17 aprile Referendum Trivelle: cosa succede se vince il SI o il NO
Come da informazioni annunciate dai mass-media, il 17 aprile 2016 i cittadini saranno chiamati alle urne per votare il Referendum popolare abrogativo sull’attività di ricerca ed estrazione d’idrocarburi nelle acque del nostro mare, entro le dodici miglia marine distanza che corrisponde a 22,2 chilometri dalla costa.
Referendum voluto grazie all’impegno di nove Regioni che si vedono più coinvolte in questa seria questione. Proviamo allora a cercare di capire meglio di cosa si tratta. Diciamo subito che sono già vietate tutte le richieste di nuove concessioni per estrazioni, il quesito sul quale gli elettori dovranno esprimersi concerne la possibilità che le attività di coltivazione d’idrocarburi in zone di mare, entro le 12 miglia, possano proseguire per tutta la vita utile del giacimento, facendo salvo il rispetto degli standard di sicurezza e la tutela dell’ambiente. È doveroso precisare che se l’affluenza alle urne è inferiore al 50%, la legge rimarrà immutata, qualunque sia l’esito raggiunto.
Ma, in sostanza, agli elettori cosa è chiesto? Tenendo presente questa pressa:
“il comma 17 dell’articolo 6 del D.L. del 2006 n. 152 vieta espressamente le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione d’idrocarburi liquidi e gassosi, entro 12 miglia marine dalla costa. Tuttavia la legge di stabilità del 2016 stabilisce che gli impianti già esistenti entro quella fascia costiera, possano continuare la loro attività fina a esaurimento del giacimento”.
La scheda referendaria che ci sarà consegnata recita:
- Volete voi che sia abrogato l’art. 6 comma 17, terzo periodo, del D.L. 3/4/2006, n. 152, “ norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 art. 1 della legge 28/12/2015, n. 208 “ disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “ per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e salvaguardia ambientale”?
Proviamo ora a vedere cosa succede se vince il SI o il NO.
- Se vince il SI, la proposta abrogativa è approvata e viene impedito alle Società petrolifere di sfruttare giacimenti d’idrocarburi a ridosso della costa italiana anche oltre il termine della concessione, vale a dire che tutti gli impianti di vecchia concessione devono cessare, si prevede che ci vorranno circa dieci anni, mentre i più recenti invece potranno continuare per molto più tempo. Bisogna tenere presente che la risposta affermativa bloccherebbe un potenziamento di tre giacimenti già attivi, identificabili nel giacimento Guendalina dell’Eni, del Gospo e il Vega di Edison.
- Se vince il NO, la legge rimane immutata e tutti gli impianti attivi continueranno la loro attività estrattiva sino a esaurimento del giacimento. Nuove richieste per prolungare l’attività, dovranno essere ripresentate all’autorità competente per la valutazione d’impatto ambientale.
Questi gli esiti previsti, ovviamente già si distinguono i fautori del SI e quello del NO. I primi, soprattutto le associazioni ambientaliste, sostengono che l’attività estrattiva va fermata per evitare rischi ambientali e sanitari. Inoltre spingono sulla necessità di adottare una nuova politica energetica che prenda in considerazione investimenti decisi sulle energie rinnovabili, togliendo così inquinamento, dipendenza da lobby del petrolio e, non ultimo, da conflitti armati generati dal potere petrolifero.
I sostenitori del NO affermano che le attività estrattive non comportano rischi particolari né per la salute né per l’inquinamento ambientale. Che il settore potrebbe portare benefici economici e occupazionali, e che, in caso vincessero i SI, il nostro paese si troverebbe ad aumentare le importazioni, con una conseguenza di grandi navi petroliere che entrerebbero nei nostri porti aumentando così inquinamento.
L’invito è sicuramente quello di andare al voto, è giusto che ognuno esprima la propria convinzione in merito, non votare significa accettare passivamente, e questo credo non sia pertinente per un paese, dove il popolo ha il diritto-dovere di esprimere le proprie convinzioni, e lo Stato ha il dovere di rispettare tali convinzioni.