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Quando la materia diventa vita: le sculture di Medardo Rosso in mostra alla GAM di Milano

Quella che ha inaugurato il 18 febbraio alla GAM di Milano, e che sarà aperta fino al 31 maggio, è la prima grande mostra a Milano per il periodo di Expo.
mostra medardo rosso milanoLa figura su cui è imperniata è quella di Medardo Rosso, uno dei più grandi scultori dell'800 e del primo '900 italiano. Rosso (1858-1928) è, forse, il più internazionale degli artisti plastici nostrani vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo: nato a Torino, si formò come artista a Milano, dove aprì uno studio in Via Solferino e frequentò l'Accademia di Brera e l'ambiente scapigliato, per poi trasferirsi per alcuni anni in Francia, a Parigi, dove conobbe quello che è spesso considerato come il suo rivale più celebre, ovvero Auguste Rodin.

A dire il vero, non vi fu mai una vera competizione tra i due, ma uno scambio osmotico di pareri e creazioni di cui entrambi si giovarono nelle loro singole opere: basti pensare che il loro primo incontro, in una galleria parigina sotto l'egida di Henri Rouart, gallerista e committente di Rosso, fu segnato da uno scambio di opere in modo da "studiarsi" a vicenda. La lotta tra i due iniziò quando le gallerie iniziarono a contendersi le loro sculture, ma, come detto sopra, non sfociò mai in una rivalità vera e propria. Entrambi erano tanto e troppo gelosi della loro autonomia creativa da non ostacolarsi a vicenda, considerandosi anche l'uno allievo dell'altro; due figure complementari, insomma. I suoi ultimi anni furono soprattutto segnati dalle mostre e dalla partecipazione a grandi eventi come la Biennale di Venezia e la mostra milanese di Novecento curata da Margherita Sarfatti. La sua morte fu causata da un evento curioso: maneggiando, all'età di settant'anni, alcune sculture, gli caddero su un piede alcune lastre fotografiche in vetro che lo ferirono gravemente, causandogli una setticemia che gli fu fatale.

La mostra intende far scoprire la personalità creativa di Medardo Rosso, con sprazzi biografici, ma sempre imperniati sulla sua innovativa figura di scultore. Il fil rouge dell'esposizione è il costante confronto tra la materia grezza e inerte del bronzo o del gesso e quella modellata dall'uso della cera, forse il materiale più straordinario che Medardo usò: con la cera, la scultura prende forma e acquisisce vita e vitalità, espresse dai profondi sorrisi dei suoi soggetti.

Le colate di cera sul bronzo o sul gesso creano una patina, quasi una velatura, che nasconde il soggetto, invitando lo spettatore a scoprire che c'è di vero dietro questo misterioso alone. In questo Rosso è il primo (e unico) scultore verista italiano, ma è anche l'ultimo romantico e il primo scapigliato. Rosso rende il moto dei sentimenti attraverso la levigazione delle superfici bronzee e del gesso, ma vuole anche essere un sagace osservatore della società, degli ultimi. Si sa quanto Rosso amasse, come soggetti, i bambini, da lui ritratti in mille sfaccettature: in mostra vi sono il Birichino, una delle sue prime opere, la Bambina ridente del Museo Rosso di Barzio, il Bambino malato (confronto tra versione grezza e con la cera) della GAM di Roma, e l'eccezionale Ecce puer, ritratto del figlio di un suo committente parigino. I bambini, per Rosso, quasi coetaneo di quel Giovanni Pascoli che esaltò la "poetica del fanciullino", sono l'essenza primigenia della società e dell'arte, il punto archetipico da cui nasce la creatività, che vengono ritratti sia nella loro ilarità spontanea che in momenti di sofferenza (elemento tipicamente scapigliato).

L'infanzia, per Rosso, è una "aetas aurea", un'età dell'oro dopo la quale ci si consuma invecchiando, come testimonia il bronzo omonimo esposto. Un altro elemento importante messo in luce dalla mostra è il riso: una risata che, per Medardo, da beffardo "memento mori" di origine scapigliata, si trasforma in una tensione vitalistica di chiara tendenza simbolista, quasi anticipando le grazie delle sculture liberty di Bistolfi e Campanini. Basti pensare alla Ruffiana di Barzio, esposta nella prima sala, il cui riso non è smorzato dalle rughe del suo volto anziano, ma è addirittura simbolo di un'età che, nonostante il logorio degli anni, prosegue gaia e ilare. In questa attrazione per i soggetti anziani, deboli e malati, Medardo è tanto scapigliato quanto lo furono Cremona, Ranzoni e Troubetzkoy, e il segno della scapigliatura è evidente anche nel grottesco e caricaturale Sagrestano, di proprietà della GAM, il cui viso corrucciato, da ubriaco, e il naso pronunciato denunciano un tratto anticlericale abbastanza marcato.

Verso gli anni finali della sua carriera artistica, Medardo Rosso fu attratto da un ritorno alle origini e al primitivo, come è evidente in alcuni ritratti esposti: dal serioso Henri Rouart di Winterthur al caricaturale Bookmaker e alla figura appena sbozzata nel bronzo di Madame Noblet fino all'ovale perfetto di Madame XQuest'ultima, realizzata nel 1896, è la prima scultura veramente astratta della storia dell'arte: in un frammento ovale di bronzo arricchito dall'uso vitalistico della cera, un viso di donna, giusto accennato da un naso e da una parvenza di due occhi, spunta da una patina-velo che sembra nasconderne i connotati, in una modalità che riprende quell'arte africana che, in quegli anni il collezionismo parigino stava presentando alla storia dell'arte, ma che anticipa anche l'enigmatica scultura di Constantin Brancusi. Giusto appendice della mostra sono le fotografie, molte delle quali provenienti dall'archivio storico Neri Pozza di Vicenza, che ritraggono Medardo Rosso all'opera e le fasi di elaborazione delle sue sculture, a riprova della potenza che il mezzo fotografico stava acquisendo come strumento di documentazione del lavoro d'artista.

Medardo Rosso. La luce e la materia.

GAM Milano

Via Palestro 16

Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30-19.30; giovedì 9.30-22.30

Biglietti: intero 12,00 euro; ridotto 10,00 euro; ridotto speciale 6,00 euro

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