"Mai morti" di Renato Sarti: il ritorno del fascismo raccontato in scena al Teatro della Cooperativa
Mai morti di Renato Sarti è una pièce teatrale che evoca la memoria della nostra storia. Proprio quella che oggi viene dimenticata, oppure scientemente esclusa e manipolata da alcune forze politiche. La sua forza sta nel fatto che il ricordo non viene richiamato da un elenco di eventi, ma dalla prima memoria di uno dei protagonisti: un comandante della Decima Mas.
È un personaggio che, nonostante sembri inizialmente arrivato alla fine del suo percorso, man mano che lo spettacolo si svolge rivendica con un'irruenza tipicamente maschile tutta la forza della sua ideologia. Interpretato dal bravissimo Gabriele Falsetta, che fa sue le emozioni descritte, potrebbe essere uno dei tanti che, a causa del fatto che in Italia non abbiamo avuto un processo di Norimberga, si è saputo riciclare nel dopoguerra. Potrebbe però essere persino un pericoloso fantasma, visto che, ricalcando tracce che continuano a essere presenti, si cala anche in quello che sta succedendo nell'era moderna.
Il testo che va in scena, infatti, è stato attualizzato in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, che ricorre quest’anno il 25 aprile.
Attraverso i racconti di un fascista mai pentito, siamo costretti ad ascoltare la nostalgia delle imprese del ventennio, tra cui le stragi compiute dall’Esercito Italiano in Africa e l’uso indiscriminato e massiccio dei gas contro le popolazioni civili, compreso un lungo elenco di torture che vennero praticate in molti luoghi, tra i quali il Piccolo Teatro di Milano.
Il battaglione più terribile, chiamato Mai morti, aveva compiuto i peggiori misfatti a fianco dei nazisti, animato da uno dei più violenti sentimenti di razzismo, nazionalismo, xenofobia. Gli stessi che, purtroppo, oggi sembrano ancora difficili da estirpare del tutto, come dimostrano episodi recenti e più vecchi: a cominciare dalla bomba di Piazza Fontana, che nel loro sogno doveva scatenare un golpe; l’omicidio di Giuseppe Pinelli e la lunga serie di depistaggi che hanno cercato di lavare il profondo nero che ricopriva il caso. Da chi aveva effettivamente portato le borse di morte, a chi non ha parlato, a chi ha nascosto, a chi ha raccontato versioni che – per fortuna – alla fine si sono rivelate false, ma solo dopo alcuni decenni.
E non è finita. Basta ricordare come è stata gestita la piazza a Genova durante il G8, a come sono state create false prove per giustificare il massacro alla scuola Diaz, ma anche alle inspiegabili promozioni che sono seguite per chi è stato responsabile di quegli eventi.
Richiamare le atrocità naziste in questo modo assume dunque, per Renato Sarti, autore e regista, il significato di avvertire che quello spirito mai sepolto continua a serpeggiare e, ultimamente, sembra emergere sempre di più, vista l'attuale situazione europea e l’elezione di Donald Trump negli USA.
Nei tentativi di Giorgia Meloni di duettare con lui, dunque, viene detto sul palcoscenico, si possono leggere i messaggi del passato. Per questo bisogna alzare l’attenzione, ribadire che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere, e non può essere declassata come una parola di altri tempi. Perché, evidentemente, quelle epoche rischiano di essere molto presenti.
TEATRO DELLA COOPERATIVA
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BIGLIETTI
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COME RAGGIUNGERCI 🚇🚲
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Altri autobus: 42, 51, 52, 83, 166, 172
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