, che non si lascia abbattere davanti alle difficoltà, e le gesta dei suoi beniamini, daranno a Franco un motivo per andare avanti e non fermarsi mai. Grazie di esistere trasmette un messaggio molto importante: lo sport (il calcio in particolare), come fonte di ispirazione e valori positivi.

Andrea Re
 
Andrea è nato a Milano il 27 luglio 1983. Ha studiato al Liceo Scientifico G.B. Grassi di Saronno, perseguendo il diploma nell’estate del 2002. Attualmente vive a Saronno e lavora come impiegato. Coltiva la sua passione per la lirica studiando canto, sia in qualità di solista, sia come membro di diversi cori nelle province di Varese e Milano. Andrea è impegnato anche nel sociale; infatti, è attualmente consigliere dell’Associazione Varesina Mielomeningocele. Grazie di esistere è il suo libro d’esordio.

Adesso però diamo voce all’autore. Chi meglio di lui può raccontarci cosa rappresenta il suo romanzo e quali messaggi insegnamenti voglia dare a tutti i lettori?
 
D: Ciao Andrea e grazie per la tua disponibilità. Inizierei con il domandarti quando e com’è nata in te l'idea di scrivere un libro e quanto hai dovuto aspettare prima vederlo pubblicato.

R: Ciao Barbara e grazie a MilanoFree per avermi dato l’opportunità di farmi conoscere. Dunque, l’idea di scrivere questo libro è nata circa cinque anni fa. Avevo letto “La solitudine dei numeri primi” di Giordano. Un libro che sicuramente lascia il segno, ma che trasmette una tristezza di fondo, poiché i personaggi di quel racconto non sembrano intenzionati ad uscire dal tunnel in cui si sono fatti inghiottire durante la loro infanzia, e continuano imperterriti a ripetere gli stessi atteggiamenti e gli stessi errori, senza lasciar prevedere un miglioramento di questa loro situazione di solitudine e scoramento. Dopo aver letto quel libro, ho deciso che io ne avrei scritto uno molto più incoraggiante, dal quale si potesse intendere che anche nelle situazioni più complicate, c’è sempre un modo per uscirne vincitori, o comunque è necessario trovare il modo di superare le sconfitte e ripartire con nuove sfide. Ed ecco nascere la storia di Franco, un ragazzino sfortunato, che ha problemi fin dalla nascita, e nonostante questo non si rassegna al ruolo di vittima, e decide di prendere la vita di petto, affrontando ogni situazione col piglio dei campioni, quelli che ammira ogni domenica in televisione, quelli della sua infanzia. E grazie all’esempio di questi sportivi affermati, Franco impara un “modus operandi” che riesce a fare suo e a trasportare nella sua vita di ogni giorno. Per quanto riguarda la tempistica, ci ho messo tre anni a scrivere tutto, poi ho dovuto aspettare un altro anno prima di decidere con quale casa editrice pubblicare e per sbrigare le formalità, passando dal correttore di bozze che ha letto e corretto il mio manoscritto iniziale. Anche perché studiavo mentre scrivevo, non avevo molto tempo da dedicarci. Scrivevo per lo più di sera, o nei rari tempi morti delle mie giornate. 
 
D: Quale messaggio e/o insegnamento dobbiamo trarne?

R: Scrivendo questo libro, il mio intento, era quello di far trasparire valori positivi e sentimenti nobili; il calcio moderno lascia davvero poco spazio a valori positivi, ed ecco perché io parlo del Milan degli anni ‘80 – ‘90 con un pizzico di nostalgia, auspicando un ritorno a quel mondo, a quei valori. Dietro all’esaltazione dei campioni di una volta, soprattutto per il loro lato umano, c’è anche una velata critica ai modelli di oggi, In questo mio romanzo d’esordio, ho cercato di dare risalto ai valori positivi che lo sport, e il calcio nello specifico, possono trasmettere. Purtroppo i fatti di cronaca ci fanno pensare allo sport come a un mezzo per sfogare la propria frustrazione, o come strumento di bande con ideologie malate per darsi visibilità. Per non parlare dei calciatori, sempre più strumento di pubblicità per i nuovi social network e per le riviste da chiacchiericcio. La mia vuole essere una storia di speranza, un incoraggiamento a superare ogni difficoltà, che tutti incontriamo nella vita, con la consapevolezza che non può andare sempre tutto bene, ma che dietro ogni nuvola, c’è sempre un raggio di sole. Questo libro può essere sintetizzato con una semplice definizione: è una storia di riscatto. Che non sempre le cose vadano per il verso giusto lo sappiamo, è un dato di fatto; ma di fronte alle avversità si può reagire in modi diversi: c’è chi si abbatte, chi cambia strada, chi denigra ciò che non è riuscito ad ottenere (la storia della volpe e l’uva è vecchia come il mondo, ma non c’è nulla di più attuale) e ci sono invece personaggi che si rialzano e riprendono a camminare per la loro strada più forti di prima. A quest’ultima categoria appartiene il personaggio del racconto, Franco. Un ragazzo che non è certo nato con la camicia, non è mai stato fortunato, eppure trova la forza di farsi strada, di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, con tenacia e tanta perseveranza. 

D: Cosa ti piace in particolare del protagonista, Franco?
 
R: Franco, è un bel tipo, caparbio, che cerca di non arrendersi, e che anche quando cade prova a rialzarsi, e se non ce l'ha fatta a raggiungere un obiettivo, prova con un altro. Cerca di non farsi affossare dalle situazioni, anche se ha tante difficoltà. Questo è ciò che più mi piace del personaggio, e che ho voluto far emergere del suo carattere. Guardando all’esempio fornito nel mondo dello sport da blasonati atleti che hanno lottato per raggiungere traguardi importanti, Franco riesce a trovare l’ispirazione per comportarsi allo stesso modo in tutte le sfide che la vita gli propone. Ha la consapevolezza di non essere un super uomo, di avere dei limiti, come tutti; ma coltiva anche la volontà di poter sempre affrontare la vita col piglio giusto: perché ciò che conta non è soltanto l’obiettivo che ti poni, ma anche, e soprattutto, come lo affronti. Grandi o piccole che siano le sfide, Franco cerca sempre di dare il meglio.
 
D: Cosa diresti, quali consigli daresti agli autori esordienti che sognano di far pubblicare il loro manoscritto?

R: L'unico consiglio per un aspirante scrittore, è di credere davvero tanto in quello che ha scritto, nella bontà del proprio lavoro. Io ho contattato un sacco di case editrici, non ho accettato la prima offerta, ma ho aspettato di poterne valutare più di una. Quando decidi di scrivere un libro, lo fai perché pensi di aver qualcosa da trasmettere, qualcosa di importante da dire e che vuoi trasmettere ad altri. E se vuoi passare ad altri le tue idee, devi fare in modo che siano buone, che siano positive, e quindi devi essere tu il primo a essere convinto di aver fatto un buon lavoro.
 
D: Sta già lavorando a qualche altro testo?

R: Non ho in programma di scrivere un altro libro, nell’immediato. Per adesso sto cercando di dare spazio alla mia vena creativa partecipando a concorsi letterari con racconti di vario genere. Ma non escludo affatto, in futuro, di poter ripetere l’esperienza di scrivere un libro, perché nonostante l’enorme mole di lavoro e la fatica, è stata davvero una soddisfazione enorme poter vedere il mio racconto tramutarsi in un libro.
 
Concludo questo articolo/intervista con l’augurare ad Andrea tutta la fortuna possibile, e sperando che il suo libro possa arrivare al cuore di tutte le persone che condividono con lui l’amore per lo sport.
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