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I tarocchi Sola Busca: in mostra a Brera

  • Rossella Atzori

tarocchi-Sola-BuscaIn mostra a Brera i tarocchi Sola Busca.
Opera d’arte e raffinato gioco intellettuale del Quattrocento.

Fino al 17 febbraio 2013, alla Pinacoteca di Brera, sarà possibile visitare la mostra dedicata ai tarocchi Sola Busca, opera d’arte e raffinato gioco intellettuale del Quattrocento, realizzata con l’intento di presentare al pubblico un importante e recente acquisto effettuato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La mostra, per la prima volta, indaga in maniera approfondita il contesto culturale entro cui il prezioso mazzo venne prodotto, ricercando possibili fonti e studiandone la complessa iconografia, arrivando a una precisa datazione e proponendo il nome dell’artista che li realizzò e dell’umanista che ne suggerì l’iconografia.

Acquistato nel 2009 dal Ministero, con diritto di prelazione, il mazzo Sola Busca è il più antico mazzo di tarocchi completo esistente al mondo, e prende il nome dai suoi precedenti possessori (gli eredi della marchesa Busca e del conte Sola); la decisione di destinarlo alla Pinacoteca è stata dettata dal fatto che questa conservava già parte (48 carte) di un prezioso mazzo tardo gotico realizzato per il duca di Milano, conosciuto col nome di “mazzo Brambilla” o del “Bembo”.

Quello che è importante sottolineare fin dall'inizio è che i tarocchi (originariamente noti come “triumphi”) sono documentati come raffinato gioco intellettuale all'interno delle corti fin dalla metà del Quattrocento, passatempo per i ceti più elevati, che niente aveva a che vedere con i giochi di carte praticati nelle osterie, e tanto meno con la pratica divinatoria (diventata prevalente con la scuola francese del Settecento).
Documentati per primi in area ferrarese, se ne conservano antichi esempi in Lombardia, e solo successivamente ne abbiamo attestazione a Bologna e Firenze.

Il mazzo è composto da 78 carte così divise: 56 carte dei quattro semi, 14 per ognuno (spade, denari, coppe e bastoni), che includono sia carte numerali (da 1 a 10) che con figure (fante, cavallo, regina e re), e 22 “trionfi”. Questi ultimi, detti anche “arcani maggiori”, affondano le loro tradizioni nella filosofia medievale e umanistica. Particolarità di questo mazzo è il discostarsi dell’iconografia dei trionfi da quella tradizionale quattrocentesca: accanto ad eroi della storia biblica compaiono guerrieri della storia romana, molti legati alla saga di Mario, sulla tradizione degli Uomini illustri proposti come exempla da imitare. Quello che però colpisce, a livello iconografico, è la precisa allusione alla coniazione nel seme dei Denari, spiegabile solo sulla base della tradizione alchemica medievale, che mirava al raggiungimento della pietra filosofale: sostanza alchemica capace di donare immortalità, onniscienza e tramutare i metalli vili in oro.

tarocchi-sola-busca-olinpiaE’ possibile comprendere meglio queste immagini grazie al confronto con due manoscritti miniati provenienti da Firenze: l’Opera Chemica di Raimondo Lullo e il De imaginibus deorum gentilium di Ludovico Lazzarelli.
Gli studi condotti in occasione della mostra hanno permesso di collocare i tarocchi nell'ambito della cultura ermetico – alchemica Quattrocentesca, individuandone il possibile ideatore iconografico proprio nell'umanista Ludovico Lazzarelli, e l’artista che li realizzò nel pittore anconetano Nicola di Maestro Antonio.
Miniato a Venezia nel 1491, con tutta probabilità per Marin Sanudo il giovane, visto il perfetto stato in cui si trova, doveva essere conservato come un oggetto prezioso, mentre il gioco vero e proprio doveva avvenire con una più semplice versione a stampa del mazzo. Si tratta infatti di carte stampate su carta da incisioni a bulino, montate anticamente su cartoncino e dipinte a tempera, alcune con particolari in oro.

 

Pinacoteca di Brera
Via Brera 28, Milano
brera.beniculturali.it
Orari:
martedì – domenica      ore 8:30 – 19:15
Biglietti:
Intero: € 10
Ridotto: € 7
Catalogo mostra: Skirà, € 29.

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