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Clet Abraham: la trasgressione del segno

Il Codice della Strada dedica l’intero articolo 39 alla segnaletica verticale. La storia dei nostri cartelli stradali affascina sin dalle prime forme normative che l’Italia si è data a proposito della circolazione di veicoli e pedoni.clet

Era il 1865 e, come ci racconta il Touring Club Italiano, allora le indicazioni verticali sull'andamento dei tracciati viari altro non erano se non robusti pali di ferro di altezza variabile a cui, per dono di benemeriti soggetti, venivano applicate targhe informative. Trent'anni più tardi venivano spese le prime 1500 lire per l’installazione di 100 cartelli regolamentati. Da allora, e con svariate modifiche, la segnaletica stradale è andata sempre più codificandosi.

Dove però l’unilateralità del messaggio si fossilizza, l’arte interviene per offrire reversibilità di significato. Questo almeno è quanto afferma l’artista francese, e fiorentino d’adozione da almeno 9 anni, Anacleto Abraham (Bretagna, 2 ottobre 1966). Clet – questo il nome d’arte con cui più comunemente è noto – dal  suo studio d’angolo di via dell’Olmo (Firenze) riflette infatti sulla possibilità di strappare ai segni convenzionali della strada, della norma e dell’abitudine, provocazioni nuove e diverse. Eccolo allora spostarsi di città in città, armato di stickers sagomati e colorati da applicare, nel cuore della notte, sulla superficie dei divieti, degli obblighi, dei preavvisi o quanto più la fantasia gli suggerisca.

Milano non è rimasta immune a quello che, se non potesse essere scambiato per arte, sarebbe certamente vandalismo. Se infatti a ragione si può dubitare della legalità di applicare ai cartelli stradali adesivi che ne modifichino la geometria del disegno, l’artista si difende – e anche di fronte alle autorità – chiarendo di non voler compromettere la leggibilità del segno. Piuttosto, l’intenzione del gesto sta nel voler “creare e lanciare un messaggio così che il pubblico possa leggere e, si spera, muovere qualcosa nella propria coscienza” (Clet, 2012).

Quando dunque, anche per le strade della nostra città, al milanese, al turista o al viaggiatore capitasse di alzare lo sguardo e scoprire, incollata sulla segnaletica rossa e bianca, una sagoma nera dipingere, accartocciare, segare, ritagliare, abbracciare o persino rimuovere un divieto d’accesso, non gliene voglia all'artista teppista! Colga anzi il paradosso, che da sempre l’arte offre, di meditare sulle convenzioni, rovesciandole.

Giustizia e rapporto con l’autorità, regole e dogmi, verità e illusione, realtà e finzione, sono alcuni dei temi che la cartellonistica stradale rivisitata da Clet invita ad elaborare. Ad essere interessati sono i cartelli di varia tipologia: il soggetto più ricorrente è un una figura umana stilizzata di colore nero, facilmente riconoscibile sul fondo bicromo, specialmente del divieto di accesso. Non mancano però indicatori di direzione che prendono vita, in forma spesso di angeli o di forme animali.

Particolarmente irriverenti sono inoltre le serie che ritraggono il vigile innamorato del divieto, o quelle che riflettono sulla passione, tanto in chiave cristiana quanto amorosa. Il repertorio di Clet è vasto e in continuo movimento e il risveglio delle città che invade può sempre rivelare ironiche sorprese. L'attenzione ai segni è per questo sempre chiamata ad essere pronta, anche o forse specialmente, in una città veloce e distratta come Milano. 

In patria l’artista ha da pochi mesi conquistato la soddisfazione di veder trasformata la propria provocazione figurativa in un programma di educazione civica nelle scuole. Forse in Italia siamo ancora lontani dal poter concedere a questo tipo di espressione di street art un tale ruolo formativo, e di elevare ad educatore l’uomo comune che popola l’iconografia di Clet.

Nell'attesa, dalla centralissima Piazza Duomo, alla rinomata Piazza degli Affari, sino agli incroci stradali più defilati, la caccia verticale a Clet è aperta. Come aperta, si augura l’arte, è la mente di chi da ora in poi rileggerà con maggiore attenzione e rinnovata curiosità i cartelli e le loro indicazioni, prive o pregne di modifiche e contraddizioni.

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