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Festa della mamma: uno sguardo alla depressione in gravidanza

sola gravidaCon l'arrivo della festa delle donne ai primi di marzo, il richiamo a quando cade, nel 2015, la festa della mamma, è quasi scontato, se non addirittura d'obbligo. Malgrado la distanza nel tempo, spesso e volentieri capita di sbagliarsi, e di confondere le date.

Niente di più innocuo, se si pensa che, ogni mamma è prima di tutto una donna; ed essere madre, in qualsiasi parte del mondo, è un mestiere difficilissimo, che nessuno ci insegna.

La nostra società associa ancora troppo spesso alla “mamma” un ruolo fondamentale, di assoluta ed irreale perfezione. Ma diventare madri, significa davvero dimenticarsi della propria identità di donne?

Vi siete mai chiesti, cosa succederebbe se la mamma non fosse una super mamma, ma un essere umano, che ha bisogno di continue attenzioni e cure?

Vi siete mai chiesti come dev’essere affrontare un parto, nella scomodità e nel disagio, di un ex peschereccio, riempito, fino all’ultimo centimetro, di profughi e disperazione?

E se la mamma covasse, insieme al pargoletto, un malessere interiore?

La depressione è qualcosa di più di un semplice “sentirsi giù”, o di cattivo umore per qualche giorno.

E’ una malattia grave che colpisce il cervello. Nella depressione, i sentimenti di tristezza, ansia, o vuoto, non scompaiono in pochi giorni, ma arrivano ad interferire pesantemente nella normale vita quotidiana.
Circa il 6% delle donne soffre di disturbo mentale durante la gravidanza.

Ma vi dirò di più: se di depressionepost-parto, ancora se ne parla poco, di depressione pre-parto, e durante la gravidanza, non se ne parla affatto.

Gli studi, in generale, non sono molti e poco uniformi, purtroppo. Per il post partosi parla di un 10-13% di casi, mentre per il periodo della gravidanza si tendeva, e si tende ancora, quasi a non ammettere che la depressione possa insorgere. Piuttosto si parla di tristezza, di stanchezza, di un’ansia comprensibile.

Appare invece sempre più evidente, che questa condizione della donna, possa favorire il disturbo dell’umore, soprattutto se vengono riscontrati fattori di rischio; fra cui i principali si possono individuare nella familiarità, ovvero se è possibile riscontrare episodi di depressione in famiglia, o in un’eventuale malessere precedente, e anche una carenza di sostegno a sociale, vale a dire il supporto o meno di una famiglia, di un ambiente favorevole.

Eppure, alcuni dati, provenienti da una ricerca inglese, datati addirittura più di 23 anni fa, parlano chiaro. A 14500 donne incinte, che avrebbero partorito tra l’Aprile del 1991 e il Dicembre 1992, venne consegnato un questionario da compilare, preparato dagli psichiatri dell’Università di Bristol, UK, denominato “Scala depressione post parto Edimburgo”. I risultati furono sorprendenti: di madri depresse prima della nascita ce n’erano tante quante dopo il parto.

Tali dati gettano una luce nuova sul concetto di depressione che, in quasi un quarto di secolo, altro non ha fatto che ingigantirsi sempre di più, come un palloncino che gonfia, gonfia, gonfia, fino a scoppiare.
La depressione è improvvisamente diventata la malattia più in voga degli ultimi anni.

psicosi

Fino a poco tempo fa, di fatto, il mondo della medicina neonatale, non sembrava ritenere possibile, o “sufficientemente giustificabile”, una depressione in gravidanza. Durante la maternità si ritiene generalmente che una donna sia più positiva, più gioiosa; si pensa, forse, che gli ormoni della gravidanza possano proteggere il sistema nervoso della futura madre. Il mondo intero, non fa altro che ripeterle che deve essere contenta, al massimo della gioia, al settimo cielo, lo dicono spesso anche il medico di famiglia e il ginecologo. Ma la depressione è una malattia reale, e può insorgere anche in gravidanza; e se l’evoluzione della scienza è direttamente proporzionale all’incombere della malattia, a maggior ragione oggi si ritiene che si presenti in un 10% delle maternità, e che fino ad un 20% delle donne manifesti qualche sintomo depressivo.

Questo cambiamento radicale nella vita di una donna, può agevolare l’insorgere di una bassa autostima, modificare l’assetto strutturale di personalità della donna, e alimentare tratti di perfezionismo e di controllo. Una scarsa considerazione delle proprie abilità e risorse, nel saper affrontare questa nuova esperienza, può rendere complessa la gestione della gravidanza, e addirittura portare alla perdita dell’equilibrio psichico, fino al considerare quella piccola vita, che cresce dentro di noi, come un corpo estraneo e nemico.

Anche l’ambiente, il contesto nel quale vive, e si confronta una donna,  è importante, perché capace di modularne il suo assetto bio-psichico. Altri fattori ambientali, sono sicuramente da ricontestualizzare rispetto al contesto socioculturale vissuto dalle donne al giorno d’oggi. A fronte di dati di letteratura, che ancora evidenziano i livelli socioeconomici più disagiati, come a rischio patologico; vi sono sottogruppi di donne depresse, che appartengono ad un livello scolastico ed economico di medio-alto profilo, con partner, e con un’attività lavorativa. E’ verosimile che anche questo nuovo modello di vita, questa società del benessere apparente, proponga elementi disadattativi, da rivisitare, o meglio da prendere in considerazione, non più come fattori protettivi, ma come condizioni di rischio alla patologia.

doppia faccia

La depressione, soprattutto in una fase delicata come può essere una maternità, può influire negativamente sul decorso della gravidanza, e sulla salute del nascituro.

A questo proposito, è bene ricordare che la depressione durante la gravidanza, o dopo il parto, può compire chiunque, ma questo non pregiudica l’essere una buona madre, né tanto meno equivale al “non esserci con la testa”.

Se è vero che esistono numerosi centri di mutuo aiuto, è altrettanto vero che non si deve necessariamente vivere nella sofferenza.

Tutti i bambini meritano una madre sana, da poter festeggiare questo 10 maggio; così come tutte le donne meritano di vivere appieno la loro vita, come donne, e come mamme, che si prendono cura di se stesse, e del proprio figlio.

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