Chi resta, uno spettacolo che riguarda madri, figlie, l'epoca attuale e la morte
L’attrice è già sul palco mentre il pubblico entra. Accovacciata in posizione fetale su una pedana bianca, sullo sfondo si sentono i suoni e si vedono le immagini del lancio di un razzo diretto verso lo spazio siderale, lo stesso dove finiremo tutti quando moriremo. Chi resta è il racconto intimo di una figlia che attraversa l’esperienza dolorosa della perdita della madre.
Matilde Vigna, autrice e protagonista, insieme alla regista Anna Zanetti, ha costruito una pièce cruda e densa, che affronta con intensità il tema della solitudine, della fatica nell’elaborare il lutto e del peso della responsabilità che rimane, in una riflessione profonda sul dolore.
Una Narrazione Concreta e Intima 🎭
Matilde è una donna di 37 anni che ha appena perso la madre. Il suo ricordo è concreto, quasi tangibile: in scena è presente chi è deceduto, interpretato da Daniela Piperno. Lei non è un fantasma, ma una presenza forte, a volte ingombrante e a volte empatica, come spesso sanno essere le madri. Lo spettacolo non parla di morte, ma di chi resta e, non potendo seguire quel viaggio misterioso, si trova a ricostruire la propria vita sulla terra.
L’Essere Figli e il Futuro di una Generazione 🧩
Matilde non vive in un tempo teatrale, vive nel presente, appartenendo alla generazione dei millennial, con le sue incertezze e difficoltà. La questione climatica, ad esempio, impedisce una visione serena della procreazione, ostacolando così il desiderio di continuare il ciclo della vita “di figlio in figlio.” Inoltre, come sempre più spesso accade, il suo corpo affronta una pre-menopausa precoce, che aggiunge un altro ostacolo al desiderio di maternità.
A complicare tutto, ci sono anche la precarietà del lavoro a partita IVA, la difficoltà nei rapporti umani, e le interazioni spesso limitate alla bolla social. Questa “figlia” non è più figlia, non è madre e, forse, non lo sarà mai, affrontando un futuro molto diverso.
Un Colloquio con Sé Stessi e la Ricerca di Significato ✨
Il dialogo con la madre diventa in realtà un confronto con se stessa, sul rapporto avuto, sulla distanza e vicinanza che caratterizzano tutti i legami tra genitori e figli. Riflessioni su chi siamo, sul significato di ciò che facciamo, su cosa rimarrà di noi, e, inevitabilmente, sul nostro valore.
L’opera, nella sua essenzialità, diventa complessa: l’intreccio narrativo, che inizialmente appare distaccato e pratico, concentrandosi sui problemi logistici legati a funerali e ospedali, si sviluppa tra passato e presente, tradizione e cambiamento, riflessioni e sentimenti. È un racconto che, volenti o nolenti, tocca corde profonde, esplorando il tema dell’immaginario che questa generazione sembra aver perso.
Alla fine, riappaiono i colori, racchiusi in un baule da cui emerge una tuta da astronauta che la madre indossa, pronta a compiere il viaggio definitivo. E resta una domanda senza una risposta semplice: quando si smette di essere figli? Di solito, si risponde: “Quando si diventa genitori.” Ma forse è solo a questo punto che si può davvero essere se stessi.
Informazioni Utili per il Pubblico:
Teatro Fontana
Indirizzo: Via Gian Antonio Boltraffio, 21, Milano
Date: dal 24 al 27 novembre 2024
Orari:
- Giovedì e venerdì: ore 20.30
- Sabato: ore 19.30
- Domenica: ore 16.00
Durata dello Spettacolo: 60 minuti
Prezzi:
- Intero: 25 €
- Under 30: 18 €
- Over 65 / Under 14: 12 €
- Giovedì sera: 22 €
- Convenzioni: 20 €
- Scuole di teatro: 12 €
- Prevendita e prenotazione: 1 €
Info e Prenotazioni:
- Telefono: +39 0269015733
- Email: biglietteria@teatrofontana.it
- Online: Vivaticket