Abbiategrasso: Mivar passa ai mobili
Un’azienda che ha fatto la storia degli apparecchi televisivi, la Mivar, creatura di Carlo Vichi, forse cambia pelle.
“I cancelli della Mivar resteranno sempre aperti” dice Carlo Vichi, il novantenne fondatore della Mivar, che a tutt’oggi resta l’ultima fabbrica di televisori italiani.
Ma per l’azienda lombarda, nata nel 1945, è ormai arrivata una svolta significativa, poiché verso il 30 novembre, finita la cassa integrazione straordinaria, l’azienda chiuderà per sempre con tutto quello che è legato al mondo della televisione e dell’elettronica, comprese le linee di produzione più recenti legate alla tv interattiva con sistema operativo Android.
Probabilmente l’esaurimento delle ultime scorte di componentistica avverrà verso i primi giorni di dicembre e non verranno rimpiazzate.
I sindacati CGIL e CISL, che sono da sempre stati vicini a centinaia di operai Mivar, con la cassa integrazione ordinaria e poi straordinaria, gestiranno al meglio l’uscita degli ultimi 53 dipendenti.
Inoltre per la prima volta nella storia della Mivar si sta parlando di mobilità, distribuita in un periodo di tempo pari a tre anni, per tutelare la maggior parte dei dipendenti, quasi tutte donne e di età media intorno ai cinquant’anni.
Di queste ne resteranno al massimo una decina che si occuperanno della manutenzione della fabbrica .
Resta incerto il destino della “fabbrica ideale”, la nuova sede Mivar, progettata dallo stesso Vichi su un’area di 120 mila metri quadrati, di cui 60 organizzati a parco alberato, completata nel 2001 e mai utilizzata a causa della crisi della Tv, dovuta all’avvento delle televisioni a Led, che hanno decretato la fine di quelle a tubo catodico
Malgrado tutto questo Vichi non ha mai voluto spostare la produzione dei suoi televisori nella nuova sede, per evitare un coinvolgimento dei sindacati, e oggi si parla di utilizzare alcuni spazi dello stabilimento per Expo 2015.
Tuttavia Vichi non si arrende, anzi, sta progettando un nuova linea di mobili, soprattutto tavoli, da utilizzare nei luoghi pubblici affollati come mense, stazioni, self service e aeroporti, disegnati seguendo la tecnologia più moderna.