La guida per realizzare i tuoi Desideri: il potere del Silenzio e dell'Immaginazione
“Se il destino era scritto nelle stelle, lui le aveva tirate giù e baciate ad una ad una. Poi aveva cambiato il finale della storia, neppure loro ne avevano immaginato uno così bello!" (Francesca Stucchi, Il vento dei desideri, 2024)
Chi è capace di leggere i desideri della propria anima? C’è chi cerca di indovinarli servendosi di un pendolino magico. C’è chi crede che desiderio appagato sia trovarsi in un luogo dove l’anima respira pace. Ma la vita, purtroppo, non va sempre come ci si immagina.
Eppure, i nostri desideri restano vivi, anche nelle difficoltà. Sentiamo una forza interiore capace di spingere la vita in una direzione creativa. È desiderio quella voce che sentiamo: non va domato, ma ascoltato. Se ignorato, diventa un urlo.
Realizzare i nostri sogni non richiede sforzi straordinari, ma immagini. Più facciamo silenzio, più le immagini dei nostri desideri affiorano, avvicinandoci alla meta. È nostra responsabilità ascoltare questa spinta interiore. Baricco scrive: “Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano.” Stare con i nostri desideri è la chiave.
Ma che cos'è il desiderio? Secondo una delle etimologie proposte, "desiderium" e "desiderare" derivano da "sirius", la stella. In origine, desiderare significava la mancanza delle stelle nel cielo, collegandosi all'antica tecnica dell’augurio, che cercava di interpretare segni per capire se gli dei approvavano o meno una decisione che si stava prendendo. Questa tecnica era diffusa nel mondo antico. Desiderium o desiderare, nella lingua latina, indica una insoddisfazione, la percezione di una mancanza, la mancanza di qualcosa che non si ha ancora o che non si può più avere.
Così l’uomo antico andava, come un viaggiatore che non può orientarsi nell’oscurità, in una notte buia, dove non ci sono stelle che illuminano la strada, facendo affidamento soltanto sulle proprie forze per trovare il cammino. Nel buio capita di non riconoscere la forma degli oggetti e di vedere fantasmi: nel medesimo tempo, non si può fare a meno di desiderare la luce.Anche per lo psicoterapeuta Morelli per ritrovare i propri desideri bisogna imparare a vivere il Silenzio, come facevano gli antichi, che è la medicina di tutti i mali dell’anima e che appartiene al buio, al regno del Nulla.
Silenzio interiore di parole, di pensieri, di commenti. Silenzio vuoto, direbbero i Taoisti.
“Ogni volta che qualcuno mi parla di un progetto da realizzare, io gli faccio immaginare di scendere, gradino dopo gradino, una scala che porta al Vuoto, al Nulla. Come ben sapevano i Saggi Taoisti, il Nulla è l’energia dell’anima più creativa, l’unica che ci porta a realizzare i nostri desideri” dice Morelli.
Un esempio ? Morelli ci racconta di Clara, una ragazza che desiderava diventare un’attrice. Si tratta di andare nella propria stanza, da soli, mettersi nella penombra e immaginare a occhi chiusi che cosa si desidera, visualizzare bene nella mente la scena che si desidera che si realizzi.
Nel caso di Clara lei si è vista in un grande teatro inglese, dove la applaudivano, dove il pubblico apprezzava il suo talento. E un attimo dopo, sempre a occhi chiusi, ha immaginato una scala che scende nel buio e, gradino dopo gradino, ha pensato di percorrerla. Fino a che il Vuoto diventava sempre più intenso. Con questo esercizio ci si accorge di quanta gioia di vivere ci regala il regno del Nulla.
Poi si aprono gli occhi e non si pensa più per nessun motivo a quello che si desidera. E si aspetta senza più pensarci. Dopo due mesi Clara è stata chiamata da un regista...
Siamo come un seme completamente immersi nel buio della terra. Il viaggio lo fa l’anima da sola, proprio come il seme che diventa albero.
Le forze benefiche si prendono cura di noi. Se ciò che desideriamo è sbagliato per noi, il Nulla lo espelle. Se è utile al nostro destino lo esaudisce.
Anche Giulio Cesare, nel De Bello Gallico, parla di “desiderio”, termine che deriva da desiderantes. Chi erano i desiderantes? Soldati sopravvissuti alla battaglia, che sotto un cielo stellato attendevano i propri compagni ancora impegnati, rischiando la vita. Questa è l’immagine che Giulio Cesare ci dà dell’origine del desiderio. Una bella e potente immagine: una notte, un cielo stellato, soldati che depongono le armi e che attendono i propri compagni ancora impegnati nella battaglia, a rischio di morte. Dunque il desiderio ha profondamente a che fare con l’attesa, la veglia, la notte nella quale ognuno può smarrirsi ma soprattutto ritrovarsi.