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Olio di palma: nemico della salute e dell'ambiente

olio palmaBasta avventurarsi tra gli scaffali di qualsiasi supermercato e dare un'occhiata alla lista degli ingredienti dei prodotti da forno per constatare una cosa: l'olio di palma è ovunque, in quasi tutti i prodotti confezionati che mettiamo sulle nostre tavole. 

Non solo, anche i prodotti di cosmesi, spesso, contengono questo tipo di olio. 

E non crediamo che avventurandoci tra i prodotti biologici le cose cambino. L'olio di palma sta anche sulla stragrande maggioranza delle etichette dei prodotti biologici. 

Innanzitutto: cos'è l'olio di palma?

Esso si ricava dai frutti della palma, dopo che sono stati sterilizzati, cotti e filtrati. L'olio viene raffinato, e utilizzato come olio alimentare in prodotti confezionati, dolci o salati che siano.  La caratteristica principale di quest'olio, che dovrebbe farci riflettere riguardo la sua assunzione, in relazione con la nostra salute, è l'elevato contenuto di grassi saturi, fino al 49,3%.  E la caratteristica che più alletta le industrie alimentari, è la sua produzione a basso costo, che certamente spinge i più grandi produttori a farne largo uso, a prezzi contenuti.

Al di là dei possibili danni alla salute, su cui tutt'ora si sviluppano dibattiti tra favorevoli e contrari, pare che l'olio di palma provochi i suoi maggiori danni sull'ambiente.

Già da diversi anni le più grandi associazioni ambientaliste, tra cui Green Peace, lottano per fermare la produzione massiccia di olio di palma. 

Infatti, quest'olio alimentare sta minacciando e letteralmente distruggendo intere aree verdi, tra cui foreste pluviali e in particolare i territori di Indonesia, Papua Nuova Guinea, Uganda e Costa D'avorio, con tutta la flora e fauna che essi ospitano. Insomma, alcuni territori tra i più belli di Asia e Africa vengono bruciati per lasciare spazio alle coltivazioni dell'olio di palma, che il mondo occidentale richiede e consuma senza freni.

La buona notizia è che negli ultimi tempi, in cui si parla in continuazione di olio di palma, molte sono le aziende e le multinazionali che, invitati dalle associazioni ambientaliste, decidono di garantire la tracciabilità dell'olio di palma da loro utilizzato, così da poter "dimostrare" di non essere diretti responsabili dei gioielli verdi più belli del mondo.

L'ultimo marchio che si è convertito, nei giorni scorsi, alla sostenibilità ambientale, e che ha voluto ripulire i propri prodotti dalla deforestazione, è il gruppo Colgate-Palmolive. 

Arrivati prima, tra gli altri, ci sono sono i gruppi Ferrero, L'Oréal, Mars, Nestlé e Unilever. 

Insomma, sembra che grazie alle grosse mobilitazioni e proteste dei più grandi gruppi ambientalisti, guidati da Greenpeace, il vento stia cambiando, e ci si augura che entro sei anni le foreste asiatiche e africane possano tornare a vivere tranquille e senza minacce. 

Clara Cappelletti

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